Mingardina, operai aggrediti e massi rubati lungo il tratto chiuso: è polemica sui lavori

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Mingardina, operai aggrediti e massi rubati lungo il tratto chiuso: è polemica sui lavori

A colpo d’occhio pare che nulla sia cambiato, intanto c’è chi spiega che i 45 mila euro sono serviti a disganciare dal costone le rocce pericolanti. Sul posto ci sono due addetti ai lavori che preferiscono non essere identificati. Gli operai raccontano al giornale del Cilento le aggressioni verbali ricevute dai cittadini e il loro sforzo per monitorare tutte le strade del basso Cilento. Poi ci dicono come ignoti hanno rubato otto massi di cemento, utilizzati dalla Provincia per sbarrare la strada nel periodo nel quale è stata chiusa al traffico e cioè dal 15 gennaio al 26 febbraio. Per capire come sono andati i fatti, bisogna fare un passo indietro e ricostruire un mese e mezzo di scaramucce, disagi, lavori e furti.

La frana E’ notte. Sono da poco passate le 2 del 15 gennaio. Tra la galleria che affianca il bivio di San Severino di Centola e il bivio che conduce a Licusati (imbocco per il ‘Ciglioto’), due massi grandi e altri più piccoli, si staccano dal costone roccioso che sovrasta la strada e invadono la carreggiata. Anche questa volta, per fortuna, nessuno rimane coinvolto. Le automobili che transitano nella gola del Diavolo, così viene chiamato dalla gente del posto questo tratto di Mingardina, sono costrette a fermarsi e allertare i soccorsi. Gli operai provinciali vengono svegliati dal telefono, è il capo cantoniere che li chiama. Corrono sul posto, sbarrano la strada e aspettano che il sole sbuchi alle spalle di San Severino vecchio, il paesino abbandonato che osserva tutto dalla collina attraversata da quel ponte fascista fatto costruire qualche decina di anni fa da Benito Mussolini. La mattina dello stesso giorno ai piedi della frana c’è il primo summit. Per primi arrivano il geologo e l’architetto del comune di Camerota, insieme al comandante dei vigili urbani. La decisione definitiva è quella di chiudere la Mingardina a tempo indeterminato. L’incubo è tornato.

FOTO – IL GIORNO DELLA FRANA

Summit Il giorno successivo, giovedì 16 gennaio, ai piedi della frana c’è il secondo summit di amministratori e politici locali. Sono presenti l’assessore provinciale ai Lavori Pubblici Attilio Pierro, i sindaci di Camerota, Centola e Celle di Bulgheria e i rocciatori. La strada è di competenza provinciale, la montagna è del comune di Celle mentre il tutto ricade nel territorio di Centola. Le competenza vanno divise, come i soldi che al momento non ci sono. La soluzione da adottare non è semplice. Conclusa la prima fase dell’incontro e l’ispezione veloce dei rocciatori, tutti gli amministratori si sono spostati al Comune di Celle di Bulgheria. Intorno a quel tavolo hanno trovato un accordo. Poi la situazione si è evoluta in questo modo: il sindaco di Centola Stanziola e l’assessore Pierro hanno fatto visita in Regione all’assessore Cosenza. Quest’ultimo ha inviato il Genio Civile ha fare un sopralluogo.

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Soldi, frane e lavori Alle 18 di venerdì 24 febbraio la Regione Campania riconosce la somma urgenza dopo il sopralluogo del Genio Civile e stanzia 45 mila euro di fondi per ripristinare la Mingardina e mettere in sicurezza il costone che la sovrasta. I soldi ci sono e i lavori iniziano dopo due settimane esatte. Il maltempo rallenta le operazioni di messa in sicurezza, ma alla fine l’intervento viene concluso il 17 febbraio. Mentre gli operai erano a lavoro, in un altro tratto di Mingardina c’è un altro crollo. Tra il bivio del ‘Ciglioto’ e la prima galleria, dei massi sono venuti giù passando sotto le reti metalliche non fissate alla roccia. Innocui? Pericolosi? A stabilirlo dovrebbero essere i tecnici. Fatto sta che a beccarne una sotto le ruote della propria auto, magari nel cuore della notte, come pare sia già accaduto e come sembra si stia ripetendo in queste notti il fenomeno degli smottamenti, può significare qualcosa di più di una gomma bucata. L’episodio è avvenuto dove durante l’ultima estate la strada è stata chiusa arrecando danni al turismo e ai turisti.

Disagi e qualche furbo La strada chiusa è una spina nel fianco della popolazione di Camerota e Palinuro. Per raggiungere la superstrada, che conduce a Sapri e Salerno, gli abitanti sono costretti a percorsi alternativi e strade tortuose non meno pericolose della Mingardina. Qualche furbo ha spostato i massi in cemento che sono stati posizionati dagli operai per sbarrare la strada e la Mingardina, a tratti, è rimasta aperta al traffico nonostante il divieto di transito. E’ capitato per due volte. Altri, invece, quando la strada era sbarrata solo da cartelli stradali e birilli in plastica, hanno avuto la briga di gettare tutta la segnaletica nel fiume, per poi transitare liberamente. I disagi maggiori sono stati registrati per i pendolari, gli studenti e le ambulanze.

