Viaggio nel canile dei dubbi, la “storia inedita di un sistema” raccontata da Stefania Pizzo

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Viaggio nel canile dei dubbi, la “storia inedita di un sistema” raccontata da Stefania Pizzo

Su segnalazione dell’associazione "Chi li ama ci segua", pubblichiamo un reportage-denuncia scritto da Stefania Pizzo e apparso sul quotidiano "La Padania", nella rubrica "Viaggio nell’Italia bestiale", lo scorso 7 febbraio. L’articolo è un viaggio inquietante nelle vicende riguardanti il canile di Cicerale, tra maltrattamenti, appalti sospetti e inceneritori.

Cicerale, storia inedita di un sistema – di Stefania Pizzo
Un inceneritore nel Comune in cui bruciare, eventualmente, la droga sequestrata. Un canile con e senza autorizzazioni. Fatture di accalappiamenti tutte da verificare. Un processo per reati tributari verso i comuni convenzionati, reati finiti in prescrizione (correvano gli anni 1994 e 1995 e si parlava di fatture emesse per operazioni in parte o in tutto inesistenti o con importi superiori…). E, ancora, altri pagamenti incassati a fronte di nessun sindaco che andò a sbirciare quanti cani erano stati catturati nei furgoncini.

Nessuna ulteriore verifica tributaria.

Perché? Tanti processi per maltrattamento.

Perché? Appalti vinti senza requisiti.

Perché?

E poi? Varie ed eventuali.
Si può scrivere? Bisogna scrivere.

La storia di Cicerale è scolastica, didattica, perché insegna come funziona in Italia il sistema canili, il meccanismo delle convenzioni, delle autorizzazioni. Quando ci sono. Dei cani accalappiati in abbondanza, magari sempre quelli, pagati sull’unghia dai comuni, che non controllavano se quanto pagavano corrispondeva alla pesca miracolosa del furgoncino.

Ed è un sistema sublime da scoprire visto che la premiata ditta Cicerale si aggiudicava gli appalti, al ribasso anche del 54%, senza presentare tutte le carte ma solo quelle per "allevamento e addestramento cani" intestata al padre e non al figlio titolare.

Cosa ben diversa dal fare canile. Come dire: faccio l’esame da ragioniere e mi danno la laurea.

Nel Cilento fa lo stesso. A tutti andava bene così. Nessuno faceva una visura camerale. Così, fino al 2004, si accalappiava.

Zitti e ciccia. Bastava la medaglia alla memoria per avere un tempo allevato cani.

Il curriculum del padre per promuovere il figlio.
Cicerale è anche un sistema affascinante da indagare per tutte quante le realtà e le coincidenze collaterali che ruotano attorno a questo mondo nascosto non a caso su una montagna.
 

L’INCENERITORE
Partiamo dalle ceneri della fenice.
Di Cicerale era il pusher, Gianguerino Cafasso, omonimo dei gestori Cafasso del canile, assassinato l’estate scorsa, che riforniva di droga gli ambienti della Roma politica di Marrazzo.
A Cicerale-Cicerazzo c’era e c’è un inceneritore, autorizzato (ma anche no), dentro il canile, che le forze dell’ordine guardavano con interesse per le partite di droga sequestrate da incenerire.

Si capisce, è prassi. Ma fin lassù non era scomodo? Forse no.

Sicuramente un registro di carico e scarico di queste cose esisterà, semmai si volesse capire quanto è entrato e uscito. Eventualmente forse.
Un momento di silenzio anche per i poveri cani. Pace all’anima loro e alle loro pance aperte e chiuse.

Polvere siamo e polvere ritorniamo, nulla si crea, nulla si distrugge, a Cicerazzo.
L’inceneritore, il suo ruolo, il suo uso, il mistero di come per 15 anni il sistema Cicerale sia sopravvissuto nonostante tutti i temporali…

La chiave di lettura sta tutta qui? Di sicuro nessuno rompeva le scatole a Cafasso, di certo nessuno dei 97 comuni convenzionati discutevano le sue condizioni.

E di certo la giustizia non infieriva. I cani riempivano il canile, i cani passavano per il camino, i cani stavano tutti bene.

Un controllo ambientale di polizia all’interno della struttura dell’inceneritore? Macchè. E anche se l’allora procuratore capo di Vallo della Lucania (che si favoleggia pure parente di un’ex custode giudiziale della struttura, ndr) era stato interpellato, che bisogno c’era di andare proprio a verificare? Solo "sentito dire".
Intanto la camorra ogni tanto faceva sparire qualcuno, roba da Chi l’ha visto. Dalle parti anche di Cicerale.

