«Fanculo al direttore», il sindaco di Orria all’intervista preferisce la polemica: «Giornaletto, caso ridicolo»

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«Fanculo al direttore», il sindaco di Orria all’intervista preferisce la polemica: «Giornaletto, caso ridicolo»

Il sindaco di Orria che non ha avuto il tempo di rispondere alle domande, ha avuto il tempo di farci una articolata lezione di giornalismo. Non è il primo. Pubblichiamo il suo comunicato stampa integrale e a seguito la risposta del giornale. 

In risposta all’articolo pubblicato sul giornaledelcilento.it in data 10.11.2015. La classica tempesta in un bicchiere d’acqua, potrebbe essere definito l’articoletto apparso sul sito giornaledelcilento.it, dal titolo: “Orria, sindaco a giornalista: «Di al direttore che andasse a fanculo»”, a firma di Maurizio Troccoli e Marco Santangelo. Sebbene comprenda la “necessità” di pubblicare, con scadenza quotidiana, notizie accompagnate da titoli ad effetto, mi rammarica, non poco, il “confezionamento” di pezzi di così bassa fattura. Ho deciso di scrivere in prima persona, il presente comunicato, per far luce su una vicenda che di giornalistico non ha nulla, assumendo solo i contorni dell’atto lesivo della mia reputazione. Un tentativo di gettare discredito sulla mia persona attraverso un episodio che definire ridicolo è dir poco.

Di seguito, riporto i fatti.

Nella cartella del Protocollo del Comune, trovo una mail con la quale, mi si invita a rispondere ad una serie di domande, nell’ambito dell’iniziativa: “Intervista fissa ai Sindaci del Cilento”, promossa dal Giornale del Cilento. Come termine entro il quale, assolvere a questa importante adempimento istituzionale, mi viene indicato: “dieci giorni dall’invio di questa intervista (tempo considerato congruo rispetto all’importanza che assume e agli impegni di un sindaco)”. Da questa sconclusionata precisazione, comprendo, che i promotori dell’iniziativa, conoscono, con dovizia di particolari, i miei impegni e la durata degli stessi. Inoltre, la missiva di trasmissione dell’intervista, con tono imperativo e vagamente minaccioso, precisa: “in caso di mancata risposta, pubblicheremo le domande che le abbiamo sottoposto, purtroppo, senza che i suoi cittadini possano conoscere le informazioni che le abbiamo chiesto, a differenza di quei cittadini che invece vedranno il proprio sindaco disponibile a informarli. Se necessita di qualche giorno in più per motivi di ferie o altro la preghiamo di comunicarcelo indicando la data entro cui ci darà le risposte scritte”. Un ammonimento, il cui tono lapidario, rende qualsiasi richiesta della Procura della Repubblica, un idillio Leopardiano. Ma non divaghiamo. 

Successivamente, vengo contattato telefonicamente, da un collaboratore del giornale. Esprimo, a questi, la mia disponibilità in ordine all’intervista in discorso, invitandolo presso la Residenza Municipale. Niente di troppo impegnativo, considerato che il giornalista col quale avrei dovuto relazionarmi, è un mio concittadino. Da una prima scorsa alle domande inviatemi, mi rendo conto che non sono sufficienti “pochi minuti” per fornire le dovute risposte; atteso che mi viene chiesto: “di essere quanto più preciso possibile, esprimendo metri, dati, iniziative e luoghi precisi”. Più che un’intervista, mi appare come un “compito in classe”, una sorta di relazione tecnica con tanto di computo metrico. Trascorrono alcuni giorni. Io, confido sempre nella proposta di incontrarci e parlare di persona. Invece, iniziano solo una serie di telefonate di “sollecito”. Telefonate che culminano nell’episodio, narrato con tanta enfasi e non poche illazioni da parte del giornale. 

