Cilento, la dipendente della Comunità montana alle Iene: «Da 13 anni costretta a non fare niente»

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Cilento, la dipendente della Comunità montana alle Iene: «Da 13 anni costretta a non fare niente»

Il suo lavoro consiste nel non lavorare. Una punizione inflitta per aver denunciato una magagna all’interno del suo ente. E’ quanto raccontato da Rosetta Fierro, una dipendente della Comunità montana Gelbison Cervati originaria di Ceraso costretta da 13 anni «a non fare nulla» dopo aver denunciato una irregolarità all’interno del suo ufficio. Il caso di mobbing di cui si è occupata la trasmissione delle Iene arriva dal Cilento. «Sto lì senza far niente dalla mattina alla sera – spiega alla Iena Roberta Rea che si è occupata della vicenda, la dipendente Fierro – sono invisibile». Tremiladuecentosettantasei giornate di non lavoro. Lavora alla Comunità montana dal 1979 dove si occupava di mandate di pagamento, contributi, entrate e uscite. Una stakanovista, al punto che il suo responsabile di allora le fa i complimenti con una lettera per l’abnegazione e il grande senso del lavoro innati.

Ma cos’è successo? «Un giorno mi sono imbattuta in una fattura del 12 gennaio 2004 di un pagamento di 20mila euro diretta al direttore Valerio Rizzo che a me sembravano tantissimi soldi. Un premio. Ma in quel periodo l’ente non versava in buone consizioni economiche. Da allora è iniziata la violenza psicologica e a me è stato tolto il computer, finita la mole di lavoro, non ho più ricevuto incarichi. La corte dei conti ha stabilito che quei soldi non le spettavano». Ma per Rosetta è iniziato un periodo non solo di grande stress ma anche di dolore e depressione. Seguita legalmente dalla figlia avvocato, si ritrova di fronte in tribunale, quando la Comunità montana si è costituita in giudizio, proprio Valerio Rizzo, il direttore che difende se stesso, lo stesso che l’ha spostata di ufficio. Una situazione anomala che Rosetta vuole che venga chiarita al più presto per tornare a lavorare.

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