Probabile aggressione a venditore ambulante, Pomarico: «E’ caduto. Non lo abbiamo colpito»

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Probabile aggressione a venditore ambulante, Pomarico: «E’ caduto. Non lo abbiamo colpito»

Mercoledì sulla spiaggia ‘Marina delle Barche’ di Marina di Camerota, un venditore ambulante di 34 anni del Bangladesh, ha riportato due ferite al volto ricucite con 5 punti di sutura dai sanitari della guardia medica locale. Sul posto è giunta la guardia costiera dell’ufficio circondariale marittimo di Camerota agli ordini del capitano Amleto Tarani. Toccherà a loro far luce sul caso. Un caso ancora pieno di ombre. Infatti sarebbero due le versioni raccontate dai testimoni e dal presunto aggredito e dal bagnino e dal titolare del lido balneare dove si sarebbero consumati i fatti. 

«Venditore picchiato» La capitaneria ha interrogato i turisti che si trovavano in spiaggia quel giorno e il “vu cumprà”. Secondo le testimonianze raccolte pare che il titolare del lido ‘Playa el Flamingo’, Josè Pomarico, avrebbe chiesto di «non passare tra gli ombrelloni al venditore per non disturbare i clienti che avevano voglia di rilassarsi». L’extracomunitario si sarebbe rifiutato e il proprietario avrebbe allertato il bagnino. Il venditore sarebbe stato accompagnato all’esterno, superato il lido e la spiaggia libera, al confine con la strada, si sarebbe scatenato un parapiglia e, a detta di testimoni oculari, «il titolare e il bagnino avrebbero colpito il “vu cumprà” al volto». Questa al momento resta solo una ipotesi. Toccherà alla guardia costiera e ai carabinieri della stazione locale cercare di ricostruire la vicenda nei dettagli. C’è anche un’altra versione dei fatti, quella raccontata da Josè Pomarico al giornale del Cilento.

«Il venditore è caduto» «Voglio cominciare premettendo una cosa: sono anche io figlio di un migrante». Comincia così il racconto di Josè Pomarico, titolare del ‘Playa el Flamingo’, al giornale del Cilento. «C’è da premettere che siamo invasi da venditori ambulanti, le spiagge di Marina di Camerota sono piene di queste persone. Ma non da oggi – afferma Josè – sono anni che vivono e lavorano qui e non abbiamo mai cacciato nessuno nonostante i danni che apportano all’economia del territorio e alla quiete dei bagnanti». Josè gestisce da anni il lido che ha messo in piedi insieme alla propria famiglia lungo il litorale cilentano. «Adesso vi racconto come sono andati realmente i fatti mercoledì, tra gli ombrelloni del mio lido. Io posso parlare perchè sono testimone oculare». «Ero al bar quando un cliente mi ha fatto cenno con il braccio di avvicinarmi – dice il titolare – erano passati 32 ambulanti sotto quell’ombrellone e mi aveva chiesto di far allontanare quest’ultimo che era arrivato perchè erano esausti della situazione. Io permetto a loro il transito sul bagnoasciuga, davanti la prima fila, e se qualche cliente è interessato alla merce si avvicina per acquistare. Ma tra gli ombrelloni preferisco non farli passare». Questa è la versione dei fatti secondo l’imprenditore di Marina di Camerota che continua: «Ho invitato il “vu cumprà” ad accomodarsi all’esterno degli ombrelloni del mio lido, ma lui ha risposto con uno schiaffo. Non riesco ancora a capacitarmi di come ho fatto a non reagire – afferma – ho preferito chiamare il bagnino per farlo accompagnare fuori, ma lui durante il tragitto ha inveito anche contro il mio dipendente chiamandolo in tutti i modi con appellativi spregevoli». Quindi dal lido ‘Playa el Flamingo’ il 34enne del Bangladesh si sarebbe allontanato insieme al bagnino con il titolare della struttura che seguiva la scena un passo più indietro, sempre secondo il racconto di Josè. «Siamo arrivati alla fine della spiaggia libera a confine con il molo – dice ancora – e Giuseppe, il bagnino, ha fatto finta di rincorrerlo per farlo scappare, ma lui si è spaventato ed è inciampato. Noi non lo abbiamo colpito, lui è caduto per scappare e ha battuto la faccia contro la sabbia che in quel punto è davvero dura e piena di pietre». Il venditore – a detta dell’imprenditore – è rimasto lì per terra inerme, senza muoversi. «Non lo abbiamo soccorso per paura che si ritorcesse contro di noi e non sono andato a sporgere querela perchè mi dispiaceva metterlo nei guai», afferma Josè. «Solo che, dopo gli articoli apparsi sulla stampa locale, sono costretto a portare i miei testimoni dai carabinieri e denunciare i fatti per come sono realmente accaduti». 

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