Nel corso di un sopralluogo su un cantiere di un lavoro pubblico, in compagnia di funzionari ed altri amministratori, ricevo l’ennesima telefonata da parte di Marco Santangelo, collaboratore del giornale del Cilento. Essendo impegnato, non potendo parlare, passo il cellulare allo zio del giornalista (presente in loco in veste di Assessore comunale). Il rapporto familiare, intercorrente tra i due, spiega il tono confidenziale col quale, l’assessore (e non io), si rivolge al ragazzo, ammonendolo di: “dedicarsi allo studio e di non tempestare il telefono del Sindaco con la solita richiesta”. Il resto della conversazione, tra zio e nipote, è di facile intuizione.

In conclusione, io, non ho mandato “a quel paese”, nessuno. Non lo faccio con le persone che conosco, figuriamoci con chi non conosco. Questi i fatti. Per completezza di informazione, nei riguardi dei miei concittadini, in particolare, e verso tutti i Cilentani, in generale, vorrei soffermarmi sulle epocali domande concepite dalla Redazione del Giornale del Cilento, che, cito testualmente: “Quelle che, ad avviso di questo giornale, fanno di una amministrazione un esempio di gestione giusta, consapevole e moderna del bene pubblico”. Innanzitutto, porre le stesse domande a tutti i Sindaci, non tenendo conto delle specificità di ogni singolo Comune e delle diversità che intercorrono tra un Comune montano ed uno costiero, la dice lunga, sul grado di conoscenza della realtà cilentana. La realtà di Camerota o Centola è diversa dalla realtà di Orria, Gioi, Perito o Moio della Civitella.

Ciò premesso, analizziamo, alcune, delle mirabolanti domande dell’intervista in esame.

– Domanda: “Quante campagne che compongono il paesaggio del suo territorio comunale sono curate e messe in cultura? Quante invece sono abbandonate? In quanta parte di questa si lascia crescere indisturbata ogni forma di erbaccia? In quante di queste insistono vecchi capanni, o parcheggi o ricettacoli di materiali in disuso e ogni forma di utensile, attrezzature e altro tali da farle apparire come segni evidenti di degrado e incuria se non persino come discariche a cielo aperto? Li ha mappati? Quanto tempo offre in media ai proprietari per il ripristino dei luoghi e in quanto tempo interviene lei invece con denuncia per danno paesaggistico e ambientale o con iniziative in collaborazione con privati per ripristino?”

Avete letto con attenzione? Il Giornale del Cilento, pensa che un Sindaco, debba girare per i campi e “mappare” i vecchi capanni, le erbacce e le zone non coltivate. Inoltre, sempre secondo il Giornale, il Sindaco, qualora scopra una “discarica a cielo aperto”, nella sua veste di Ufficiale di Governo, avvalendosi( presuppongo), anche dell’ausilio degli Uffici Comunali, invece, di denunciare il tutto alle autorità giudiziarie competenti, debba avviare, “iniziative in collaborazione con privati per ripristino”, contrattando con l’autore del reato (perché di questo si tratta), tempi e modi, fornendogli anche collaborazione. Da ciò, si comprende, che chi ha stilato le domande, non conosca il reato di “omissione d’atti d’ufficio”, né, tantomeno, quelli di “favoreggiamento e complicità”, e di conseguenza, non conosca le fattispecie concrete in cui è palese incorrere in tali reati.

– Domanda: “In questo momento quanta parte di staccionata è integra lungo tutto il territorio comunale e quanta parte richiede di essere aggiustata? Quando sarà compiuto l’intervento?”

Parte di staccionata? Quale staccionata? Ma i Comuni Cilentani non sono mica dei Ranch del Texas, il cui territorio è delimitato da una staccionata per non far scappare i vitelli.

– Domanda: “Il bitume, il catrame, quando viene rinnovato sulle strade prevede il taglio rettangolare e preciso di quello vecchio per la sostituzione regolare e geometrica, oppure viene collocato a chiazze, con sbavature sui margini e segnaletica orizzontale non precisa?” 

Avendo dato i natali al grande artista Paolo De Matteis ed avendo nella circoscrizione del Comune di Orria, la frazione Piano Vetrale, notoriamente conosciuta quale paese dei Murales, siamo per la libera esplicazione dell’estro. Quindi, non solo tagli geometrici precisi, ma anche linguaggi artistici diversi. L’Ufficio Tecnico Comunale, ad esempio, predilige l’Action painting (dripping art). Altri, nel rinnovare il bitume si ispirano alle opere di artisti appartenenti all’Arte Moderna, ovvero, cubisti, primitivisti, espressionisti, dadaisti e astrattisti.

