Camerota, il Riesame dissequestra il lido chiuso da oltre un mese

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Camerota, il Riesame dissequestra il lido chiuso da oltre un mese

I proprietari del lido Playa el Flamingo di Marina di Camerota hanno ottenuto il dissequestro dal tribunale del Riesame di Salerno. Il 20 agosto scorso, infatti, i carabinieri della stazione di Marina di Camerota e gli uomini della capitaneria di porto dell’ufficio locale,  avevano apposto i sigilli ad una delle strutture balneari più famose e in voga del Cilento, nota soprattutto per il ‘by night’. Il titolare fu denunciato alla procura del tribunale di Vallo della Lucania per violazione dei sigilli, inosservanza degli ordini impartiti dalle autorità e apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o di intrattenimento senza aver alcuna licenza e di conseguenza senza aver osservato le prescrizioni dell’autorità a tutela dell’incolumità pubblica.

Il Tribunale del Riesame di Salerno, dopo un mese e pochi giorni, ha autorizzato la rimozione dei sigilli. Il collegio, composto dai giudici Elisabetta Boccassini, Emiliana D’Ascoli e Dolores Zarone, ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato difensore, il penalista Marco Fimiani. «Ringrazio l’avvocato Marco Fimiani per l’eccellente lavoro svolto a difesa della nostre ragioni» ha commentato Josè Antonio Pomarico, titolare dello stabilimento. La difesa ha puntato molto sulla «carenza di motivazioni contenuta nel decreto di sequestro». Infatti, si legge sempre nel ricorso proposto dall’avvocato Fimiani: «Le variazioni riscontrate rispetto alle opere assentite in concessione avrebbero carattere di esiguità, pertanto non avrebbero prodotto modifiche sostanziali al titolo concessorio». 

«Come rappresentante nazionale della Fiba Confesercenti – aggiunge Pomarico – sono contento della decisione del tribunale del Riesame che si é espresso in maniera obiettiva sulla legittimità del sequestro del 20 agosto. Mi auguro che quello che è accaduto all’attività della mia famiglia non accada a nessun collega commerciante o balneare, il lavoro delle forze dell’ordine non si può basare su ricorsi anonimi privi di fondamento giuridico e finalizzati soltanto al danno delle attività che producono posti di lavoro e aiutano a completare l’offerta turistica di un territorio già in crisi come è il Cilento. Dovremmo far rete per offrire il meglio ai coraggiosi turisti che scelgono il Cilento – conclude – e non chiudere attività che lavorano nella legalità con tanto sacrificio e dedizione».

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