Caccia a errori quotidiani serve a poco, bisogna imparare a convivere con il virus

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Caccia a errori quotidiani serve a poco, bisogna imparare a convivere con il virus

di Antonio Vuolo

In origine furono i runners, oggi la movida. L’Italia si muove dalla fase 1, quella del lockdown, alla fase 2, ovvero delle riaperture, con graduale ritorno alla normalità. Che, contrariamente a quanto il raziocinio umano potesse immaginare, sta andando al di là di ogni più rosea aspettativa. E’ forte la voglia degli italiani di ritornare a vivere dopo due mesi di «arresti domiciliari». Anche nel Cilento è così. Nel primo weekend di «libertà», tante persone, cilentani e vacanzieri (ovviamente regionali), si sono riversati nelle località costiere, facendo illuminare anche i volti degli imprenditori più pessimisti alla prese con metro, igienizzanti e quant’altro per garantire tutti i parametri di sicurezza che la normativa anti-contagio impone. Hanno storto il muso, invece, tanti «leoni da tastiera» pronti ad immortalare e a dare lezioni di vita stando comodamente seduti sul divano o in giardino, magari sulla base di «sentito dire».

Magari, ora, se proprio vogliono, potrebbero candidarsi per fare gli «assistenti civici», almeno potranno avere quel riconoscimento pubblico che finora probabilmente nessuno ha garantito loro. Certamente, ora più che mai, occorre prudenza, ma senza lasciarsi sopraffare dal «panico» e dal «terrore», tra le strategie «adottate» in Italia dalla politica, dalla scienze e da grande parte dei media. Così, è accaduto che l’italiano medio, purtroppo non un “pozzo” di saggezza (lo dicono i numeri, quasi il 30% è incapace di leggere e quindi di capire) si sia lasciato completamente travolgere da questa ondata di emotività, vedendo dinanzi a sé solo il buio, la morte. Gli irresponsabili c’erano, ci sono e ci saranno sempre. Non è una questione di Covid-19, ma di senso civico, che nelle scuole italiane non insegnano da anni e che anche prima da molti era snobbato. Purtroppo, il Covid ha messo in evidenza il fallimento culturale del nostro Paese e, onestamente, recuperare questo gap sembra essere più difficile di ogni altra cosa.

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