Cilento, soldi scomparsi dalle Poste e cliente trovato morto: assolto ex direttore

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Cilento, soldi scomparsi dalle Poste e cliente trovato morto: assolto ex direttore

Assolto dall’accusa di peculato, per i giudici della Corte d’Appello di Salerno, Pasquale Cammarosa, ex direttore dell’ufficio postale della frazione Massa di Vallo della Lucania,è responsabile «soltanto» di falso ideologico. E’ finito sotto inchiesta con l’accusa di essersi impossessato di denaro dei correntisti e sotto processo anche per omicidio, perché secondo gli inquirenti sarebbe stato lui a uccidere uno dei derubati quando quest’ultimo si è accorto dell’ammanco. I suoi legali, gli avvocati Felice Lentini e Carlo Di Ruocco, sono così riusciti ad ottenere una riduzione di pena rispetto alla condanna in primo grado: da 4 anni e sei mesi ad un solo anno di reclusione, pena sospesa, con annullamento delle pene accessorie. L’ex dirigente delle Poste – licenziato subito dopo lo scandalo – avrebbe consentito operazioni con firme di persone diverse dagli intestatari, ma secondo la Corte d’appello non avrebbe beneficiato dei prelievi. Da una trentina di libretti postali, secondo l’accusa, erano venute a mancare somme tra i due e i tremila euro. In una prima fase dell’indagine, sulla base delle molte segnalazioni degli utenti, i continui tentennamenti del direttore verso i clienti sono stati interpretati come un coinvolgimento. Così fu ipotizzato che la tecnica usata era di registrare sui libretti postali il saldo richiesto dall’utente un improvviso guasto al computer o alla rete non permetteva di registrare il saldo. All’appello mancavano 750mila euro. 

Il giallo
Il 7 marzo del 2001 il corpo di un barbiere della zona fu ritrovato, avvolto nei sacchi, sul ciglio di una strada di Moio della Civitella. Otto anni dopo Pasquale Cammarosano fu arrestato per gli ammanchi sui conti correnti e l’inchiesta si incrociò con quella per la morte di Novelli. I carabinieri avevano constatato che dal conto corrente della vittima mancavano circa 142 milioni di lire, soldi che secondo il pubblico ministero Alfredo Greco sarebbero stati prelevati proprio dal direttore della filiale. I rilievi dei carabinieri del Ris confermarono la corrispondenza tra le impronte digitali dell’indiziato con quelle rilevate sui sacchi in cui era stato rinchiuso il cadavere, e per l’ex dirigente postale si aprì nel 2010 il procedimento per omicidio. Su quelle impronte c’è però un altro giallo, perché i sacchi non sono più stati trovati e gli avvocati lamentano di non aver potuto eseguire i loro riscontri. Quell’elemento di prova resta tuttavia nel processo: la Corte d’Assise ha respinto la richiesta di dichiararlo inutilizzabile e anche quella di rispedire gli atti alla procura per un’attività integrativa d’indagine. Cammarosano rimane l’unico accusato del delitto, anche se adesso resta da chiarire il possibile movente.

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