Agricoltura e Coronavirus, 10 domande al presidente di Confagricoltura Salerno

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Agricoltura e Coronavirus, 10 domande al presidente di Confagricoltura Salerno

di Giangaetano Petrillo

L’emergenza Coronavirus sta mettendo a dura prova l’economia del nostro paese, in ogni suo settore. Anche le aziende agricole, nonostante la continuazione dell’attività, stanno vivendo serie difficoltà. Tra queste, gravi preoccupazioni desta la mancanza di manodopera – soprattutto a causa dell’impossibilità dei lavoratori stranieri di raggiungere il nostro paese –, rispetto alla quale Confagricoltura ha proposto diverse iniziative, tra le quali Agrijob, la piattaforma online che fa incontrare domanda e offerta di lavoro. Ne abbiamo parlato con Antonio Costantino, presidente di Confagricoltura Salerno.

Qual è lo stato attuale nelle aziende del settore agricolo nella provincia e, in particolare, nel Cilento?
Anche il settore agricolo provinciale, benché non si sia mai fermato, sta soffrendo della catena di disagi che la crisi Covid19 sta portando in Italia. I consumi rallentano. Le merci viaggiano più lentamente. La Grande Distribuzione predilige prodotti dell’ortofrutta con “vite di scaffale” più lunghe. Inevitabilmente tutto questo si ripercuote sulla filiera fino all’origine del prodotto. Nelle zone interne della provincia, poi come il Cilento, ma non solo, penso anche al Vallo di Diano ed all’Alto e Medio Sele, già l’agricoltura è un’attività difficile quando i tempi sono tranquilli, ora con l’impossibilità di movimento viene meno una parte importante di quella economia legata molto alla vendita sul posto di prodotti ed a tutte le attività collaterali all’agricoltura, prima fra tutte l’agriturismo che accuserà perdite del 95% se questa situazione di immobilismo forzato non si ammorbidirà velocemente.

Quali ripercussioni sta avendo l’emergenza Coronavirus sull’andamento produttivo di quest’ultime?
Problemi commerciali legati al blocco delle vendite Ho.re.ca. in tutti i comparti, dall’ortofrutticolo, al lattiero caseario, alla floricoltura.

Le norme comportamentali a difesa della salute dei lavoratori, le distanze di sicurezza e la necessità di garantire ai lavoratori tutti i dispositivi di protezione personale necessari, quanto condizionerà il futuro di questo settore produttivo, visto che dovremo conviverci per alcuni mesi.
Il settore primario non ha mai smesso di produrre ed ha subito l’impatto iniziale delle norme di sicurezza in un momento in cui anche le mascherine erano introvabili. Abbiamo aggiornato immediatamente i DVR (Documento Valutazione Rischi), forniti i dispositivi di sicurezza e garantito il distanziamento sia in campagna che negli stabilimenti produttivi. Giorno per giorno abbiamo messo a punto tutta la normativa al fine di tutelare la sicurezza del lavoratore per garantirci la sua presenza e far si che le produzioni non fossero disperse.

Quali sono i comparti più colpiti?
In testa sicuramente il settore florovivaistico che ha subito perdite nell’ordine del 90% dei prodotti a causa della chiusura quasi totale dei canali di vendita, poi il settore lattiero caseario con perdite nei volumi di vendita tra il 70/80% (anche se il latte in parte è stato congelato) ed infine il settore ortofrutticolo fresco che ha subito, per alcune tipologie di prodotto quali le fragole e le insalate di IV^ gamma, un notevole calo di vendita.

Le misure del decreto Cura Italia sono a suo avviso sufficienti per garantire la sopravvivenza di questi settori?
Sicuramente le norme relative alla moratoria dei debiti e quelle relativi a nuovi interventi finanziari con garanzia pubblica hanno momentaneamente spostato il problema in un periodo successivo ma non sono sicuramente risolutivi. 

Quanto sarà importante anche l’apporto di politiche comunitarie? L’Europa come può intervenire per sostenere il comparto agricolo?
Abbiamo proposto, come Associazione di Categoria, di incrementare la quota dei ritiri dal mercato con destinazione beneficenza ad indigenti con intervento di Fondi Comunitari straordinari (cosa già realizzata a seguito dell’embargo con la Russia)

Per quanto riguarda l’emergenza manodopera, quanto incide la mancanza di operai stranieri?
Ad oggi valutiamo un calo di presenza di operai di circa il 50%. La fortuna è che il personale stanziale ha continuato l’attività lavorativa ed ha permesso la raccolta delle produzioni in atto. Abbiamo riscontrato fortissime difficoltà, nel periodo emergenziale, da parte del personale a recarsi al lavoro in car sharing. Per questo, facendoci portavoce del grave problema che le aziende stavano vivendo, abbiamo chiesto ed ottenuto modifiche sostanziali alla circolare regionale.

Quanto questo aspetto ci dice sull’importanza di questa categoria per la nostra agricoltura?
E’ semplice! Se la Nazione ha potuto mangiare è merito del settore primario che ha mantenuto in piedi il Paese insieme ad altre attività (sanità, trasporti, distribuzione) e di questo va dato merito a tutte quelle persone che hanno contribuito a dare una mano continuando nel proprio lavoro anziché restare a casa.

Si parla di regolarizzare circa 600.000 irregolari che sostengono la filiera agro-alimentare. Pensa possa essere una delle soluzioni per far fronte alle criticità emerse?
Noi di Confagricoltura abbiamo chiesto di poter utilizzare, anche temporaneamente, i voucher, abbiamo chiesto di poter usufruire, in questo momento di bisogno, di lavoratori di altri settori che hanno perso il posto di lavoro e anche dei percettori di RdC. Si tratta di interventi facilmente e velocemente realizzabili. Ma va bene tutto, basta che ci venga data la possibilità di continuare a lavorare.

Confagricoltura ha proposto diverse iniziative, tra le quali Agrijob, la piattaforma online che fa incontrare domanda e offerta di lavoro. In cosa consiste?
Agrijob è uno strumento riconosciuto dal Ministero del Lavoro. Si tratta – appunto – di una piattaforma informatica che mette in contatto gratuitamente domanda ed offerta di lavoro. Uno strumento agevole ed utilizzato per schedulare profili da mettere a disposizione immediata delle aziende che ne abbiano necessità.

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