Agropoli, «discarica» per le alghe vicino alle case. ‘Noi con Salvini’ boccia progetto: «Perché non usarle nella bioedilizia?
| di Marianna Vallone
Hanno fatto discutere nei giorni scorsi i cumuli di alghe sulla spiaggia della Marina di Agropoli e nei pressi del Lido Azzurro. Perché, prima ancora che venissero avviati gli interventi per evitare l’erosione, un docente universitario di Geologia dell’Università Federico II di Napoli, Franco ortolani, ne aveva annunciato il «disastro». Pare ora che l’amministrazione abbia deciso di realizzare un sito di stoccaggio temporaneo per arginare il problema. Sulla questione è intervenuto anche il comitato ‘Noi con Salvini’: «Potranno tirare un sospiro di sollievo i cittadini agropolesi che dopo anni di vane richieste e denunce potranno fare finalmente a meno dell’odore nauseabondo al quale si erano ormai tristemente abituati. – si legge nella nota – Molto meno l’entusiasmo in località Malagenia, frazione di Mattine, ai cui residenti toccherà gestire la patata bollente».
Il comitato spiega che «il sito di stoccaggio temporaneo, per la cui realizzazione serviranno circa 400 mila euro, sorgerà a pochi metri dalle abitazioni, da ristoranti, dalla fabbrica di cioccolato e da diversi bed and breakfast». «Il pericolo – aggiunge – è quello di mettere a serio rischio le attività commerciali della zona e di tenere alla larga i turisti: come promuovere il territorio con questi presupposti? Complice poi lo stagnamento delle acque del vicino acquedotto, il rischio di ricreare un caso analogo a San Girolamo di Bari è davvero alto. Così come nel quartiere del capoluogo pugliese, dove la piaga va avanti ormai da anni, potrebbe presentarsi un ambiente prolifico per il moltiplicarsi di insetti e per l’insediamento di topi e nutrie».
Il comitato poi lancia la proposta: «Un mix distruttivo che potrebbe (e poteva già anni addietro) essere evitato adoperando una misura definitiva al problema o sfruttando i cumuli di alghe, sull’esempio dei litorali sardi, per l’utilizzo nella bioedilizia e nel risparmio energetico, ad esempio per la produzione di biodiesel». E poi conclude: «Si tenga infine conto del fatto che non sono state effettuate delle analisi specifiche sul tipo di alghe che hanno ricoperto le suddette spiagge, motivo per cui non è da escludere la possibilità che si tratti, come nei vicini tratti costieri di Napoli e Sorrento, di specie tossiche per l’uomo. Alcuni tipi di alghe infatti, riporta l’Istituto Superiore di Sanità in un intervento del 2003, sprigionano delle tossine la cui inalazione è altamente nociva per l’uomo: a quel punto – chiosa – non si tratterebbe più soltanto di sopportare a fatica il cattivo odore, ma di mettere a serio rischio l’incolumità dei cittadini».
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