Pestate e uccise da chi dice di amarle, ecco tutti i casi in Cilento

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Pestate e uccise da chi dice di amarle, ecco tutti i casi in Cilento

Uccise da mariti, fidanzati, compagni o altri familiari. Una ogni tre giorni. E’ la strage delle donne, che negli ultimi dieci anni ha raggiunto i 1.740 casi. Centosedici dall’inizio dell’anno, mentre nel 2015 il tragico bilancio ha raggiunto quota 128. Pierangela Gareffa, di Vibonati, basso Cilento, è stata uccisa dal marito Efisio Sandro Pili nella loro casa di Vibonati a dicembre 2014. L’uomo l’ha colpita più volte con un coltello con una lama di trenta centimetri, l’ultimo colpo è stato inferto sotto il costato, sul lato destro del corpo. Ed è stato mortale. Negli stessi giorni, a Postiglione, Cosimo Pagnani, ha annunciato su Facebook di aver ucciso la ex moglie Mariangela D’Antonio. «Vi do la felice notizia, per mano mia è morta quella grandissima troia di Mariangela D’Angelo», scrive nel post, dopo averla uccisa a coltellate. Un ennesimo caso nel 2013, Violeta Ganeva, donna bulgara trovata senza vita in una campagna di Vallo della Lucania, è stata uccisa dal marito con una sedia per motivi di gelosia. Olena Tonkoshkurova, di 50 anni, è stata sgozzata nel centro storico di Polla, con una coltellata alla gola, da Dmytro Zastavnetskyi, 29enne connazionale della vittima e giovane amante. La lista è lunga perché il dramma della violenza sulle donne è molteplice. Amori malati, spesso neanche iniziati, ossessioni, dipendenze affettive. Sono migliaia le donne che non hanno il coraggio di rompere il silenzio, convinte di potercela fare, convinte che «tutto passerà», che le cose cambieranno. Ma l’ira, anzichè placarsi, si scatena. C’è infine il dramma degli orfani, i figli che hanno perso la madre per colpa del padre assassino. Adesso c’è una proposta di legge per tutelarli, come si punta all’istituzione di un fondo per le vittime di femminicidio e per le loro famiglie. La strada è lunga e non basta denunciare, non è tutto. Il pericolo non passa facilmente, bisogna sempre e più di prima guardarsi le spalle.

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