Catona di Ascea, piazza intitolata all’ex sindaco. Ma il paese è diviso

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Catona di Ascea, piazza intitolata all’ex sindaco. Ma il paese è diviso

di Redazione

La piazza di Catona, frazione di Ascea, è stata intitolata alla memoria dell’ex sindaco e maestro elementare Aniello Fierro, «uomo umile e rigoroso, unico sindaco espressione delle frazioni alte», lo ricorda il primo cittadino Pietro D’Angiolillo durante la manifestazione. Piazza Duca della Vittoria diventa così piazza Aniello Fierro. La decisione, deliberata dalla giunta comunale, però ha diviso il paese.

A farsi portavoce dei cittadini contrari al cambio denominazione è Mario Milano: «Il signor sindaco Pietro D’Angiolillo non ha seguito, però, l’esempio del sindaco Fierro, poiché nel venire a Catona per la cerimonia, non si è servito del ciuccio o della sua auto, ma si è fatto scortare in forza da molti Carabinieri e Vigili Urbani, tutte figure stimate e graditissime a vedersi, ma non funzionali alla cerimonia, considerato che nessuno dei  molti cittadini, contrari al cambio del nome della piazza, avrebbe mai disturbato la cerimonia o profferito una sola parola sconveniente. La piazza era, comunque, quasi vuota di catonesi, che hanno manifestato il proprio  dissenso  con la loro assenza o disinteresse. I  cittadini di Catona sono soliti affollare quella piazza durante  le manifestazioni che condividono, e lo avrebbero fatto anche in questa circostanza, nonostante il covid-19, che rendeva  tuttavia sconsigliabili  assembramenti e la stessa cerimonia, avendo la gente, quella che lavora, che osserva e che pensa,  altri cavoli per la testa in questo tristissimo momento», scrive Milano.

Nella lettera indirizzata al sindaco di Ascea, al Prefetto di Salerno, al Soprintendente dei beni culturali di Salerno, al comandante dei Carabinieri di Vallo della Lucania si legge: «Nella cerimonia ha ricordato, Sig. Sindaco, le opere realizzate dal Sindaco Fierro durante il suo mandato. Non ha potuto ricordare, però,  quelle di Catona perché a Catona non realizzò un cavolo, in particolare non realizzò, pur potendolo fare,  quell’opera  che era assolutamente necessaria, ossia l’edificio scolastico (sarebbero bastate due-tre aule)».     

Milano sottolinea anche di aver chiesto l’accesso agli atti sul Comune di Ascea e che la lapide intitolata ad Armando Diaz «era inamovibile in quanto vestigia della Prima Guerra Mondiale». «Solo dopo la visione di questi atti mi esprimerò sull’eventuale inammissibilità  di quanto deliberato».

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