Alle radici del carme Kamaratòn

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Alle radici del carme Kamaratòn

L’opera più significativa di Berardino Rota sono le “14 Egloghe Pescatorie”, che costituiscono davvero uno dei primissimi esempi dell’egloghistica piscatoria meridionale.
Ma, per capire meglio, cerchiamo di spiegarci che cos’è una “Egloga”. La parola viene dal greco “ἐκλογή” che significa letteralmente “scelta”. Nello specifico, e più compiutamente, poi, egloga sta indicare i “versi scelti”, scelti non perché l’autore li stimasse “eletti”, i migliori, ma perché li selezionava tra i molti da dare alla luce. E forse , poiché i componimenti “brevi” vengono solitamente molto apprezzati proprio per il pregio della loro brevità, le Egloghe vennero anche definite, i “Brevi”.

Le Egloghe classiche avevano come tema esclusivo la campagna e celebravano la vita agreste e pastorale. Famosissime sono le Bucoliche” di Virgilio. Nel 500, però, le Egloghe subiscono un radicale cambiamento nella cultura napoletana. L’invenzione risale alle “Piscatoriae” latine del Sannazzaro, in cui il poeta partenopeo traspose ai pastori, protagonisti dell’Arcadia, i pescatori, ambientandole nella spiaggia di Mergellina e nei dintorni.

Divenne, così, l’ “inventor generis” della poesia piscatoria. A tal proposito, ci conforta anche Ludovico Ariosto, che così afferna nella sua opera più famosa:
​ “Jacobo Sannazar, ch’a le camene (1]
Lasciar fa i monti ed abitar l’arene”.
(Orlando Furioso, XLV 17)

L’estensione dal mondo pastorale al mondo dei pescatori, quindi, si ebbe con le cinque egloghe (Piscatoriae) del Sannazzaro. Cosicché l’Egloga Pescatoria è da considerarsi un genere letterario tipicamente napoletano, che, come detto, trova i suoi momenti migliori nell’ambientazione marina, e nel canto delle isole di Ischia, Nisida e Procida che, animandosi, assumono i connotati di “Ninfe marine”.
Sul suo solco letterario innestò le sue opere Berardino Rota, che ne promosse la ripresa in lingua volgare.

Tutto quanto precede ci aiuta, dunque, a capire meglio il canto “Kamaraton” che tutti conosciamo. Il fascino della ninfa ha ispirato, infatti, Berardino Rota che le ha dedicato un canto nel suo “libro delle selve” o Metamorfosi. La roccia sulla quale oggi sorge il borgo di Camerota è la bellissima ninfa Kamaratòn, pietrificata dalla dea Venere per non aver ricambiato l’amore di Palinuro, il nocchiero di Enea. È qui spiegato, dunque, l’humus letterario, e la sua ambientazione marina, su cui si fonda e si svolge il canto Kamaratòn.

Nota (1) – Le Camene sono antiche Ninfe latine, protettrice del bosco e della natura.

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