Coronavirus e fede, l’intervista a don Gianni Citro

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Coronavirus e fede, l’intervista a don Gianni Citro

di Giangaetano Petrillo

Don Gianni, in questi giorni molte delle nostre abitudini ci vengono negate a causa dell’emergenza. Potremmo cogliere l’occasione di occupare il nostro tempo scoprendone delle altre. Lei come sta impegnando il suo tempo?

Per grazia di Dio ho uno spirito marcatamente dialettico. Ho sempre creduto che le negazioni siano passaggi fondamentali per riconoscere l’essenza vera delle cose. Molte nostre abitudini erano solo meccaniche e inutili. Questo tempo ce lo sta rivelando. Io di mattina cura l’orto e il giardino di casa. Mi stanco molto fisicamente. Durante il pomeriggio leggo e rispondo a tutti i messaggi delle persone che mi hanno contattato. Cerco di essere utile alla gente spaventata e sfiduciata.

Sembra che il mondo si sia ridotto drasticamente in un istante, rinchiuso nelle sole mura delle nostre case. Questo può farci riscoprire l’importanza delle relazioni?
Francamente non credevo di ritrovare tante energie in questo momento per concentrarmi sul mondo complesso e anche conflittuale delle mie relazioni. Ho capito che certi problemi non si erano risolti, solo perché non avevo avuto il tempo. Sto trovando soluzioni. Poi c’è il grande valore di stare di più con quelli di casa tua, che spesso ti perdono di vista per quanto vai sempre di corsa. La solitudine ci impone di cercare relazioni, di ricomprenderle, di recuperarle, di valorizzarle.

Solitamente non viviamo così.
Solitamente no. Questo tempo ci sta dicendo che dobbiamo smetterla di presumere di prevedere e programmare tutto. Nel corso della vita c’è il brivido dell’imprevedibile e la nostra umanità deve imparare a farci i conti. La vita è mistero, non consuetudine.

Come si possono vivere questi giorni affinché non siano sprecati?
Sprecare il tempo non è mai una cosa salutare. Secondo me però non facciamoci assalire dall’ossessione di essere produttivi ad ogni costo. Un po’ di tregua, di silenzio e di ozio ci farà bene. Porterà consiglio.

Lei è uno di quei parroci che hanno accolto il messaggio del Papa continuando a celebrare. Che effetto le ha fatto vedere le Chiese completamente vuote?
Sto celebrando solo nelle feste e la Domenica e così continuerò a fare. La Chiesa vuota è una scena raggelante, ma so che da casa migliaia di persone sono collegate e in comunione di preghiera. Anche tanti che non partecipavano alla messa da anni. Mi scrivono e mi ringraziano. Questo è molto bello.

In questi momenti di prova, per chi crede, quanto è importante la fede?
La fede è fonte di energia, di speranza, di entusiasmo. Serve per farci vincere le prove della vita, non per conservare usanze. Secondo me molti la stanno cercando e nutrendo in questi giorni.

La ricaduta psicologica sulle persone è uno degli effetti più temuti che si possa verificate dopo un lungo tempo di isolamento e di distanziamento sociale.
La ripresa sarà molto vigorosa e vivace. Secondo me smaltiremo presto il peso di questa snervante fatica. Poi penso che non sia positivo alimentare anche le paure riguardo a come ci ridurrà questa stagione. Ogni tempo ha la sua fatica. Oggi pensiamo a uscirne.

La fascia di età più colpita dalla letalità di questo virus è quella degli ottantenni. Quale messaggio si sente di dare ai tanti nostri anziani che temono, come giusto che sia, per la propria vita?
I nostri anziani non temono. Sono uomini e donne di grande sacrificio e coraggio. Pensano molto a quelli che sono a lavoro. A me arrivano telefonate commoventi, che mi raccomandano di essere attento e di non ammalarmi. Pensano tanto ai medici e agli infermieri. Si addolorano soprattutto per i più giovani che ritengono non attrezzati a tanti stenti. Gli anziani sono fantastici.

Una delle prime conseguenze è stata la forte riduzione dell’inquinamento atmosferico nelle grandi città, oltre alle immagini apparse su Venezia dove le acque sono ritornare ad essere pulite. Cosa possono insegnarci questi dati?
Molti di noi credono che l’allarme sul clima sia una bufala. Addirittura qualche capo di stato. Questa vicenda ci sta dimostrando che il rispetto dell’ambiente cambia volto alle nostre città e migliora la vita di tutti. Vedi, fermarsi porta sempre beneficio agli argomenti importanti.

Quanto, secondo lei, possono incidere questi giorni sulle responsabilità dei governanti e dei semplici cittadini?
Credo sia chiaro a tutti come la via d’uscita dall’incubo del virus sia quella della responsabilità dei singoli. Ogni uomo è custode dell’altro. I governanti sono molto provati e vivono pressioni assurde. Non credo ci siano stati eventi paragonabili in termini di responsabilità. Dobbiamo sostenerli. Non è il momento di alimentare polemiche. Nessuno era preparato a questa tragedia.

Mentre la ricerca scientifica è allo studio di un vaccino vediamo il Pontefice in pellegrinaggio per le Chiese di Roma a chiedere a Dio di fermare l’epidemia con la Sua mano. Sono due immagini contrapponibili?
I percorsi della scienza e le vie verso Dio non sono mai contrapponibili. Io credo che la mano di Dio indirizzi l’uomo verso la ricerca e le scoperte, ne disegni l’evoluzione e ne favorisca le conquiste.

Qual è l’insegnamento che possiamo trarne da questa crisi sanitaria, sociale e sicuramente economica?
La crisi sanitaria ci imporrà di verificare che le politiche che l’hanno aggredita considerandola una fonte di sprechi sono fallimentari e oggi ne stiamo pagando le conseguenza. La crisi economica ci vedrà tutti impegnati in un grande concorso di forze. Nessuno può essere lasciato solo. L’economia deve avvalersi del principio vitale della sussidiarietà e della solidarietà. Non potremo più giustificare nessuna corsa ai profitti egoistici e devianti.

Mi conceda un’ultima domanda. A chi sono rivolte le sue preghiere in questi giorni?
Il Vangelo ci chiede di pregare nel segreto, perché Dio vede nel segreto. Ho sempre fatto molto affidamento ai Santi Patroni e questo lo condivido volentieri con tutte le mie popolazioni. In modo particolare invoco la protezione di Santa Rosalia. Il suo culto è rinato ed esploso in una Palermo assediata da una delle più violente pestilenze della storia. Il morbo si diffuse in tutta Europa. Sicuramente la sua immagine è arrivata da noi come icona di una liberatrice esperta dal nemico malefico. Oggi torni a dare forza e coraggio a chi è nella lotta e fatica a vedere la luce.

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