Chiuso il reparto di psichiatria. Tarallo: “La contenzione era una prassi”

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Chiuso il reparto di psichiatria. Tarallo: “La contenzione era una prassi”

La vicenda della morte di Francesco Mastrogiovanni, il maestro di Castelnuovo Cilento deceduto lo scorso 4 agosto dopo quattro giorni di ricovero in Psichiatria a Vallo della Lucania, comincia a provocare effetti seri e importanti.

Dopo l’ordinanza di interdizione dalla professione sanitaria emessa qualche giorno fa dal gip di Vallo della Lucania, Nicola Marrone, riguardante 8 infermieri e 6 medici del reparto di psichiatria del San Luca, è stata disposta ieri la chiusura del reparto. La decisione è stata presa dal primario reggente, Antonio Mautone, avendo costatato l’impossibilità a garantire il normale funzionamento del reparto con solo un medico e quattro infermieri disponibili.

Nel reparto di psichiatria c’erano cinque persone ricoverate; tre di queste sono state dimesse poichè le cure effettuate sono state considerate sufficienti, le altre due sono state trasferite all’ospedale di Polla.

Su tale decisione il subcommissario sanitario dell’Asl di Salerno ha riferito: "Non si tratta di una chiusura definitiva ma limitata nel tempo, direttamente collegata alla sospensione dei quattordici operatori che non sono al momento sostituibili per le note limitazioni del turn-over della struttura commissariale. Il reparto sarà nuovamente disponibile ed attivo appena potranno essere di nuovo utilizzate le risorse professionali allo stato sospese. Naturalmente saranno garantiti i Lea ed i servizi di assistenza con il funzionamento dei centri di salute mentale e del secondo reparto di psichiatria".

Intanto ieri si è svolta una conferenza stampa dei rappresentanti e dei legali del comitato "Verità e Giustizia per Franco". Nell’occasione gli avvocati Caterina Mastrogiovanni, Loreto e Marcello D’Aiuto hanno sottolineato che il provvedimento di interdizione per i medici e gli infermieri del reparto di Psichiatria è un primo importante riconoscimento che rappresenta una sorta di primo riscontro alle accuse, che si incentrano sulla contenzione non registrata a cui è stato sottoposto Mastrogiovanni, nonchè sulla mancanza di controlli. Gli avvocati, in relazione alle dinamiche generali riscontrate nel reparto, hanno fatto riferimento ad un episodio richiamato dal gip nell’ordinanza: nel video della permanenza del maestro 58enne nel reparto, visionato dai giudici, si vede un altro paziente con le braccia legate che per dissetarsi di notte è costretto ad avvicinare a sè il tavolo con un piede, far cadere la bottiglia d’acqua e prenderla tra i denti.

Pare che Mastrogiovanni sia rimasto legato per tutti i 4 giorni di trattamento sanitario obbligatorio, senza essere controllato, senza essere nutrito – al di là della flebo – e senza che tale misura di contenzione sia stata registrata regolarmente sulla cartella clinica. Poi è morto a causa di un edema polmonare. "Nei polmoni schiuma e sangue, come se fosse annegato" ha riferito Caterina Mastrogiovanni".

La richiesta che è stata sollevata da più parti, e ieri nuovamente esplicitata dai legali del comitato, è quella di accertare, oltre alle dinamiche che hanno causato la morte del "maestro più alto del mondo", ciò che è accaduto in relazione alla disposizione del Tso e alle presunta mancanza di controlli da parte di esponenti dell’Asl. Sono in molti a pensare che la misura del Trattamento sanitario obbligatorio sia stata sproporzionata rispetto alle reali condizioni di salute in cui si trovava Francesco Mastrogiovanni allorchè, il 31 luglio, è stato inseguito, braccato, sedato e portato in ospedale. Per essere legato ad un letto per 4 giorni.

Giuseppe Tarallo, componente del comitato, ha dichiarato, come riportato da La Città: "Stavano impacchettando il morto. E’ risultato che era una prassi quella della contenzione, confidando nel fatto – è scritto nell’ordinanza – che si trattava di pazienti deboli che non avrebbero denunciato. Crediamo che il Tso non può essere adottato per motivi futili, sottraendolo ai sindaci come autorità sanitaria, e che sia necessaria una figura di garanzia negli ospadali. Tutto questo non deve accadere più. "

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