Carmen Pellegrino nel borgo che incantò Ortega, a Bosco presenta il suo ultimo romanzo

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Carmen Pellegrino nel borgo che incantò Ortega, a Bosco presenta il suo ultimo romanzo

A due anni di distanza dall’esordio con Cade la terra, Carmen Pellegrino, scrittrice originaria di Postiglione degli Alburni, torna in libreria con un romanzo che parla di perdite, di rapporti tra padri e figli, di terra e montagne e di ideali. L’autrice, ad un anno dall’uscita del libro, ha scelto di presentarlo nel borgo che incantò il pittore José Ortega, Bosco, nell’ambito della rassegna letteraria ‘Storie in piazza’ organizzata dal Comune di San Giovanni a Piro con l’associazione Oltre Pisacane.  

«E’ sicuramente il libro più emotivo che io abbia scritto e che mai scriverò», dice subito la scrittrice. «Le vicende che ho raccontato in Se mi tornassi questa sera accanto (Giunti editore, 2017) sono quelle della mia storia personale: di mio padre e della gente da cui provengo. Lulù, la protagonista del libro, se ne va di casa non per ribellione ma per disperazione, un po’ quello che la mia generazione ha dovuto fare per staccare certi cordoni ombelicali che finiscono per stringerti la gola. – continua Pellegrino – Distacchi salvifici. Alcune famiglie, specialmente nel sud, sono simbiotiche, incapsulanti, ingabbianti nell’amore. Volevo raccontare quelle storie – attribuite a Giosué Pindari – che ho sperimentate su di me, come quella dell’impedimento dell’amore».

A dialogare con l’autrice c’erano l’avvocato e scrittore Franco Maldonato e Maria Felicia Nicoliello, nutrizionista con la passione per i libri. «Ho scritto questo libro per raccontare una fetta di storia politica italiana importante, la caduta della Prima Repubblica, ma anche di luoghi della memoria, per tenerli vivi attraverso la parola, e soprattutto del rapporto con mio padre, anche lui, come Giosué, un socialista dell’Appennino. Per molti anni non ci siamo rivolti la parola, a parte i convenevoli, perché non ha mai accolto positivamente la mia scelta di voler fare la scrittrice. Per lui significava condannarsi ad una vita precaria che non coincideva con la sua idea di evoluzione sociale. – continua l’autrice – Probabilmente non ci saremmo più parlati se un giorno, molto brutto della nostra vita, mia madre non si fosse ammalata. In quel momento mi sono resa conto che il tempo a nostra disposizione, anche in vita, può finire. Ho riconosciuto che in quell’omone impositivo, che io ricordavo, un uomo fragile che si prende cura di sua moglie come se fosse la sua bambina. E allora quel passo da compiere verso l’amore ho deciso di compierlo io, per consentire soprattutto a me di non perdere altro tempo».

E’ un racconto emozionante, quello di Carmen Pellegrino, che ad un certo punto ricorda anche Dorina Lorenzi, l’ultima coraggiosa abitante del borgo di Roscigno Vecchia, che racconta nel suo primo libro Cade la terra. «Ero affascinata da questa figura di donna, si è sedimentata dentro di me al punto che quando ho deciso di scrivere un romanzo, la prima idea è andata a lei. Quella dei paesi abbandonati è una mia forte passione». Una passione trasformata in professione, che ha generato anche un neologismo ad hoc, censito dalla Treccani: quella dell’abbandonologo

Se mi tornassi questa sera accanto prende il titolo dal primo verso di una poesia di Alfonso Gatto, una delle più famose: A mio padre, di cui l’autrice riporta la prima strofa. La potenza della poesia è un altro pilastro nella scrittura della Pellegrino. «Ho conosciuto le poesie di Alfonso Gatto a dieci anni, tramite sua figlia Paola che aveva sposato un medico del mio paese. All’epoca ero piccola e abituata a parole dai suoni duri e forte, lo strafuogo, per esempio, per dire il pranzo quotidiano. Abituata a queste parole di pietra, quelle gentili di Gatto mi lasciarono senza parole. Capii il senso di una salvezza possibile che passava attraverso le parole. La lettura mi ha salvato consentendomi di spostarmi in un altrove possibile pur restando lì. Se sono diventata una scrittrice lo devo a questa sensazione». 

«Sono orgogliosa delle mie origini, ne parlo con orgoglio, sono figlia di questo e di quel paese, che resterà sempre il mio paese dell’anima. – conclude l’autrice parlando del suo paese d’origine Postiglione degli Alburni – E’ lì che torno sempre. Sarò sempre grata a quelle rupi dove sono nata, quelle montagne che da bambina mi davano un senso di soffocamento, quelle montagne sono io».

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