Nonno Peppo, il cilentano prigioniero in un campo tedesco che scrisse una lettera ritrovata dopo 73 anni

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Nonno Peppo, il cilentano prigioniero in un campo tedesco che scrisse una lettera ritrovata dopo 73 anni

No, non è una favola e nemmeno una di quelle storie conservate e pubblicate appositamente il 27 gennaio per collezionare «click» nel giorno della Memoria. Siamo rimasti anche noi senza parole quando, questa mattina, venerdì, abbiamo aperto la posta elettronica e abbiamo trovato questa bellissima sorpresa. Angela Bruno è originaria di Piaggine e dopo 73 anni si è imbattuta in una casualità incredibile. Ha digitato il nome del suo paese, Piaggine, sul web, e ha trovato una lettera (nelle foto in basso) che sarebbe stata spedita dal nonno, Giuseppe conosciuto da tutti con l’abbreviativo di Peppo, da un campo di concentramento tedesco. La lettera non è mai stata consegnata e, dopo decine di anni, è arrivata nelle mani della famiglia di Peppo. Ecco la lettera di Angela e le straordinarie testimonianze fotografiche:

Spett.le Redazione Giornale del Cilento,
mi chiamo Angela Bruno e sono originaria di Piaggine, un piccolo comune nel cuore del Cilento. Volevo sottoporre alla Vostra attenzione una storia incredibile che mi è capitata in questi giorni e che alla luce della Giornata della Memoria merita di essere raccontata, proprio per la necessità, soprattutto da parte di chi non ha visto con i propri occhi, di conservare memoria di quanto accaduto. Qualche giorno fa, procedendo ad un acquisto on-line, semplicemente digitando il nome del mio paese, ci siamo con mio marito imbattuti casualmente in una cartolina, che poi leggendo con più attenzione abbiamo appurato provenire da uno dei tanti campi di prigionia situati in Germania.Da una lettura più approfondita, abbiamo rilevato che il nome del destinatario, indirizzo, mittente ecc…risultavano molto familiari. Le coincidenze erano troppe e troppo incredibili. Con grande emozione abbiamo capito che non poteva che essere stata spedita da mio nonno 73 anni fa e mai consegnata e che ora per un caso veramente fortuito sarebbe ritornata nelle mani della nostra famiglia.

Mio nonno Giuseppe Bruno (nella foto in alto), per noi solo affettuosamente nonno Peppo, in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, fu catturato in Grecia e dopo un lungo viaggio tradotto in un campo di prigionia in Germania, stammlager IV D. Qui rimase per molti mesi, lavorando per l’industria tedesca in condizioni indicibili. Durante una di queste dure giornate di lavoro, si ferì ad una mano nell’ingranaggio di un macchinario. Per questo venne sottoposto alcuni giorni dopo ad una visita su consiglio di un tenente e, non potendo più svolgere il lavoro a causa della ferita e per le precarie condizioni fisiche dovute alla dura vita del campo, fu considerato idoneo per lavorare come bracciante agricolo presso una fattoria. Questa vicenda costituì la sua salvezza, perché lì nella fattoria le condizioni di vita non erano dure come quelle del campo e lui riuscì in poco tempo a farsi ben volere da tutti. Qui rimase fino a qualche tempo dopo la Liberazione, dopodichè gli fu possibile ritornare, anche qui tra mille peripezie, tra le braccia incredule della sua famiglia, che lo credeva ormai disperso.

Nonno non è mai stato estremamente preciso nel racconto di quanto aveva visto e vissuto, non perché non si ricordasse, ma semplicemente perché non riusciva ad andare oltre un certo “limite”; ad un certo punto il suo racconto si fermava, quasi come se quanto i suoi occhi avevano visto fosse davvero “troppo” e troppo incredibile. Noi abbiamo sempre rispettato questo “limite”, non lo abbiamo mai spinto ad andare oltre nel ricordo di quei fatti che hanno di sicuro segnato la sua vita. Nonno Peppo ci ha lasciato tre anni fa, l’anniversario ricorre proprio in questi giorni. Quanto è accaduto ce lo ha fatto sentire di nuovo vicino e presente, semmai ce ne fosse bisogno. Ci ha fatto sapere, attraverso questa cartolina partita 73 anni fa e giunta incredibilmente a noi solo oggi, che lui da lontano ci guarda e che non muore mai chi continua a vivere nel ricordo di chi gli ha voluto bene.

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