Camerota, tragedia al Ciclope. Autopsia svelerà dubbi sulla morte, procuratore: «Prima di tutto ricostruire i fatti»

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Camerota, tragedia al Ciclope. Autopsia svelerà dubbi sulla morte, procuratore: «Prima di tutto ricostruire i fatti»

E’ iniziata intorno alle 14 l’autopsia sul corpo del giovanissimo Crescenzo Della Ragione, morto tra domenica e lunedì a Marina di Camerota. Il medico legale Adamo Maiese, incaricato dal pm titolare dell’indagine Giancarlo Grippo, dell’esame autoptico nella sala mortuaria dell’ospedale di Vallo della Lucania potrebbe ricavare qualche elemento in più per capire cosa è successo quella notte. E’ quello che chiaramente spera il procuratore. «La vicenda si chiarirà – assicura Grippo al Giornale del Cilento – ma nell’ottica del procedimento e quindi della ricostruzione del fatto storico per poter individuare eventualmente delle responsabilità per portare i soggetti responsabili a giudizio di un tribunale. Siamo in una fase iniziale quindi dobbiamo prima di tutto ricostruire, ciò che è avvenuto quella sera, e poi dallo studio degli atti ricavare, se ci sono, elementi di responsabilità».

Le indagini sono all’inizio e il numero degli indagati potrebbe aumentare. Per ora hanno ricevuto avviso di garanzia il sindaco di Camerota, Antonio Romano, il gestore della discoteca, Raffaele Sacco, e due tecnici incaricati di monitorare il costone roccioso, anche in occasione delle serate, uno è un geologo Antonio Gravina, l’altro è un ingegnere, Gennaro D’Addio, entrambi del casertanoIl procuratore ora andrà avanti per verificare se quelle quattro persone iscritte nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio colposo in concorso siano davvero responsabili in qualche modo del crollo dei massi dal costone roccioso che sovrasta il Ciclope che staccandosi hanno ucciso Crescenzo. Chiaramente dopo l’autopsia il corpo tornerà a disposizione della famiglia per i funerali. I genitori di Crescenzo preferiscono non parlare con i giornalisti, è una famiglia distrutta dal dolore che si è chiusa nella compostezza della propria dignità.

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