Ostigliano e il culto di San Vito Martire tra fede e leggenda (Parte III)

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Ostigliano e il culto di San Vito Martire tra fede e leggenda (Parte III)

Sulle orme di San Vito. Pur avendo sistematicamente e per ragioni logistiche, sintetizzato in la travagliata esistenza di Vito, siamo riusciti a tracciare un quadro più o meno chiaro delle possenti vicissitudini che hanno accompagnato il cammino di questo giovane martire. Tuttavia, prima di proseguire questo viaggio, che ha voluto tracciare le linee essenziali della storia di San Vito, è opportuno far chiarezza su alcuni aspetti non trascurabili della sua breve vita: i luoghi del martirio, quello in cui ebbe fine la sua vita terrena e il luogo della sepoltura, l’età e l’anno della morte terrena. Escludendo il luogo in cui si concluse la sua vita terrena, per la quale la storia è stata decisamente generosa, fornendoci dati e contesti più o meno certi e concordanti, non si può dire lo stesso sul resto. In particolare, credo si sia fatta nel corso della storia, una confusione poco accettabile fra i luoghi del martirio, quello della morte e quello della sepoltura.

Così il martirologio romano ci riassume la complessità di Vito: “Nella Basilicata appresso il fiume Silaro il natale de’ santi Martiri Vito, Modesto, e Crescenzia; i quali sotto Diocleziano Imperatore dalla Sicilia colà condotti, dopo aver superato per divina virtù le caldaje di piombo ardente, la ferocità delle bestie, e le cataste finirono il corso della loro gloriosa battaglia.”
Avendo già parlato del luogo in cui morì e ove è possibile fu sepolto, ci soffermiamo sulle torture, il luogo del martirio e l’anno della morte.

Le torture, il luogo del martirio e l’innesto tra storia e leggenda.Vito patì le sofferenze “spirituali” e non “fisiche” con profonde ferite d’animo, poiché, per intervento divino, se pur stremato, uscì indenne dalle numerose torture a cui fu sottoposto. Diocleziano, quando seppe delle dicerie sul conto del giovane fanciullo, lo volle a Roma affinché liberasse il figlio dal male che lo affliggeva e per questo vennero incaricati dei soldati per condurre Vito a Roma. San Vito fu artefice della guarigione del ragazzo e Diocleziano in cambio chiese pure che si convertisse al paganesimo. Il rifiuto di Vito ad onorare gli dei, fu ripagato con la tortura. È qui che la leggenda si innesta nella storia. Tuttavia, quella del martirio di Vito, è consimile alla storia di altri martiri cristiani. Venne dapprima calato “in un calderone di pece bollente”, probabilmente le caldaje di piombo ardente a cui si riferisce il “Martirologio Romano”, da cui uscì illeso; incredulo, il suo persecutore, lo volle in pasto ai leoni che lo assalirono, ma anche la ferocità delle bestie fu deviata dall’intervento divino, rendendo gli animali docili, che improvvisamente divennero mansueti; fu la volta di un terzo tentativo. Qui Vito, insieme a Modesto e Crescenzia, vennero appesi ad un cavalletto, e mentre le loro ossa venivano straziate, la terrà tremò, facendo cadere Vito e i suoi “martiri custodi”. Lo stesso Diocleziano ebbe paura e fuggito via abbandonò l’impresa. Stremati e fortemente provati, dagli angeli di Dio furono ricondotti al Sele ove morirono.

L’età e l’anno della morte. Non si hanno notizie precise su questi due dati; nelle diverse narrazioni, però, sono frequenti ed oggetto di confusione alcuni numeri: il VII, il XII, il XV e talvolta il XVII.
Da una prima analisi è possibile affermare che, la confusione fra questi numeri sia dovuta ad una errata trascrizione, vista la loro simile grafica e la cattiva interpretazione nel corso dei secoli. Del resto, considerate le vicende “vissute” da Vito, è da escludere che la morte sia giunta a soli 7 anni. Più verosimile è accettare come anno in cui morì, il XII o il XVII compleanno. Il XV, invece, potrebbe riferirsi al giorno in cui morì, tant’è vero che la chiesa riconosce ufficialmente il 15 di Giugno come sua commemorazione. Per quanto concerne l’anno della morte, considerato che Diocleziano spirò nel 311, è in quegli anni che si deve collocare la morte di Vito, per alcuni si tratta del 303.

La conclusione di questo viaggio, riguarderà l’iter devozionale e i riti legati alla ricorrenza del Santo sia ad Eboli che nel Cilento e in particolar modo ad Ostigliano; ma di questo ci occuperemo nell’ultima parte, la prossima settimana…

Puntate precedenti:

Ostigliano e il culto di San Vito Martire tra fede e leggenda (Parte I)

Ostigliano e il culto di San Vito Martire tra fede e leggenda (Parte II)

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