Ministero della Salute, conferenza internazionale sulle contenzioni: «Quella di Mastrogiovanni è stata una tortura»

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Ministero della Salute, conferenza internazionale sulle contenzioni: «Quella di Mastrogiovanni è stata una tortura»

«Nel caso di Francesco Mastrogiovanni la contenzione applicata per oltre 90 ore è stata una tortura». A dichiararlo sono stati i relatori della ‘Conferenza internazionale sulle contenzioni’ che si è svolta il 23 e 24 maggio, presso l’auditorium “Biagio D’Alba” del ministero dalla Salute. 

«La contenzione è violazione dei diritti umani ed è necessario un cambiamento culturale e non riguarda solo il mondo della psichiatria. Il ricorso non appropriato alla contenzione si è diffuso dal mondo della psichiatria, alla geriatria, alla medicina, spesso per far fronte a carenze di personale, economiche». E’ un coro unanime quello dei medici presenti alla conferenza. Tutti hanno ricordato, nello specifico Sangiorgio, come «già dal 1800 si cercassero delle misure alternative alla contenzione ed è anche stato dimostrato che la riduzione della contenzione migliori la qualità dei servizi».

Italia seconda per contenzioni In base a una ricerca da lui realizzata «in Italia sono 13 i pazienti morti tra il 2000 e il 2010. Si tratta di una pratica diffusa in tantissimi Paesi», come è stato anche dimostrato dallo studio Eunomia (Valutazione europea della coercizione in psichiatria e armonizzazione delle migliori pratiche cliniche) che dimostra che misure coercitive siano applicate in 10 paesi europei e l’Italia, in base a tali dati, si collochi al secondo posto preceduta solo dalla Polonia. «Reparti sempre aperti» per il dottor Toresini del Club no Restraint, che non ammette il ricorso alla contenzione in nessun caso. Questa, come altre posizioni, non è stata condivisa da tutti i presenti.

Nel caso di Franco Mastrogiovanni, citato più volte nel corso della conferenza, è stato dichiarato che «la contenzione a Vallo della Lucania fatta in quelle condizioni ha ucciso.Prima di legare una persona bisogna mettersi nei suoi panni. Pensare alla persona che si sta legando come se fossi io stesso o mia sorella». «Dopo due giornate così dense di interventi e in molti casi ricche di buoni propositi spero davvero che qualcosa possa cambiare – ha commentato Grazia Serra, nipote di Mastrogiovanni – Credo che il percorso sia ancora lungo e tanto sia il lavoro da fare a più livelli, ma il pericolo più grande è far finta di nulla, per questo credo che queste occasioni di confronto siano fondamentali».

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