Allagamenti al parco di Elea-Velia: ‘sommersa’ la storia del Cilento

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Allagamenti al parco di Elea-Velia: ‘sommersa’ la storia del Cilento

Il Parco archeologico di EleaVelia a rischio inondazioni anche se da circa un anno sono stati avviati i lavori del progetto “Velia, città delle acque”, finanziato con i fondi Pon “Cultura e Sviluppo” Fesr 2014-2020. Infatti le acque piovane degli scorsi giorni hanno provocato, per ben due volte, la chiusura di Porta Marina Sud perché impossibile da raggiungere visto che è stata letteralmente sommersa dall’acqua che ha portato con se anche fango e terra che si trovano ancora oggi a far bella mostra dinanzi a quello che è uno dei simboli dell’area archeologica cilentana. La notizia la riporta stamane La Città di Salerno con un articolo a firma del giornalista Nicola Salati.

«Porta Marina Sud – si legge ancora su La Città – storicamente è protetta da una torre quadrangolare di cui è possibile distinguere due fasi costruttive: la prima della prima metà del V secolo a.C. riconoscibile dai blocchi parallelepipedi di arenaria posti nella parte bassa, la seconda, databile al III secolo a.C., per cui sono stati usati blocchi in conglomerato. Insomma un bene da visitare e da far ammirare nel miglior modo possibile a quei turisti che raggiungono l’area alle porte di Ascea e che è stata culla della civiltà. Evidentemente però tutto ciò non basta, nonostante la bontà del progetto, perché almeno in questa fase l’intervento sembra non aver dato i frutti sperati. L’obiettivo delle nuove attività di tutela e valorizzazione è infatti il rafforzamento dell’attrattività del Parco e il miglioramento della fruizione turistica e culturale. Al termine di questi lavori, del valore di 1.900.000 euro, dovrebbe essere possibile accedere a un’area della città antica di grande suggestione, caratterizzata dalla presenza di una fonte, da identificare forse con quella che diede il nome a Elea, e da complessi sistemi di canalizzazioni, a riprova delle capacità di water management degli antichi eleati, allora come oggi costretti a convivere con i rischi di dissesto idrogeologico che gravavano sull’intera area della città».

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