Il presidente del Parco Troiano:”Turismo e lavoro. Così battiamo la crisi”

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Il presidente del Parco Troiano:”Turismo e lavoro. Così battiamo la crisi”

Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano nella rete Unesco dei Geoparchi: per Amilcare Troiano, presidente dell’area protetta, un riconoscimento di grande prestigio che va tradotto in opportunità di sviluppo economico e nuova occupazione per il territorio.

Presidente, ancora un prestigioso riconoscimento da parte dell’Unesco.

Eravamo stati già inseriti, con la Certosa di Padula, i templi di Paestum e l’area archeologica di Velia nel Patrimonio dell’Umanità. Questo ulteriore riconoscimento conferma la grande qualità ambientale del Parco e della sua biodiversità.

Cosa sono i Geoparchi?

Sono aree naturali di particolare interesse geo-biologico, inserite nella Rete europea (Egn) e mondiale (Ggn). Nel mondo ci sono 87 Geoparchi, 8 in Italia che è il secondo Paese al mondo (dopo la Cina) e il primo in Europa per numero di riserve.

Cosa rappresenta per il Parco del Cilento e Vallo di Diano questo risultato?

Conferma l’importanza della nostra riserva di biosfera: ci troviamo in un territorio di grande interesse dal punto di vista geo-biologico: basti pensare alla diversità di scenario naturale che offrono solo alcune testimonianze naturali racchiuse nel Parco, dal massiccio degli Alburni alle Grotte di Pertosa e di Castelcivita, alla costa, alla foce dell’Alento, al monte Cervati. Ma è anche un riconoscimento alla nostra politica di tutela ambientale, testimoniata anche dalle “Bandiere Blu” che premiano il mare cilentano e dall’istituzione delle aree marine protette di S. Maria di Castellabate e di Costa degli Infreschi. Adesso, però, tutto ciò deve tradursi in opportunità di sviluppo per il territorio.

Quali sono i passi da compiere?

Prima di tutto bisogna capire l’identità e la specificità del territorio e tradurlo in valenza economica attraverso l’investimento in attività ecocompatibili. Un esempio può venire dal settore enogastronomico: il Cilento e il Vallo di Diano sono giacimenti di prodotti di gran pregio, quali il fagiolo di Controne, i ceci di Cicerale, l’olio, le alici di Pisciotta, solo per citarne alcuni, in una zona, tra l’altro, patria della dieta mediterranea. I ristoranti e gli alberghi devono appropriarsi di questo patrimonio e proporli ai turisti, per una ristorazione di qualità e di nicchia, che può mettere in moto un meccanismo virtuoso per creare nuove aziende agricole e nuovi posti di lavoro. Ma gli ambiti per progettare linee di sviluppo sono tanti…

Quali?

L’escursionismo e il trekking: il Parco ha una rete di sentieri che raggiunge i 1500 chilometri e che tocca alcuni tra gli angoli più incontaminati del Parco. Poi le visite guidate, lo sviluppo dei soggiorni nelle aree interne, ricche di borghi anche difficili da raggiungere, e forse ancora per questo incontaminati, con uno straordinario patrimonio monumentale fatto di castelli, chiese e palazzi storici. Il tutto, anche in una visione di alleggerimento del flusso turistico sulla fascia costiera, ormai satura.

Come sostenere questi interventi?

Possiamo contare su 26,4 milioni di euro del PIRAP (Progetto integrato per le aree rurali), che la Regione erogherà a tutti i Comuni del territorio e destinato a rafforzare il sistema di offerta turistica rurale, in termini di incremento, destagionalizzazione e razionalizzazione con un decisivo riequilibrio tra costa e aree interne. I nostri interventi, come del caso della promozione per lo sviluppo sostenibile di Punta Tresino, rientrano del Progetto di Intervento Unitario previsto dal Piano del Parco e vengono definiti attraverso tavoli di concertazione con tutti i soggetti coinvolti. Ogni azione deve essere in grado di armonizzare le esigenze di conservazione con quelle di fruizione, elaborando una serie di proposte progettuali di valorizzazione delle risorse individuate che sia prioritariamente compatibile con la loro tutela.

Un’altra esperienza importante per lo sviluppo del Parco è quella dei paesi-albergo: è una soluzione idonea per rafforzare il turismo nell’area protetta?

L’ospitalità diffusa, come evidenziato anche nel recente incontro di Morigerati tra amministratori locali e albergatori, è un successo consolidato negli anni. Un modello di sviluppo vincente a cui la gran parte dei Comuni delle aree interne del Parco è naturalmente vocato e che potrebbe concretizzarsi attraverso scambi di buone prassi e l’inserimento in una rete.

Che bilancio può tracciare della stagione estiva 2011?

Abbiamo sfidato la crisi e registriamo, rispetto al 2010, un aumento delle presenze turistiche pari al 4 per cento, con significative presenze straniere, in particolare da Olanda, Regno Unito e Giappone. Un risultato confortante, frutto della sinergia attuata negli ultimi anni dall’Ente Parco, dall’Ept di Salerno, dalla Provincia di Salerno e dalla Regione Campania. Una collaborazione che ha portato al successo anche il progetto Terre d’Amare che ha consentito ai turisti di fruire dei tesori del Cilento grazie a collegamenti turistici via mare ed itinerari culturali in bus.

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