Crisi, imprenditore cilentano disperato: «Vi racconto la mia storia, forse non ci saranno altri capitoli»

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Crisi, imprenditore cilentano disperato: «Vi racconto la mia storia, forse non ci saranno altri capitoli»

Raffaele Galato è un cittadino di Camerota. Racconta la sua storia al giornale del Cilento. Una storia di una vita che fu, fatta di sacrifici e «pane e mortadella». La storia di un imprenditore cilentano sul lastrico. Stretto nella morsa dello Stato. In una terra dove si arranca, dove si fa fatica ad arrivare a fine mese, Galato aveva trovato il suo «modo di vivere» onestamente. La raccolta delle olive e il frantoio: una tradizione che si ripete nel Parco da decine di anni. Ma ecco come è andata a finire.

Vi racconto una storia:

Nei primi anni ’80 del secolo passato, in un paese del Cilento, due giovani si sposano. Lui è un impiegato; lei un’insegnante con tanto di concorso abilitante superato. Sperano in una vita onesta e serena. Dopo un anno nasce il primo figlio. Cominciano ad interessarsi ad una parte degli oliveti appartenenti alle rispettive famiglie di origine. Mangiando “pane e mortadella” cercano di recuperare quante più strisce di terra è possibile tra quelle finite in mano, per sopravvenute successioni e divisioni, a parenti più o meno stretti. Insomma, sacrifici su sacrifici, in nome della passione per la terra; terra che non dà reddito ma solo tante soddisfazioni. Tanto è vero che il loro olio, prodotto della coltivazione di quelle olive, comincia ad essere conosciuto ed apprezzato da sempre più persone. Decisero quindi, di comune accordo, che lei non avrebbe fatto l’insegnante ma si sarebbe dedicata a tempo pieno alla famiglia ed alla piccola attività agricola a lei intestata. Alla fine degli anni ’80, visto che la piccola azienda comincia a prendere forma, si decide l’iscrizione ai coltivatori diretti. Si presenta regolare domanda. Arrivano gli ispettori dell’INPS per le verifiche, i quali apostrofano la giovane signora dicendo “Signora, ma come è possibile? Lei è diplomata e lavora la terra?”: non furono accettate spiegazioni. 

Neanche le mani sporche di terra convinsero quei “fedeli” servitori dello Stato. Responso negativo, nessuna iscrizione all’INPS per la regolare titolare dell’azienda. Fidando nell’onestà e nella giustizia dello Stato, i due coniugi decisero di non proporre ricorso: “Se gli ispettori hanno deciso così, sicuramente avranno ragione!”, pensarono! La piccola azienda, tra mille sacrifici, va avanti. Arriva l’euro, crolla il prezzo dell’olio. Anni difficili per quella agricoltura cilentana da sempre di mera sussistenza. Gli introiti difficilmente coprono le spese. Ma si va avanti. C’è la passione e, poi, ci sono i figli! Non si sa mai! Si cerca di tirare avanti per non abbandonare un “sogno”! 2012: si presentano gli ispettori dell’INPS. Controllo all’azienda: si controlla la poca documentazione che una piccola azienda come quella degli interessati può produrre: tutto in regola, compresi i contributi per i dipendenti stagionali! Ci convocano alla sede INPS di Salerno: ci lasciamo con una stretta di mano!

Dopo qualche mese arriva la prima “mazzatina”: gli ispettori hanno deciso che la signora deve essere iscritta al registro degli imprenditori agricoli! Da giovane no: ora che giovane non è più si! Vabbene! La signora viene iscritta d’ufficio con richiesta di pagamento dei contributi relativi a cinque anni arretrati, circa 12.000,00 euro. OK! I due pensano di non aver sbagliato. Sicuramente non hanno sbagliato volontariamente, considerando che l’attività è sempre stata gestita correttamente: ma, se lo Stato, gli ispettori che rappresentano lo Stato, dicono che si deve pagare avranno sicuramente ragione. Anche stavolta non si fa ricorso. 12.000,00 euro in qualche maniera si pagheranno. Un prestito, un po’ di aiuto di parenti e amici, ancora sacrifici e si riuscirà a pagare quello che lo Stato ritiene si debba pagare. 2014: “mazzatone”! Arriva la richiesta di pagamento da parte dell’INPS: 28.000,00 euro in sei mesi! Crolla il mondo! Ma perché quella cifra?!! Come si farà a pagarla?!! Impossibile! Le entrate di famiglia sono così scarse che per mettere insieme una cifra come quella servirebbe una vita! Ma cosa si è fatto di male?!! Forse (ed il “forse” ci sta tutto) si è fatto un errore! Ed un (possibile) errore, tu, Stato, me lo vuoi far pagare tanto? Ma che Stato sei?

Si va all’INPS in cerca di spiegazioni e/o di agevolazioni di pagamento. Si viene apostrofati come EVASORI! Evasori di che? Vi avevamo chiesto l’iscrizione e ci diceste di NO! Ci avete iscritto d’ufficio e non abbiamo fatto ricorso dicendovi di SI! Quando e cosa abbiamo “evaso” coscientemente?!! All’INPS dicono che la cifra è intoccabile e che l’unica possibilità è una dilazione in 24 mesi con interessi. Piccolo calcolo 28.000,00 + interessi / 24 fa più di 1250,00 euro al mese. Lui guadagna circa 1400,00 euro al mese. L’attività agricola ormai copre (forse) appena le proprie spese (l’azienda produce tra i 2000/3000 litri di olio per annata che, al prezzo corrente di circa euro 4,50, per l’anno 2014, fa tra i 9000,00/12500,00 euro, a cui vanno aggiunti circa 5000,00 euro di aiuti comunitari, e da cui vanno detratte tutte le spese per salari e contributi dei lavoratori stagionali, concimi, lavorazione dei terreni, materiali di consumo, commercialista, HACCP, agronomo, tasse varie, manutenzione macchinari, ecc.! Ci resta ben poco!). I C/C sono perennemente in rosso. Le banche non concedono niente. Fine di un “sogno”!!! L’attività non ha possibilità di andare avanti! Si cercherà di vendere. Ma in questo momento di forte crisi, chi compra? Ed allora? Ci sarà un titolo di giornale del tenore: “Dramma familiare nel Cilento: uomo sul lastrico si suicida lasciando moglie e figli”.

È questo che vuole lo Stato? Lo Stato che cerca di far cassa in tutti i modi vuole risolvere i problemi attraverso i suicidi? Ed allora abbiate il coraggio di promulgare una Legge (“Legge” continuo a scriverlo con la L maiuscola, per volerci ancora credere) per cui tutti i poveri, tutti quelli che non ce la fanno, devono fare come i lemming. Con la differenza che i lemming vanno a “suicidarsi?” per lasciare spazio ai giovani quando la popolazione diventa troppo numerosa, mentre i nostri “poveri” si suiciderebbero  per lasciare spazio ai tanti “furbetti” che, dall’aggiramento delle Leggi, con la compiacenza delle istituzioni, hanno e continuano a trarre grandi vantaggi! Questa è la “mia” storia! La storia di molti altri piccoli “servi” dello Stato come me e mia moglie. Non so se ci saranno altri capitoli!

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