L’altalena di Luca, dal Cilento in Africa: cinquemila chilometri in moto per regalare un sogno | VIDEO-FOTO

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L’altalena di Luca, dal Cilento in Africa: cinquemila chilometri in moto per regalare un sogno | VIDEO-FOTO

Poco meno di cinquemila chilometri in moto, dal Cilento, per superare le Colonne d’Ercole, arrivare in Africa e consegnare un’altalena magica. Per conoscere il suo viaggio fino a Tangeri, città del Marocco, bisognerebbe sedersi a un tavolino di un bar insieme a lui, davanti a un cappuccino. Lasciarsi portare nei luoghi dov’è stato e farsi trasportare dalle emozioni che ha vissuto. Quarant’anni, una Yamaha. Nei bagagli pochi panni, un sacco a pelo, i documenti e la foto della moglie Laura e di suo figlio Giuseppe. Quella di Luca Pellegrino è una storia semplice ma di straordinaria emozione. Ed è scritta tutta nel suo diario di bordo, in ogni minuto del suo viaggio che ha raccontato con una macchina fotografica. «Per i miei 40 anni pensavo ad un viaggio da solo, per ripercorrere i miei ricordi più belli. Quelli della mia infanzia sono legati ai miei nonni. Ed è così che ho pensato che avrei voluto regalare le stesse emozioni ad altri bambini», racconta.

Luca, in tasca una laurea in Scienze politiche, tanti viaggi da solo e con la sua metà, da Caselle in Pittari ha deciso di sfidare se stesso e l’idea dei limiti. A bordo della sua inseparabile moto, il 31 agosto è partito con l’obiettivo di arrivare in Africa e lì, ai piedi di un albero, consegnare un’altalena, nelle mani di un nonno. «Quando sono arrivato a Tangeri, dopo tanti giorni di viaggio, ho incontrato un uomo anziano, col viso stanco. Era seduto all’ombra di un albero. Ho tirato fuori dallo zaino la mia altalena e l’ho legata ai rami. Lui mi ha guardato perplesso, ho cercato di fargli capire aiutandomi con i gesti che quello era il mio dono per lui e per tutti i bimbi che ne avessero avuto bisogno». Un dono semplice, recuperato con 3 metri di corda regalata da un paesano, e una tavola di legno. «Nei miei ricordi felici di bambino c’è un’altalena, i miei nonni».

Per arrivare a Tangeri ha superato le Colonne d’Ercole. Non solo quelle di Gibilterra e Ceuta, ma quelle proprie. «Varcare un confine geografico ci dà l’idea di essere attivi e partecipi del sistema Universo, ci rende cioè attori protagonisti del miracolo della nostra vita; protagonisti attivi di quell’ingranaggio che gira e che noi stessi facciamo girare», scrive Luca nel suo diario.  Il 6 settembre consegna l’altalena, ma prima c’è l’incontro con Karim, l’amico musulmano ritrovato in Spagna. C’è il guasto alla moto, riparato in un pomeriggio, che però più che una disavventura ha il sapore di un dono. «Quello di aver conosciuto un meccanico lì, in quel momento di difficoltà, che oggi è un mio nuovo amico e verrà presto a trovarmi in Cilento». Così Sagunto, Alicante, Armeria. «Ho percorso 300-400 chilometri al giorno. La mattina viaggiavo, il pomeriggio mi fermavo per conoscere le città che ho attraversato», dice Luca. «Sono arrivato ad Algeciras, punto strategico per arrivare a Gibilterra e toccare con una mano quella che fu nell’immaginario occidentale una delle colonne d’Ercole. Gibilterra è imponente sin dall’ingresso. Salgo fino in cima alla sua montagna – racconta – e da lì mi si presenta un panorama bellissimo. Strizzo l’occhio verso il promontorio in lontananza, che sarà la mia avventura: il passaggio in Africa».

Nel suo diario ci sono mille emozioni. Da Ceuta a Tangeri c’è il tempo di pensare al nonno, all’altalena magica su cui lo spingeva da bambino. «Il mio angelo custode ha dato subito un bel segno alla mia missione. Ho incontrato un anziano del posto cercare riparo dal caldo torrido al fresco di un albero. Qui, fra mille emozioni, ho legato la mia altalena e le mie speranze». E forse, chissà, anche nuovi sogni, come quello di un’altra altalena da legare ai piedi di un nuovo albero.  

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