Terremoto nel Cilento, Ortolani: «Nessun pericolo ma ecco il perché di questi sismi»

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Terremoto nel Cilento, Ortolani: «Nessun pericolo ma ecco il perché di questi sismi»

Boato e paura nel basso Cilento domenica mattina. Quattro scosse di terremoto hanno svegliato gli abitanti dei comuni del golfo di Policastro. Molti non si sono neppure accorti del sisma, dato che il primo è avvenuto alle 6.32. Nessuno si è riversato in strada, ma dalla protezione civile del Gruppo lucano fanno sapere che le telefonate sono state tantissime. Il movimento sismico, di tipo sussultorio, è stato avvertito fino a Praia a Mare, da un lato, e Vallo della Lucania dall’altro. Leggi – Terremoto nel golfo di Policastro

«Nel Golfo si sono verificati altri eventi, in passato, di limitata magnitudo come quelli registrati recentemente e negli scorsi anni nel Cilento costiero tra Vallo della Lucania e Capaccio. – ha spiegato il geologo Franco Ortolani – Sono eventi sono da attribuire ad una instabilità tettonica residua del sottosuolo che, come tutta la catena appenninica, è stato interessato da notevoli spostamenti verticali nelle ultime centinaia di migliaia di anni. Si tratta di una sismicità di bassa magnitudo, che possiamo definire indotta dalle deformazioni attive che attualmente interessano la parte centrale della catena, che testimonia la complessiva stabilità tettonica del Cilento. Quest’area, infatti, non è caratterizzata da faglie crostali attive in grado di causare sismi di elevata magnitudo». 

«Non si possono generare sismi in grado di arrecare danni significativi all’ambiente e ai manufatti» – continua l’esperto, ma viene spontanea la domanda: come mai questi eventi di bassa magnitudo nel Cilento? «Come già detto, la zona crostale molto instabile tettonicamente, dove gli spostamenti relativi tra Africa ed Europa causano i principali accumuli di “energia tettonica” che periodicamente provocano sismi anche di elevata magnitudo come quelli del 1857, 1561 e 1980, si trova alcune decine di chilometri ad ovest del Cilento tra Lagonegro, l’alta val d’Agri e la valle del torrente Pergola, l’alta valle del Sele e dell’Ofanto. Si ricorda che nell’alta val d’Agri da anni stanno avvenendo le estrazioni di idrocarburi e anche reiniezione di fluidi di scarto ad alta pressione nel sottosuolo interessato dalle faglie attive sismogenetiche il che non contribuisce alla stabilità tettonica del sottosuolo. La fascia costiera della catena cilentana e del Golfo di Policastro confina verso est con la crosta maggiormente sollecitata tettonicamente (area epicentrale del sisma del 1857) dove recentemente non sono registrati eventi sismici di bassa magnitudo». 

Cosa può significare questo? «Certamente – continua Ortolani – è da escludere che le deformazioni crostali siano terminate in quanto Africa ed Europa continuano a muoversi relativamente. Sono circa 150 anni che non si verificano forti sismi nell’area degli epicentri del 1561 e 1857, quindi nella crosta instabile ci sarà ‘energia tettonica’ già accumulata. La modesta “agitazione” crostale del Cilento e del Golfo di Policastro può rappresentare la ricerca di una maggiore stabilità locale che causa eventi di bassa magnitudo, indipendentemente dalla zona centrale appenninica ad elevato rischio sismico. Oppure la contenuta ‘agitazione’ della crosta del Cilento può essere connessa alla più spinta deformazione, fino ad ora quasi asismica, della zona centrale appenninica ad elevato rischio sismico. In quest’ultima ipotesi va attentamente monitorato il territorio già epicentro di disastrosi eventi sismici».

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