Quante ne avrà sentite raccontare anche l’inceneritore di storie portate dal vento.
 

SENZA AUTORIZZAZIONE
Un giorno qualcuno s’incazza. È il titolare della ditta Iguazu srl. Partecipa all’appalto per la "Convenzione per la custodia e mantenimento invita dei cani randagi" del Comune di Battipaglia. Cafasso vince, ma l’altro concorrente ricorre al Tar. E che porta in Tribunale per sconfiggere il sistema-Cicerale?

Una cosa tanto banale quanto normale da verificare anche per il Comune: i requisiti. Nel luglio 2003 parte la corsa all’appalto. A novembre il Comune stringe la mano al vincitore Cafasso. Ma le carte non tornano. L’Iguazu si appella al Tar.

Che c’entrano gli attestati di servizi svolti per alcuni enti e l’attesto Enci del padre con il servizio richiesto da Battipaglia? Proprio niente. Proprio niente.

Eppure la commissione di gara confermava di nuovo, nonostante il primo ricorso, la ditta Cafasso. Ma allora il Comune di Battipaglia se la stava proprio cercando?

Per forza! Perché il certificato rilasciato dalla Camera di commercio il 3 novembre 2003 scriveva che la ditta Cafasso risultava sì iscritta ma solo per "allevamento e addestramento cani".

E non per il servizio di ricovero e custodia come chiesto dal bando di gara. Di più, un anno dopo la vincita, Cafasso manco per sogno aveva ancora prodotto la certificazione contributiva all’Inps.

Ma Battipaglia ci riprovava e chiedeva alla Camera di Commercio se essendo iscritto come "piccolo imprenditore", Cafasso non potesse proprio tenersi quell’appalto. Duri, a Battipaglia!
E la Camera di Commercio, bocca della verità, spiegava ai tardoni del Comune che i requisiti per il ricovero e la custodia e il sostentamento dei cani sono soggetti al rilascio di un’autorizzazione sanitaria fornita dall’Asl.
Intanto, grazie alla grana di Battipaglia e dopo che il Tar boccia Cafasso, si scopre che la ditta ha iniziato l’attività il 19 luglio 1989! Oggetto: allevamento e addestramento cani.

(Un’ altra chicca però ci sta: con dichiarazione sostitutiva Mauro Cafasso dichiarava di aver svolto servizio di allevamento cani dal 1975 al 1989 con riconoscimento di affisso Enci. Ovvero, dall’età di 10 anni, visto che Mauro nasce il 24 febbraio 1965, ndr).
Dall’11 marzo 1995 la ditta fa custodia dei cani randagi; dal 17 giugno 1998 fa incenerimento delle carcasse; dal 1° marzo 2004 svolge accalappiamento dei randagi e dal 24 febbraio 2005 incenerisce anche animali di media e grande taglia. Mammiferi.
 

ACCALAPPIO L’APPALTO
Agli atti l’attività procede con iscrizioni a singhiozzo. Eppure il canile ha svolto attività di mantenimento, custodia, cura e accalappiamento anche negli anni precedenti.

Per chi e quando? Usl 60 di Agropoli, anni dall’89 al ’94. Usl 56 di Oliveto Citra, anni dal ’92 al ’94. Asl Sa/2, anni dal ’95 al 2003. Asl AV/1 di Ariano Irpino maggio 2002-2003; Comune di Napoli anni 2001-2002 e Procura di Napoli anni 2002-2003. Pure l’accalappiamento, che non era registrato alla Camera di Commercio, per conto della Procura!!

Grandissimo Cafasso.
Tiriamo le somme: per oltre 16 anni dal 19 luglio 1989, inizio dell’attività dell’impresa al 9 dicembre 2005, giorno in cui Cafasso viene autorizzato almeno per l’accalappiamento dei randagi, Mauro Cafasso non risultava iscritto alla Camera di Commercio di Salerno né per l’accalappiamento né per la custodia.
Se l’autorizzazione sanitaria dell’Asl (quella che esibisce Cicerale è la n. 3659 del 1° marzo 1995 per la sola custodia dei cani, in barba alla nuova legge regionale 16/2001, art. 7 e 8 per i nuovi requisiti dei rifugi) è strettamente legata al tipo di iscrizione alla Camera di Commercio, in tutto questo lungo arco di tempo Cicerale si è aggiudicato appalti in un centinaio di comuni del salernitano e oltre, pur non essendo in possesso dell’iscrizione camerale?