– Domanda: “A quando risale l’ultimo censimento verde (conteggio di metri quadri di verde pubblico, staccionate, tipologie di alberi, piante varie e servizi offerti all’interno di queste aree)? E cosa dice, in sintesi, il censimento?”; 

Ancora staccionate? Sarà un tema molto caro alla redazione. Comunque, oltre a tutti questi dati, il Sindaco, tra le sue prerogative, disciplinate da espresse statuizioni di legge, ha anche il compito di censire i grilli campestri, le cavallette, le lucertole, i ragni saltatori, le formiche, la zanzara tigre, i ricci, i cinghiali, le rane e rospi, il vermileonide, le lucciole ed i Moscerini della frutta.

– Domanda: “Sindaco quanta parte della sua giornata dedica a passeggiare a piedi o andare in bici tra i vicoli, le strade e le campagne del suo territorio? Con quale mezzo raggiunge la sede del Comune? Quali e quanti sono gli angoli di degrado, i segni di incuria, che rileva allo sguardo ogni giorno mentre cammina? A chi li segnala? Quanti di questi risolve settimanalmente?”;

Come raggiungo la sede Municipale? Per abbattere la percentuale di polveri sottili, particolato o PM, (problema molto sentito nei Comuni Cilentani dell’entroterra), sovente, mi sposto a piedi, in bici o con Lo skateboard. Invece, per raggiungere Piano Vetrale, utilizzo i mezzi pubblici. Prediligo il tram, ma non disdegno la metro. L’unico inconveniente è il cambio tra la Linea Blu e la Linea Rossa per raggiungere Casino Lebano.

– Domanda: “Di quante persone è composto la squadra di tecnici del verde e della manutenzione del Comune? Quante volte al mese viene tagliata l’erba del bordo strada e quella di giardini, parchi e aiuole?”;

Squadra di tecnici? Questa è talmente comica che si commenta da sola.

Ecco, questo il tenore delle domande preparate per intervistare tutti i Sindaci. Come è intuitivo capire, sono state stilate da chi non ha alcuna conoscenza teorica e pratica della gestione di un Comune di piccole dimensioni. Completamente avulse dalla realtà. Nei piccoli Comuni, il Sindaco non ha ufficio di staff, né orari. Viene chiamato in causa per qualsiasi problematica.  In un contesto viario disastrato come quello cilentano, come si può chiedere ad un Sindaco, la forma del “taglio del bitume”? L’anno scorso, in conseguenza delle straordinarie precipitazioni, alcune frane, provocarono il quasi isolamento del paese. Una situazione gravissima, a cui fu necessario porre rimedio in tempi rapidi, attesa l’impossibilità di transito anche dei mezzi di soccorso (ambulanze e vigili del fuoco).

Con una popolazione, composta al 70% da anziani, con un organico ridotto al minimo in virtù di un blocco del turnover che non ha eguali nella pubblica amministrazione (pochissimi Funzionari debbono porre in essere l’assolvimento di una miriade di adempimenti burocratici inimmaginabili), con tagli costanti ai trasferimenti Statali, con la necessità di garantire i servizi essenziali ai cittadini, sempre e comunque, con scadenze impellenti di ogni natura, con responsabilità, amministrative e penali, in continuo aumento, ciò, che è preminente chiedere ad un Sindaco, sono i metri di staccionata integra, la mappatura delle erbacce e la forma del taglio del bitume stradale?

Nella realtà quotidiana, il sottoscritto, al pari di tutti i colleghi Sindaci cilentani, pone in essere ogni atto utile, volto alla risoluzione dei mille, piccoli e grandi, problemi della Comunità che ha l’onore e l’onere di amministrare in veste di delegato, impiegando, anche, risorse personali. In ultima analisi, l’obbligo di informare dell’operato dell’amministrazione che rappresento, lo assolvo, sia, dialogando tutti i giorni con i cittadini, stando in mezzo alla gente, vivendo in prima persona i problemi, sia, pubblicando (come prescrive la legge), tutti gli atti amministrativi sull’Albo Pretorio on-line dell’Ente. Resto a disposizione per un’intervista che metta in risalto le vere problematiche che attanagliano i Comuni del Cilento collinare.

