E’ morto Raffaele Cutolo: fu scovato ai confini del Cilento

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E’ morto Raffaele Cutolo: fu scovato ai confini del Cilento

Capaccio Paestum ed Albanella hanno rappresentato due luoghi importanti nell’esistenza di Raffele Cutolo (nella foto in alto), ucciso da una setticemia del cavo orale a 79 anni. Il boss che fondò la Nuova Camorra Organizzata e che fu protagonista di quella che probabilmente resta la più sanguinosa stagione di guerra tra le cosche della criminalità organizzata, stava scontando numerose condanne all’ergastolo e da molti mesi era recluso in regime di 41 bis in un reparto dell’ospedale di Parma.

Alle porte del Cilento
Perchè O’ Professore di Vesuviano è riuscito a raggiungere le porte del Cilento? Della città dei Templi è originario uno dei fedelissimi dell’ex capo della NCO: è il pluripregiudicato Giovanni Marandino (foto a sinistra), alias Zì Ninuccio, nuovamente arrestato di recente dalla Squadra Mobile di Salerno. Condannato per associazione mafiosa, dal voluminoso fascicolo custodito presso la stazione dell’Arma di Capaccio Scalo si evince la sentenza definitiva di condanna della Corte di Appello di Napoli datata 16 marzo 1982, che da quel momento marchierà l’appartenenza e militanza di Marandino alla Nuova Camorra Organizzata di Cutolo, del quale non svelerà mai alcun segreto pur essendo indicato, da molti, come suo cassiere ed uomo di assoluta fiducia. Cutolo avrebbe trascorso parte della sua latitanza proprio in quel triangolo disegnato sulla Piana del Sele. Il 15 maggio 1979, infatti, in un casolare tra le campagne e i boschi di Albanella, Cutolo fu arrestato. Cento uomini per braccarlo.

Solo con Greco
Altro legame, seppur sottile e indiretto con il Cilento, è il fatto che Cutolo, per un periodo, ha voluto interloquire solo con il magistrato Alfredo Greco (foto in alto). Ma non si sarebbe mai pentito, come lui stesso dichiara alla stampa: «Mi sono pentito davanti a Dio, ma non davanti agli uomini. La dignità è più forte della libertà, non si baratta con nessun privilegio. È da anni che i magistrati provano a convincermi. Nel ‘94 il procuratore Greco, per il quale ho molto rispetto, mi disse: starai in una villa con tua moglie. Rifiutai. E sono orgoglioso di aver sempre resistito alla tentazione. Penso che la legge sui pentiti sia un’offesa alla gente onesta e alle famiglie delle vittime».

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