Strada riaperta Mercoledì 26 febbraio, intorno alle ore 14, la strada Mingardina è stata riaperta al traffico. Il sindaco di Centola e il primo cittadino di Celle di Bulgheria, hanno inviato alla Provincia di Salerno la documentazione con allegata la relazione dei rocciatori. Gli ingegneri di palazzo Sant’Agostino hanno preso in esame il faldone e emanato l’ordinanza per la riapertura. «Abbiamo lavorato ininterrottamente in queste settimane per riaprire la Mingardina il prima possibile – ha spiegato Carmelo Stanziola, sindaco di Centola – e nonostante le difficoltà dell’intervento e le condizioni meteo avverse, siamo riusciti, in sinergia con la Regione e la Provincia, ad ultimare i lavori in tempi record». Tempi record se paragonati all’ultima volta che è stata chiusa la Mingardina, situazione sbloccata solo nel mese di luglio del 2013, aggiungiamo noi. Per riaprire la strada sono stati spesi 45 mila euro, ma in che modo e per effettuare quali tipi di interventi?

Intervento tampone La Regione ha stanziato 45 mila euro per il tratto di Mingardina interessato dalla frana. Sostando ai piedi della montagna, sulla strada, e alzando gli occhi al cielo non si nota nulla. Per capire in che modo sono stati spesi questi soldi bisogna parlare con gli amministratori e i tecnici. L’intervento di messa in sicurezza è stato compiuto dai rocciatori che hanno operato l’ispezione ed il disgancio dei massi pericolanti al di sopra del costone roccioso, su un’area di circa 3 mila metri quadrati. Questo intervento è simile a tutti gli altri effettuati lungo la Mingardina. Resta il fatto che non sono state installate reti metalliche per il contenimento delle rocce che potrebbero continuare a franare dopo le prossime piogge. Un altro intervento tampone, dunque.

L’opera definitiva La soluzione definitiva non è semplice da individuare, anche se un progetto, negli anni addietro, fu accantonato, «ma era quello più adatto per quel tratto di strada», afferma il sindaco di Celle Cristoforo Cobucci al giornale del Cilento. I vincoli paesaggistici dettati dal Parco del Cilento sono rigidi e la viabilità del territorio ne risente. «Il problema è annoso – dice Cobucci – e siamo stati fortunati perchè fino a questo momento nessuno è morto. Dieci anni fa – continua il primo cittadino – un ingegnere disegnò una galleria, dalla quale era comunque possibile guardare il fiume, che sarebbe partita dal bivio di San Severino fino al raccordo con la variante del ‘Ciglioto’, ma – rivela – non fu possibile realizzarlo per la burocrazia di questo posto».

Operai aggrediti I disagi durante questo mese e mezzo di Mingardina chiusa non sono stati legati soltanto alla viabilità e ai percorsi alternativi. Disagi sono stati riscontrati anche dagli addetti ai lavori, aggrediti verbalmente e con spintoni da cittadini con la pazienza esaurita che avevano bisogno urgente di percorrere la Mingardina. La storia ci viene raccontata da due operai, vestiti di arancio con sul petto il logo della Provincia di Salerno. Preferiscono restare anonimi, ma vogliono precisare che le decisioni provengono dall’alto e non da loro. «Martedì mattina il nostro telefono è tornato a squillare, come accade spesso dall’avvento del nuovo anno – dicono – andiamo con il capo cantoniere a risistemare lungo la Mingardina i massi spostati da qualche irresponsabile che attraversa abusivamente la strada chiusa». Braccia aperte in segno di rassegnazione, prendono fiato a continuano la storia: «Mentre con i nostri mezzi stavamo ripristinando la situazione, giungono delle macchine. Dall’auto scendono due tizi convinti che la strada fosse aperta e cominciano ad inveire contro il capo cantoniere». La situazione peggiora, raccontano ancora. «Un tizio, non identificato, spintona il nostro collega – affermano – a quel punto interveniamo e plachiamo la situazione cercando di spiegare a queste persone che non decidiamo noi l’apertura e la chiusura di una strada, noi eseguiamo gli ordini e lo facciamo anche per pochi soldi».

Massi rubati Oltre le aggressioni, ci sono stati anche episodi di vandalismo. C’è chi ha gettato la segnaletiche nel fiume, ma c’è anche chi ha rubato i massi che sbarravano la strada. I carabinieri delle stazioni locali sono a conoscenza di questo episodio e sono a caccia dei colpevoli. Ma fino ad oggi nessuno pare aver visto nulla. Intanto i massi posizionati dagli operai provinciali erano dieci, a mezzogiorno di giovedì sono due e vengono portati via dagli addetti con una simpatica esclamazione: «Carichiamoli prima che si vengono a prendere anche questi due!»

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Twitter @martinoluigi92

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