Comuni interessati, Asl e chissachì non hanno mai sollevato mai obiezioni in merito.

Che ne pensa il ministro dell’Interno, Roberto Maroni?
 

FATTURE A PROCESSO
Reati prescritti, reati depenalizzati. Truffa non andata a segno perché le false fatture tornarono impagate dai Comuni che dovevano sborsare i soldi. Dunque truffa non andata a buon fine e non punibile. Morale: assolti per non aver commesso il fatto (tentato).

Corre l’anno 2004 e il tribunale di Vallo della Lucania chiude un capitolo processuale contro Mauro e Giovanni Cafasso. Le accuse: «evadere le imposte sui redditi (..)» con «fatture per operazioni in parte o in tutto inesistenti o recanti l’indicazione dei corrispettivi o dell’Iva in misura superiore a quella reale o utilizzando lo stesso documento fiscale per diverse operazioni». O «per prestazioni non chieste dall’ente», si legge nell’imputazione.

Ma… le fatture non andarono a buon fine. E quel che «era penalmente rilevante non ha più tale rilevanza alla luce del d.lgs 74/2000».

E il fatto, quindi, non costituisce reato. Quanto la tentata truffa «il reato si è estinto per intervenuta prescrizione alla data del 2/4/2003».
 

COINCIDENZE
Almeno fino al 2006 Mauro Cafasso risultava consigliere comunale a Cicerale, Comune dove sorge il canile e per il quale vince a ripetizione l’appalto per l’accalappiamento e il mantenimento dei cani.

Coincidenza..
È anche consigliere della Comunità Montana di Alento-Montestella, con comuni convenzionati per il canile.

Coincidenza.
Il responsabile del dipartimento di veterinaria e direttore del servizio di sanità animale Asl Salerno 3 è il dr. Domenico Nese. Il fratello, dr. Aureliano Nese, è stato direttore sanitario del canile di Cicerale.

Coincidenza.
Il dr. Alfonso Nigro, in merito alla capacità ricettiva del canile (documento del 6 marzo ’06, in risposta ai Nas che chiedono quanti cani possa contenere Cicerale, e al quale risponde gli attuali «2.250 (…)», anche se «lo spazio a disposizione poteva consentire il ricovero di un numero maggiore ma questo comporterebbe maggiori problemi di gestione», ndr), si presenta come medico veterinario dirigente del distretto 108 di Agropoli, responsabile Asl Sa3 per la vigilanza permanente presso la struttura in oggetto specificata e si firma "veterinario responsabile del canile".

Nigro, durante il periodo di sequestro del canile, risulta essere stato nominato Ctu dal Tribunale di Vallo della Lucania: suo compito era la verifica del rispetto del benessere animale all’interno del canile.

Coincidenza.
Si favoleggia che la moglie del veterinario sia figlia di un noto giudice della Corte di Cassazione. Anche fosse, non è reato essere parenti.

Ma coincidenza.
Due dei tre dipendenti del canile (tre per quando ce n’erano 1676), ovvero Bruno Cantarella e Mario Luca Cantarella, sono imparentati con un omonimo ex pm a Vallo della Lucania, ora in forza a Salerno. Anche questo non è reato.

Coincidenza.
 

I CANI NON TORNANO
Verbale dei Nas del 23 febbraio 2006: presenti 1.676 cani. Venti giorni prima i Nas ne documentano 1700, 1350 adulti e 350 cuccioli. In una lettera a Repubblica il 22 giugno 2006 Cafasso parla di 1.000 cani.

Il dr. Nigro, in una comunicazione del 6 marzo parla di «2250 cani». Secondo i Nas la superficie di Cicerale è di 22.400 mq. Cafasso, in una lettera del 24 novembre 1995 al quotidiano "Cronache del Mezzogiorno", parla di «circa 36mila mq con 200 cani come verificato dai Nas di Salerno qualche mese addietro». In pratica i cani in dieci anni sono passati da 200 a 2000, in controtendenza rispetto ai rifugi che offrono maggiore spazio per ciascun animale ospitato.

A Cicerale gli animali crescono del 1.000 per cento.
 

I CONTI, CHE BARBA
Mortalità a Cicerale fa rima con incongruenze. Vai tu a capire perché.

Quanti cani entrano, quanti ne vengono accalappiati e per il cui servizio i Comuni pagano la ditta Cafasso?

