Cilento e Diano in rosso, il sì vince in 13 Comuni: record a Valle dell’Angelo e Casaletto Spartano

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Cilento e Diano in rosso, il sì vince in 13 Comuni: record a Valle dell’Angelo e Casaletto Spartano

La zona a sud della provincia di Salerno si è tinta di rosso, come il colore che ha caratterizzato la campagna del no al referendum costituzionale. Anche il Cilento e Vallo di Diano, come il resto della Campania, si è espresso per bocciare le modifiche alla Costituzione. Il 64,69 per cento degli aventi diritto al voto nella provincia di Salerno hanno detto no. A conti fatti dunque i Comuni del Cilento e Diano che hanno detto sì sono solo una minima parte. Tredici su oltre ottanta. Record di sì a Valle dell’Angelo, paese d’origine del parlamentare Tino Iannuzzi, con il 71% di preferenze, e Casaletto Spartano, guidato dal sindaco Giacomo Scannelli, con il 62,69%. Comuni verdi anche Caggiano (55,58%), Caselle in Pittari (52,52%), Cuccaro Vetere, comune di residenza di Antonio e Simone Valiante, deputato Pd, con il 56,33 per cento. Favorevolì al sì anche Gioi (55,95 %), Laurino (56,45%), Monteforte Cilento (61,75%), Novi Velia (51,81%), Perito (51,03), Pertosa (52,66), Sacco (52,05 %) e Sanza (50,78 per cento). Ad Agropoli vince il no, così come a Sapri, Vallo della Lucania e Sala Consilina, i principali centri del territorio. Politicamente il primo sconfitto in Campania, e in modo clamoroso viste le polemiche relative ai presunti voti di scambio, è Vincenzo De Luca. Il voto, a livello territoriale e a livello nazionale, ha rappresentato qualcosa di più forte e profondo di un sì o no alla riforma costituzionale, della quale probabilmente in molti neppure conoscevano i contenuti: quello di domenica è stato un sì o un no a Renzi e alla situazione attuale del governo.  

Alfieri «Nessuno ha i numeri in tasca», ha detto il sindaco di Agropoli, finito nell’occhio del ciclone in seguito alla divulgazione di una registrazione di una riunione con il governatore campano Vincenzo De Luca e con oltre 300 amministratori locali, nel corso della quale il presidente della Giunta lo invitò a convincere le persone a votare per il sì al referendum anche in cambio di «fritture di pesce». – Si tratta di stupidaggini, di battute. Immediatamente ho avvertito che quelle frasi potevano essere travisate, cosa che è accaduta; c’è stato un ‘buonpensante’ venuto di proposito per registrare». «A questa città le vicende mediatiche, le pagliacciate fatte dai parlamentari nazionali che sono venuti a buttare i pesci a mare non hanno fatto bene. E’ stata mortificata una comunità che ha scelto il suo sindaco con il 90% dei voti».

De Luca  «Gli elettori hanno respinto in modo netto la proposta referendaria. Ogni votazione è una lezione da comprendere, e su cui riflettere. A maggior ragione in questo caso, di fronte ad un risultato perentorio e generalizzato. Oggi, dunque, è il tempo dell’umiltà e della responsabilità, in una fase che si annuncia difficile per l’Italia. Va dato atto a Renzi di aver compiuto un gesto di grande dignità e coerenza, assumendosi tutte le responsabilità e rimettendo il mandato», così il governatore campano, Vincenzo De Luca, all’Ansa. «Un voto così uniforme e forte, non può non contenere motivazioni generali e anche fra loro contraddittorie. Il contenuto della riforma costituzionale ha suscitato certo, dibattito, ma è rimasto abbastanza sullo sfondo. Si è partiti con una sovrapposizione sui temi referendari di spinte tutte politiche rivolte contro il governo, la sua azione, oltre che contro il Presidente del Consiglio. Nel Sud è emerso un malessere sociale, cui si dovrà rispondere con un piano per il lavoro a breve».

Iannone «La Campania è la regione che in termini di voti assoluti ha dato il maggior contributo alla vittoria del no, in nessun altra regione si è determinata una differenza di quasi un milione di voti rispetto al si. – ha commentato il presidente regionale di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, Antonio Iannone,  – Una risposta di dignità e di orgoglio dei nostri cittadini che, evidentemente, hanno espresso un giudizio politico nettamente negativo rispetto a Renzi  e ai governi locali del Pd. I cittadini campani attendevano realizzazioni e non elemosine elettorali e nuove promesse. Il si ha perso nettamente in tutte le province campane e ne avevamo avuto grande premonizione alla manifestazione di chiusura della campagna elettorale di Giorgia Meloni a Napoli il primo dicembre all’hotel Ramada. Ora De Luca e la sua prole, inventata in politica per diritto dinastico, cercano di scaricare tutte le colpe su quello che è ormai l’ex premier: una pratica deprecabile politicamente ed umanamente, alla quale De Luca & company sono avvezzi, come passarono da Bersani a Renzi nel giro di un anno oggi pensano di passare con il nuovo burattino di Marchionne e De Benedetti. La sconfitta netta del sì anche in provincia di Salerno e nella stessa Salerno città, però, rendono il senso di una corresponsabilità politica troppo evidente. Chi rottama sarà rottamato perché in Campania è tutto allo sfacelo: lavoro, sanità, trasporti, infrastrutture, servizi zero con tasse e imposte che sono le più alte d’Italia. Voglio ringraziare l’intera classe dirigente regionale di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale e gli Amministratori del Comitato ‘No, grazie’ che hanno saputo parlare di questi temi oltre che del merito di una riforma sbagliata, opaca, peggiorativa. Confidiamo sempre nella coerenza e nell’onesta intellettuale del nostro Leader Giorgia Meloni che già ha chiesto elezioni politiche immediate per ridare la parola agli Italiani che hanno dimostrato con una partecipazione notevole di volersi esprimere direttamente. Siamo contrari ad ogni ipotesi di governicchio o inciucio con la scusa della legge elettorale che può essere fatta dal Parlamento in pochi giorni. Se Berlusconi pensa ad un nuovo Nazzareno con le macerie renziane del Pd commetterebbe un errore definitivo. Giorgia Meloni ha detto chiaramente, come sempre, che la nostra alleanza è con gli Italiani».

Dimissioni Renzi Dopo la sconfitta del no, il premier Matteo Renzi ha annunciato le sue dimissioni: «Ho perso e a saltare è la mia poltrona. L’esperienza del governo è finita e nel pomeriggio salgo al Colle per dimettermi». Lo ha detto nel corso di una dichiarazione alla stampa a Palazzo Chigi dopo l’esito del referendum. «Volevo tagliare le poltrone della politica e alla fine è saltata la mia», ha aggiunto. «Il governo – ha aggiunto – sarà al lavoro nei prossimi giorni per assicurare l’iter della legge di bilancio e seguire i provvedimenti sul post sisma. Qui in questa sala saluterò il mio successore, chiunque egli sarà, e gli consegnerò la campanella e il dossier delle cose che restano da fare». L’incontro con Mattarella è avvenuto stamattina in Quirinale. «Vi sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all’altezza dei problemi del momento» ha detto in una nota il presidente della Repubblica. Ora il capo dello Stato dovrà individuare, in questo clima, una personalità in grado di raccogliere la fiducia in Parlamento. Tra le ipotesi più gettonate, quella di un governo prevalentemente tecnico guidato dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, come si legge su Corriere.it

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