I 4 ginecologi di Sapri accusati di omicidio colposo di due gemellini: colpo di scena in tribunale

| di
I 4 ginecologi di Sapri accusati di omicidio colposo di due gemellini: colpo di scena in tribunale

L’udienza preliminare a carico di quattro ginecologi dell’ospedale di Sapri, indagati per la morte prima del parto di due gemellini, si arena su un’eccezione presentata dagli avvocati della difesa: Franco Maldonato, Ilca Meloro e  Giovanni Marsicano. Non si tratterebbe di omicidio colposo, accusa per la quale il pm del tribunale di Lagonegro, Carlo Rinaldi, aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti, ma di procurato aborto. Dunque, all’udienza preliminare di giovedì, il gup Claudio Scorza ha accolto l’eccezione sollevata da tutti i difensori e ha restituito gli atti al pubblico ministero, che ora dovrà procedere in ordine al diverso titolo di reato. I quattro medici del reparto di Ginecologia dell’ospedale di Sapri finiti sotto accusa per procurato aborto in concorso sono Bruno Torsiello, ginecologo, primario del reparto e medico curante della donna, e i medici del reparto di Ostetricia e Ginecologia, Vincenza Perazzo, Costanza Scevola e Gaetano Cammarano.

Cosa accadde La  vicenda risale al gennaio del 2012 e vede protagonista una 30enne di Sapri, (allora 27enne) alla trentaseiesima settimana di gravidanza gemellare, che, secondo la ricostruzione della Procura di Lagonegro, «avrebbe perso i suoi gemelli per negligenza dei medici». Per la precisione si tratterebbe di «negligenza, imprudenza e imperizia, per non aver, – in sintesi – disposto accertamenti volti ad approfondire la situazione medica della donna, in quanto si trattava di una gravidanza gemellare monocoriale con feti aventi crescita non ottimale». Oltre a questo, secondo gli inquirenti, il medico che l’aveva in cura, e cioè Torsiello, le avrebbe prescritto l’assunzione di farmaci per un periodo inadeguato, cura che le avrebbe determinato effetti collaterali, quali la tachicardia». Stessa accusa per la Perazzo,  la Scevola e Cammarano, che avrebbero omesso di diagnosticare il decesso intrauterino di uno dei due feti avvenuto non meno di 5-6 giorni prima del ricovero.  Lo scenario ora è un altro: «l’imprudenza e negligenza dei medici» avrebbe procurato l’uccisione dei due feti prima che venissero alla luce. Ma siamo nell’ipotesi di procurato aborto e non omicidio colposo.

©

Consigliati per te

©Riproduzione riservata