«Come quando ero piccolo mi insultano ‘ricchion’»

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«Come quando ero piccolo mi insultano ‘ricchion’»

Non mi chiamavano ricchion* da quando frequentavo le scuole superiori, e oggi, a 33 anni, è successo proprio per mano di…

Pubblicato da Pierpaolo Mandetta su Lunedì 22 febbraio 2021

di Maurizio Troccoli

Questa lettera scritta da una persona bella che evidenzia come invece tante persone scelgano di essere brutte, non richiede parole in più. E’ però occasione per sottolineare come, soprattutto tra sottoculture, continuino ad esistere oltre che ‘branchi di esseri umani’, quella insopportabile associazione tra gay e pervertito. Che, più spesso funziona come un transfer, ovvero come il cattivo tentativo di oscurare la propria, di perversione, mettendo in luce quella, presunta, di altri. Ma il pensiero malvagio, è per sua stessa natura, autenticamente perverso. Per cui, il «ricchion» del paese del Cilento è additato dal branco come il pervertito. Mentre il branco, pensa, così, di farla franca, rispetto alla perversione collettiva, dei propri componenti, unanimemente taciuta. Nel branco, le abitudini sessuali proprie, sono ammesse al confronto solo se a carattere pornografico e trionfalistico. Quelle della madre di ogni componente, ad esempio, sono il più sacro dei tabù. In quei buchi delle serrature non si sbircia. Lo si fa in quello della camera di ogni omosessuale, additandolo come pervertito. Perché l’accusa della perversione altrui, scalda, eccita il branco. Che vive di prede. Pierpaolo, a 33 anni, piange le proprie ferite cicatrizzate. Mentre a tanti giovanissimi sanguinano e, ad altrettanti, inizieranno a sanguinare. Grazie per la tua denuncia Pierpaolo. Non esistono gli ‘uomini veri’. Ma le persone belle. E le persone brutte. Poi esiste la speranza, sempre accesa, che le persone brutte possano diventare belle. Come te.

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