Folla in visibilio per l’arrivo dell’uomo con i pattini

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Folla in visibilio per l’arrivo dell’uomo con i pattini

"Chissà, magari adesso arriva uno con i pattini. Oppure, meglio ancora, il percorso si riempie improvvissamente d’acqua e arriva uno in canoa". Erano più o meno questi i pensieri che ad un certo avrebbero potuto adornare l’immaginario di uno dei tanti spettatori appostati nei pressi del traguardo della "Corsa del Mito". Magari di colui che, dopo aver già assistito all’arrivo di decine di atleti sfiniti – professionisti e non- che hanno gareggiato nella gara podistica articolatasi tra Palinuro e Marina di Camerota, cerca in un rapido cortometraggio mentale il guizzo della novità.

Nel tardo pomeriggio di ieri parte di questa nuvoletta immaginifica si è condensata in un singolare evento concreto. Di certo non è arrivato il tizio in canoa. Ma quello coi pattini sì. E pure con un certo stile.
Dopo che decine di partecipanti avevano tagliato il traguardo spinti dall’incitamento delle due ali di pubblico e dal commento ritmico e coinvolgente dello speaker della gara, è arrivato lui, l’uomo coi pattini. Sotto gli occhi sorpresi e certamente divertiti dei presenti, l’atleta è giunto alla meta a braccia alzate, soddisfatto della performance sportiva appena compiuta. Scroscianti gli applausi, sonore e festose le urla di approvazione. Spettatori, compagni di gara e addetti ai lavori uniti nell’ammirazione per un gesto che, agli occhi di qualcuno intento a cercare il classico pelo nell’uovo, poteva sembrare non proprio in linea con il regolamento di una gara podistica.

"Dicono che con i pattini sono avvantaggiato, ma non è assolutamente vero, perchè in salita vado ad una media di 5, 10 all’ora. E’ regolare, perchè la fatica c’è, e si può vedere dal viso" ha spiegato al giornaledelcilento.it, grondante di sudore, quest’uomo di mezza età, dal marcato accento italo-americano. "Ho scelto il numero 111 perchè è simbolico: 1 perchè è la prima edizione, 11 per ricordare l’America e la tragedia dell’11 settembre e 111 perchè spero tanto che siano gli anni che questo pianeta possa vivere senza guerre e crimini. ", ha tenuto a precisare l’estroverso appassionato di sport. "
"Ho partecipato a tante imprese. Quando avevo 28 anni ho fatto Roma-Edinburgo coi pattini, ci ho impiegato due mesi e mezzo. Ho fatto Roma-Venezia in 11 giorni circa. Roma-Chiasso idem e Roma-Spoleto in una giornata, sono 127 chilometri. I pattini che indosso ora sono pattini per l’acrobatico, non da corsa. L’ho dovuti modificare."
"Sono di madre italiano e padre americano. Milwaukee, nel Connecticut. Ora vivo in Italia. Sono stato per quarant’anni a Roma, ora vivo nella città della Spigolatrice, a Sapri. E ora sono qua per questo evento."
Racconta con affabilità e orgoglio quest’uomo di sulla cinquantina che assomiglia un po’ a Philippe Daverio, e parla con un accento che è un ibrido tra quello di Edward Luttwak e la cadenza di Dan Peterson. E poi la dichiarazione d’amore e di fede finale: "Comunque sia, spero che vada tutto bene e che Dio salvi l’America e l’Italia anche."

Secondo quanto riferito da coloro che hanno assistito alla fase preparatoria della corsa, il simpatico pattinatore-maratoneta ha dato spettacolo anche nel pre-gara, dando sfoggio delle proprie spiccate abilità tecniche, tra piroette e virtuosismi vari.

E pare che nella lista degli iscritti alla corsa risulti sotto il nome di Russel Crowe. Un vero gladiatore, non c’è ombra di dubbio.

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