Dati non recenti ma illuminanti, per capire come al solito il funzionamento del sistema-Cicerale. L’Asl Sa2 distretto di Eboli certifica al 14/5/05, che «i cani accalappiati dal 1/1/01 al 12/12/03 sono 590». poi, «dall’1/1/04 al 15/03/05 sono stati 322». In comunicazione della Polizia municipale di Eboli invece al «31/8/05 ne risultano 291».

Sommando i 590 cani accalappiati a Eboli dal 1° gennaio ’01 al dicembre ’03, i circa 93 nel 2004 e i 217 nel 2005, i cani di Eboli risultano un terzo di quanti dovrebbero essere: 291 anziché 900.

Eboli ha pagato cani fantasma mai accalappiati? Ha mai verificato il Comune?
Dove stava la "gabola"?

Nel pagamento forfettario. Appalti un tot per cane e un tot per il mantenimento.

Chi aveva cura quindi di contare cosa entrava?

La convenzione firmata a Eboli, come quella del Comune di Buonabitacolo fissava all’art.5 che «il costo della custodia è pari a euro 1549,37 e quello della rimozione e distruzione delle carogne nella misura forfettaria in euro 200,63, per complessivi euro 1.750 al mese».

A tutto ci pensava Cafasso.

I numeri degli accalappiamenti però sono impressionanti: a Giffoni Valle Piana 90 randagi nel 2003; dal 3/01/05 al 29/12/05 tra Campagna, Eboli, Serre, Altavilla Salentina e Sicignano ne vengono presi 405; altri 92 nel medesimo periodo solo a S. Cipriano Picentino, altri 67 a Montecorvino Pugliano e 111 a Montecorvino Rovella.

Solo in questo Comune, record dei record, in un solo giorno ne risultano accalappiati il 23 maggio ’05 ben 30. Tutti in due furgoncini. Un bottino!
Ebbene, con i dati, incompleti, di questi cinque comuni e il distretto di Eboli, rispetto ai cento comuni circa convenzionati, dal 1 gennaio ’01 al 29 dicembre ’05 la presenza dei cani dovrebbe superare le 1.400 unità, cifra in contrasto con i dati dei Nas del 23 febbraio ’06 (1676 cani presenti).
Di più. Nella fattura che Cafasso si accinge a presentare a Eboli per la tranche novembre 2004-gennaio 2005, risultano in vita 199 cani dei 912 portati in canile a partire dall’1/1/01.

E gli altri?
 

MUORI CHE TI PASSA
Schede di rilevamento dell’Asl Sa3, anno 2006. Esemplificativo.

E occhio alla mortalità!
A gennaio 2006, 1.746 cani, 213 accalappiati, 310 morti.

Febbraio: 1.672 presenti, 255 morti.

Marzo: 1.786 cani, 208 morti.

Aprile: 1.745, 237 morti.

Maggio: 1.763, 402 morti.

Giugno: 1.682 cani, 350 morti.

Luglio: 1709 cani, 299 morti.

Agosto: 1.691 cani, 325 morti.

Settembre: 1.691 cani, 325 morti.
Dall’analisi comparata dei dati del registro di carico e scarico ecco le cifre: cani sani entrati 863; cani malati entrati 810, totale 1.673.

Cani sani usciti: 200; cani malati usciti 616, cani soppressi 60, totale 876.

Restano vivi in canile i 797 cani entrati più quelli in essere al 31 dicembre ’05, 1.763.

Ma al 3 ottobre 2006 nel canile dai registri telematici risultano presenti 2.560 cani.

Chi pagava? C’è discordanza numerica tra le entrate mensili dei registri e il resoconto del dr. Nigro: 1.481 contro 2.756.

Secondo Nigro i cani morti e inceneriti sono stati nel 2006 2.711, quelli affidati 124.
Secondo il registro telematico al 3/10/06: 1.673 entrati, 876 usciti, 797 in vita, affidati 124.

Totale 2.436 cani presenti.
Secondo Nigro, riepilogo: entrati 2.756, usciti 2.711, in vita 45. In esistenza 1.763, affidati 124.

Totale cani presenti 1.683.
Una tombola.

A nessuno è venuto in mente di percorrere la strada dei controlli tributari, fiscali, delle corrispondenze tra cani pagati, cani accalappiati e fatture emesse?
La struttura di Cicerale è agli sgoccioli, oggi.

Ma Cafasso o chi per esso continua ad accalappiare e a destinare i randagi in altre strutture.

Sue o di persone fidate poco conta.

È semplicemente il sistema che si riproduce.

Più che i Nas, serve la Guardia di Finanza dentro i canili.

Una nuova alleanza col ministero della Salute è la via da percorrere.

 

 

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