E’ intervenuto anche Dario Vassallo, fratello del sindaco di Pollica ucciso lo scorso 5 settembre

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E’ intervenuto anche Dario Vassallo, fratello del sindaco di Pollica ucciso lo scorso 5 settembre

Un incontro partecipato e molto interessante, questo è stato “Contromafie – legalità e libera informazione in terra di mafia”, evento organizzato dall’associazione culturale MEDIAPOLITIKA e dall’associazione DaSUD presso l’Università Tor Vergata di Roma. Durante l’incontro, moderato dalle redattrici di questa testata Carmen Vogani e Valentina Verdini, sono intervenuti il preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, Professor Lazzaro Caputo, il giornalista dell’ANSA Alberto Spampinato e Dario Vassallo, fratello del sindaco di Pollica ucciso lo scorso 5 settembre.

Spampinato, autore del Rapporto 2008-2010 dell’Osservatorio Ossigeno per l’Informazione della FNSI e dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, ha ricordato il fratello Giovanni, cronista de “L’ora di Palermo”, ucciso dalla mafia nel 1972. “La mafia – ha affermato Spampinato durante l’incontro – è una forma perversa e criminale del potere e della politica. Nel mondo dell’informazione il pizzo alla criminalità viene pagato sottoforma di silenzio mediatico e per sconfiggere questa piaga devono scendere in campo gli stessi giornalisti”. Spesso però, ha spiegato il cronista dell’ANSA, il giornalista tace perché sotto minacce, e proprio da questa considerazione è nata l’idea di realizzare il rapporto sui giornalisti minacciati dalla criminalità organizzata. “Solo nel biennio 2008/2010 – ha aggiunto Spampinato – 54 giornalisti e 24 testate hanno subìto pressioni. Minacce che non arrivano solo in Sicilia o nel Sud Italia. Se è vero che 20 giornalisti hanno denunciato pressioni in Calabria, 10 in Campania e 10 in Sicilia, è vero anche che nel Lazio esistono ben 16 casi e 9 Lombardia. Il giornalismo, dunque, non può più essere il cane da guardia della società, perché se il cane è bastonato non può più fare la guardia”.

Toccante e pieno di passione il ricordo di Angelo Vassallo che suo fratello Dario ha donato ai tanti presenti, tra cui alcuni studenti del Liceo Scientifico Amaldi di Roma. “Mio fratello è morto e io non riesco ancora a spiegarmi il perché. Quel vigliacco che lo ha ucciso – ha affermato Vassallo – ha eliminato l’uomo migliore di tutto il territorio”. Un uomo, ha ricordato Dario, che durante il periodo in cui ha rivestito la carica di sindaco ha fatto progredire quella terra in cui è cresciuto e ha vissuto. Con le sue iniziative ha migliorato Pollica e la vita dei suoi abitanti mostrando sempre grande attenzione alle tematiche ambientali. “Angelo era intelligente, buono e caparbio. Angelo non è mai stato un politico, è sempre stato un amministratore”.

Vassallo ha poi attaccato duramente l’ex presidente nazionale della Federazione dei Verdi, Pecoraro Scanio, e l’ex segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni. “Mio fratello ha preso sempre schiaffi dalla politica – ha detto – i primi li ha presi quando militava nei Verdi e Pecoraro Scanio indicò come presidente del Parco nazionale del Cilento un vero e proprio incompetente al posto di Angelo. Altri ceffoni li ha avuti dal Partito Democratico quando Walter Veltroni in occasione delle ultime elezioni politiche lo ha completamente ignorato e attraverso Goffredo Bettini, per poter valutare una sua eventuale candidatura al parlamento, ha chiesto a mio fratello un curriculum e un book fotografico. Il Partito Democratico ha abbandonato mio fratello quando era in vita e adesso che è morto vuole intitolargli una sezione”.
A conclusione dell’incontro sono stati presentati i libri “Zagare e sangue. L’informazione è Cosa Nostra” di Vincenzo Arena e “Dimenticati” di Alessio Magro e Danilo Chirico.

Arena ha voluto ricordare le figure di alcuni giornalisti uccisi dalla mafia, citando tra gli altri Pippo Fava, Beppe Alfano e Mauro Rostagno. L’autore di “Zagare e sangue” ha denunciato, inoltre, le colpe di quell’informazione che spesso, non riconoscendoli immediatamente come delitti di mafia, e rinunciando poi alla ricerca della verità, ha infangato la memoria delle persone cadute sotto i colpi della criminalità organizzata, raccontando di delitti passionali e omicidi per debiti di gioco.

Alessio Magro e Danilo Chirico, invece, dopo aver sottolineato il rischio concreto che la criminalità organizzata abbia ormai piantato le sue radici anche al nord, hanno concentrato il loro intervento sulla condizione meridionale e, in particolare, sulla Calabria, terra d’origine dei due giornalisti. Molto intenso si è rivelato il ricordo delle storie di semplici e onesti cittadini uccisi in agguati mafiosi. Racconti tratti dal libro in cui Chirico e Magro hanno raccolto le storie di oltre 250 vittime della ‘ndrangheta, vittime “dimenticate”.

Fonte: mediapolitika.com

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