Moratoria di un anno in vista: sabotaggio al referendum sul nucleare e sul legittimo impedimento?

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Moratoria di un anno in vista: sabotaggio al referendum sul nucleare e sul legittimo impedimento?

Nell’articolo del 17 marzo “Sempre più preoccupanti i segnali che vorrebbero una centrale nella Piana del Sele” avevamo dato la notizia che mercoledì 23 marzo, il Consiglio dei ministri doveva adottare in via definitiva il decreto correttivo del provvedimento sulla localizzazione dei siti dove costruire gli impianti nucleari, dopo aver ascoltato i pareri delle commissioni parlamentari competenti. Dalle ultime dichiarazioni del ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, domani, durante il Consiglio dei ministri, invece di discutere sui siti dove costruire gli impianti nucleari, si ratificherà una moratoria di un anno sulla questione nucleare. Quindi, la localizzazione dei siti verrà lasciata in stand-by per un anno. A quanto pare, la decisione è stata presa da Berlusconi stesso, il quale, preoccupato dal calo di consenso, dovuto all’irrigidimento del governo sul nucleare nonostante la tragedia di Fukushima, ha pensato bene di prendere un anno di riflessione a tal riguardo.

C’è sempre qualche maligno il quale potrebbe pensare che la scelta sia dovuta all’imminente tornata elettorale. Infatti, il premier non si sognerebbe mai di prendere una scelta del genere solo per salvaguardare le amministrative, o peggio ancora, per sabotare il referendum. Ricordiamo che il 12 giugno, oltre a scegliere se abrogare la legge sul nucleare e se abrogare la legge sulla privatizzazione dell’acqua saremmo chiamati alle urne per scegliere se abrogare il legittimo impedimento, argomento molto caro al premier Silvio Berlusconi. 

Quindi è scongiurato il pericolo di una possibile centrale nucleare sulla foce del Sele? Sembrerebbe proprio di no, anzi, tale provvedimento, paradossalmente, potrebbe rendere sempre più probabile la costruzione di una centrale nucleare in Campania, se, effettivamente, la decisione di rimandare la questione di un anno, scoraggerà la popolazione italiana ad andare a votare, mettendo in rischio il raggiungimento del quorum. 

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