Agropoli, la Cassazione dà ragione al Comune: niente maxi incentivo al dipendente

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Agropoli, la Cassazione dà ragione al Comune: niente maxi incentivo al dipendente

Si chiude definitivamente la lunga vicenda legale che ha visto protagonista un ex dipendente del Comune di Agropoli, che da anni chiedeva un maxi compenso per il suo lavoro sugli incassi dell’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) per gli anni 2000, 2001 e 2002.

Con una recente ordinanza – la n. 10318/2025, pubblicata il 18 aprile 2025 – la Corte Suprema di Cassazione ha respinto il ricorso del dipendente, confermando quanto già deciso sia dal Tribunale di Vallo della Lucania che dalla Corte d’Appello di Salerno: all’ex funzionario spetta solo 1.069 euro a fronte dei 71.278 euro da lui richiesti.

Il dipendente, infatti, aveva chiesto di essere premiato con una percentuale calcolata sulle somme riscosse dal Comune a titolo di ICI durante i tre anni in cui aveva ricoperto l’incarico. Ma secondo i giudici, per ottenere l’incentivo non basta aver lavorato come responsabile dei tributi né si può calcolare il premio solo in base a quanto incassato dall’Ente. Bisogna dimostrare di aver raggiunto risultati concreti nella lotta all’evasione fiscale, cioè di aver fatto incassare al Comune più soldi grazie a un’attività mirata di recupero delle tasse non pagate.

In questo caso, sia i giudici di primo e secondo grado, sia la Cassazione hanno evidenziato che non è stata dimostrata alcuna attività straordinaria di recupero dell’evasione.

Il dipendente aveva contestato anche il modo in cui la Corte d’Appello aveva interpretato le regole sugli incentivi, lamentando che in appello erano stati utilizzati documenti (i contratti collettivi) che non erano stati prodotti nel primo processo. Ma la Cassazione ha chiarito che quei contratti erano comunque leggi accessibili ai giudici e che non era necessario riaprire la discussione tra le parti.

La difesa del Comune di Agropoli, rappresentata dall’avvocato Giovanni Maria Di Lieto, ha sostenuto fin dall’inizio che non ci fossero i presupposti per riconoscere la somma richiesta, perché l’incentivo non poteva essere attribuito automaticamente solo guardando alle somme incassate dal Comune, ma doveva essere legato a obiettivi precisi di lotta all’evasione fiscale, mai dimostrati nel caso specifico.

La Cassazione ha quindi confermato la validità di questa posizione, mettendo la parola fine alla causa e ribadendo che gli incentivi ai dipendenti pubblici devono premiare risultati concreti e non essere distribuiti in automatico.

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