Castellabate, Tavassi (Confindustria): «Ecosostenibilità è volano»

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Castellabate, Tavassi (Confindustria): «Ecosostenibilità è volano»

«La nostra classe imprenditoriale ha un dovere, cioe’ deve essere attenta al contesto, deve cercare, se puo’, di dare un contributo effettivo a quello che ci circonda. E bisogna essere attenti alla sostenibilita’». A dirlo e’ il vicepresidente dell’Unione industriali di Napoli e delegato all’economia del mare, Francesco Tavassi, intervenendo, a villa Matarazzo a Santa Maria di Castellabate (Salerno), a ‘Sala d’Attesa – La resilienza dell’ecoturismo’, talk show-spettacolo dell’ideatore e regista Ettore De Lorenzo. Tavassi, titolare tra l’altro del Grand Hotel Santa Maria, sottolinea che «avere una struttura alberghiera significa cercare di ristrutturarla nei modi ecosostenibili, cercare di fare degli interventi per mettere in condizione l’ospite di essere effettivamente in una struttura senza avere problemi di sostenibilita’».

L’ecosostenibilita’ «deve essere anche un volano per aumentare i tempi del turismo in questi territori», evidenzia parlando della destagionalizzazione. «Abbiamo tante bellezze, tante realta’ anche nel Cilento che devono essere valorizzate e conosciute – spiega – per poter fare in modo che il turismo non prenda esclusivamente i tre mesi estivi, ma che sia un turismo che possa permetterci di allungare la stagione». Un’operazione che, per Tavassi, «permetterebbe di avere maggiore possibilita’ di far conoscere i territori». «Il gap infrastrutturale che abbiamo per raggiungere determinati posti – ragiona – molto probabilmente, non favorisce quel turismo, se non nella misura in cui lo si conosce!. Da qui, la constatazione che “c’e’ un turismo elitario, molto particolare che va nelle zone interne. Questo, da un certo punto di vista, ci aiuta perche’ ci permette di conservare meglio quei territori, pero’ e’ anche vero che noi dobbiamo spingere per far si’ che questi territori vengano conosciuti, vengano apprezzati, vengano valorizzati anche nei periodi cosiddetti morti, che poi morti non sono”, conclude.

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