Elettricità: come cambia il costo dell’energia

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Elettricità: come cambia il costo dell’energia

Come si compone il costo dell’energia

Il costo dell’energia per gli utenti ancora legati alle tariffe a Maggior Tutela, cioè ex-Enel, viene stabilito trimestre per trimestre dall’ARERA in base al tipo di contratto. Generalmente si fa riferimento ai contratti domestici di tipo comune e cioè quelli da tre chilowatt, ma esistono anche contratti di fascia maggiore, da 4,5 kW e da 6 kW, ad esempio, e ciascuna fascia ha le sue tariffe. Un’altra cosa che fa cambiare il costo è il tipo di contratto sottoscritto, e quindi se è a tariffa mono oraria o bi-oraria, perché anche in questo caso l’ARERA stabilisce il costo per la prima o per le due tariffe in caso di doppia misurazione. Il costo medio in bolletta però non comprende solo il costo dell’energia, ma vi aggiunge gli oneri e le tasse, che variano anch’esse in dipendenza del tipo di contratto. Inoltre, il costo al kwh dell’energia elettrica, come spiegato anche dal fornitore Wekiwi, varia anche tra mercato tutelato e mercato libero, nonché a livello europeo: vediamo in che modo cambia e a quanto ammonta questa differenza. 

Differenza di prezzo nel mercato tutelato e in quello libero

In pratica il costo della luce elettrica, misurato in euro per kWh, non è dato solo dal costo dell’energia ma bisogna aggiungere altre voci. Questo prezzo in pratica è determinato da una quota fissa, che non dipende da quanta elettricità si consuma, e da un’altra quota che invece è influenzata dai consumi reali. Volendo entrare nel dettaglio, le spese fisse inglobano la gestione commerciale e il dispacciamento, nelle spese a consumo invece c’è il costo dell’energia consumata, delle perdite di rete, la gestione del contatore e gli oneri di dispacciamento. A tutto ciò si devono aggiungere le tasse, uguali per tutte le società di distribuzione, e il prezzo di perequazione, solo per gli aderenti al mercato tutelato. In pratica la spesa per l’energia è solo il 48% dell’importo totale della bolletta, mentre il rimanente 52% sono oneri, imposte e spese accessorie. È la somma di ambedue che dà il costo reale del kWh, che è il vero parametro che serve a valutare le varie offerte presenti sul mercato dell’energia.

Cosa succede negli altri paesi europei?

La direttiva europea che ha liberalizzato il mercato dell’energia in tutti gli Stati membri è la n.54 del 2003. Le regole sono uguali per tutti eccetto che per qualche differenza, che è però in grado di pesare sul costo finale dell’energia. La prima differenza è proprio nella materia prima utilizzata per produrre energia ed è molto importante perché determina i costi all’origine dell’energia stessa. In Italia l’energia si produce grazie alla combinazione di una serie di fonti, tra cui il gas naturale. La produzione in Italia purtroppo quasi sempre non è sufficiente al fabbisogno nazionale, per cui bisogna acquistare la differenza dagli altri paesi, come la Francia, che ne produce in sovrabbondanza perché usa le centrali nucleari. Infine variano anche i costi di trasporto, Iva e accise, insieme alla gestione del contatore, che influiscono anch’essi sulla bolletta. Ciò fa sì che in Italia con 0,234 € kWh, i costi siano mediamente più alti che nelle altre nazioni, come la Francia dove costa 0,171 euro al kWh, o la Finlandia a 0,155 al kWh.

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