Agropoli, la Fornace di Campamento acquisita al patrimonio pubblico. Il bene sarà sottoposto a riqualificazione. Alfieri: «Un monumento al lavoro di un’intera generazione»

| di
Agropoli, la Fornace di Campamento acquisita al patrimonio pubblico. Il bene sarà sottoposto a riqualificazione. Alfieri: «Un monumento al lavoro di un’intera generazione»

La Fornace di Campamento, raro esempio di archeologia industriale, da oggi entra ufficialmente a far parte del patrimonio comunale. Questa mattina è stato sottoscritto l’atto pubblico di trasferimento del bene al Comune di Agropoli che ha esercitato il diritto di prelazione sulla vendita per la cifra di 100 mila euro. Un risultato prestigioso per l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Franco Alfieri che arricchisce ulteriormente il patrimonio storico e culturale della città di Agropoli.

«La Fornace – commenta il sindaco Alfieri – rappresenta un elemento significativo della storia e dell’identità culturale della comunità agropolese. La fabbrica dei laterizi, in attività dal 1880 al 1969, è stata parte caratterizzante dell’economia e dello sviluppo della città. Oggi è una giornata importante, perchè consegniamo ai cittadini e al patrimonio pubblico uno dei simboli di Agropoli, così come abbiamo già fatto con il Castello medievale. Siamo pronti per avviare un’opera di riqualificazione della Fornace, un vero e proprio monumento al lavoro di un’intera generazione, che si trova nel cuore del tessuto urbano, già interessato da fondamentali interventi di valorizzazione».

Con decreto del Direttore Regionale per i beni Culturali e Paesaggistici, la “Fornace di Campamento”, presente su un’area di circa 2300 mq, è stata riconosciuta di interesse particolarmente importante e, pertanto, sottoposta a tutela. A luglio, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le Province di Salerno e Avellino ha comunicato il trasferimento a titolo oneroso dell’immobile per consentire al Comune di Agropoli di proporre eventualmente la prelazione.

La Fabbrica di laterizi e la sua Fornace

 E’ uno dei pochi esempi nel territorio di archeologia industriale e sorge lungo il fiume Testene, in una zona ricca di giacimenti di argille plastiche, nota con l’antico toponimo di “Campamento”.

I lavori per la costruzione della fabbrica, realizzata a mattoni pieni, furono avviati nel 1876/79, nel 1880 era già in piena attività ed è stata in funzione fino al 1969. L’intero complesso era composto da sei forni, e da piazze per raccogliere ed impastare il materiale e per conservare il prodotto finito. A poca distanza dai forni era collocata la macchina per la preparazione dei mattoni ed il deposito. La sua originaria copertura occupava interamente due piani e la caratteristica ciminiera della sua fornace era, secondo quanto si racconta, alta circa 51 metri.

Il modulo produttivo fu immediatamente regolato secondo i più avanzati e moderni sistemi dell’epoca. Fu scartata la lavorazione manuale del materiale laterizio e furono installati appositi macchinari. I forni di Hoffman, ossia ambienti continui in cui i materiali da sottoporre a cottura potevano essere fissi oppure mobili, che risultarono efficientissimi. All’inizio vennero chiamate alcune maestranze da Pisa, per addestrare gli operai locali nel lavoro della creta che veniva estratta in grande abbondanza lungo il fiume Testene, a partire dal grande Ponte di Ferro. Lungo tutto il suo tragitto vi erano squadre di operai al lavoro per il prelievo dell’argilla che, in un primo momento, veniva trasportata a dorso di mulo, poi furono acquistati i carrelli, tirati dagli stessi animali. Scorrevano sui binari, che dalle rive del corso d’acqua arrivavano fino nei pressi della grande fornace; sino a qualche anno fa erano ancora ben visibili nell’attuale via S. D’Acquisto. Dove è attualmente il giardino comunale, sul lato sud-est della fornace, vi erano dieci piazze, atte a raccogliere e il materiale e il prodotto finito accatastato, pronto per essere venduto o imbarcato. Dove, oggi, sorge il capannone dell’Enel , vi era la macchina per la preparazione dei mattoni; un’altra costruzione, che serviva da deposito, era lì dove ora è installata la cabina elettrica.

La copertura originaria copriva due piani. Il suo punto più alto partiva a tre metri circa di altezza dalla ciminiera e poi degradava a spiovente, verso l’esterno, coprendo i vani di copertura della fornace. Essa si arrestava sui muri perimetrali del forno, come sul lato di via Libertà (area che veniva usata anche per accatastare il prodotto finito), ma fuoriusciva per alcuni metri poggianti sui pilastri di cemento, sotto la cui volta si creava un grande ambiente aperto dove poter lavorare nei mesi invernali. Le acque della copertura defluivano in un apposito canale, sottostante all’estremità delle colonnine. Già nel primo decennio di attività, la fornace occupava 60 persone, senza contare coloro che si pensavano alla pulizia del deposito e degli attrezzi. All’indomani dell’Unità d’Italia, furono avviati i lavori di vari tronchi delle Ferrovie di Stato, tra questi uno tra i più importanti fu il Napoli-Reggio Calabria.  L’Ente ferroviario per costruire gli uffici, i muretti, i caselli, i ponti, lungo la tratta Battipaglia-Vallo della Lucania si servì del materiale prodotto nella fornace della nostra cittadina. Ancora oggi sono ben visibili nel territorio alcune delle più imponenti realizzazioni a mattoni pieni dalla fornace e sono i numerosi ponti ferroviari in contrada Frascinelle ed Isca degli Alvani, ad Agropoli, ponti rossi a Lustra ed il ponte sul fiume Alento ad Omignano Scalo.

 

 

Consigliati per te

©Riproduzione riservata