Cordialità. Il Sindaco del Comune di Orria (SA)

Il direttore del giornale del Cilento risponde al sindaco di Orria

Precisiamo innanzitutto che non usiamo diminutivi, ma la chiamiamo sindaco, nonostante lei abbia definito giornaletto questo giornale di 13mila lettori unici giornalieri e circa 30 mila pagine lette al giorno (dimostrabili in qualsiasi momento). Evidentemente lei avrà a che fare con ‘giornaloni’, nel Cilento, che possono dimostrare, numeri alla mano, un pubblico più vasto. In secondo luogo, lei non ha avuto il tempo di rispondere a un’intervista, dopo circa un mese mentre, a poche ore dalla pubblicazione, ha trovato il tempo di articolare una copiosa risposta, ironizzando sull’intervista e sottolineando che non ha tempo. Vede sindaco, il tentativo di mettere in ridicolo le domande è un esercizio noto a questa testata e alla maggioranza dei giornalisti. Le garantisco che è in felice compagnia. Comunque questo giornale le domande le ha sempre pubblicate e non ha la pretesa di suggerire ai lettori il giudizio che liberamente si formano. Lei ha scelto di imboccarli, probabilmente per l’idea che ha dei lettori e dei cittadini. Anche lei, come un altro sindaco prima, ha detto che la sua comunicazione con i cittadini avviene quotidianamente. Noi siamo invece ancora tra quelli che considerano importante il ruolo dei giornalisti di porre domande, di sollecitare risposte e di offrire una alternativa di informazione alla propaganda. Ma veniamo a tutti i punti, risposta per risposta. 

Se il «fanculo al direttore», non l’ha detto lei, gentile sindaco, ci piacerebbe sapere il giudizio che esprime a riguardo. E ci piacerebbe sapere perchè non ha avvertito la necessità di informare il giornalista che non c’era stata nessuna telefonata con lei, ma con lo zio, nonostante avesse ricevuto un messaggio a sole due ore dalla telefonata in cui veniva informato che tutto sarebbe stato spiegato alla redazione. Lei su questi punti ha preferito sorvolare ma ha dedicato sufficiente tempo a insegnarci come si fanno le domande, quali domande si dovrebbero fare e come si comporterebbe invece un giornalista che conosce il territorio. Noi siamo ancora tra quei giornalisti che le domande se le scelgono liberamente, rischiando il giudizio severo dei propri lettori che ti bocciano o ti promuovono scegliendoti come giornale rispetto ad altre offerte, ma non se le fanno suggerire dal politico. 

Lei considera un atto, quello di riportare fedelmente i fatti, lesivi della sua reputazione. Mentre non c’è nessuna reputazione lesa per cui si sente di pronunciarsi rispetto a un «vaffanculo» che giunge dal suo telefono a un giornalista o al suo direttore. Anzi minaccia anche querele e definisce «ridicolo» l’episodio. Rispetto ai tempi dell’intervista parla di «tono imperativo e vagamente minaccioso» e «ammonimento il cui tono lapidario rende qualsiasi richiesta della procura un idillio». I lettori sanno, perchè è scritto nell’intervista pubblicata, che al sindaco di giorni ne vengono concessi 10 e tutti quelli che ritiene necessari se solo lo comunica. Potenzialmente quindi illimitati. Ma a lei, per rispondere a un giornalista, non le è bastato un mese. Per polemizzare invece solo poche ore. Se ammonimento è informare l’interlocutore, per correttezza, che le domande saranno pubblicate senza risposte, qualora il sindaco decidesse di non rispondere, l’alternativa che preferisce lei è che il lettore non sappia? 

Aggiunge che ha invitato il giornalista al Comune. Troppo lavoro scrivere delle risposte? E perchè a lei si sarebbe dovuto riservare una formula diversa da quella riservata a tutti gli altri sindaci? Sorvoliamo sul compito in classe e computo metrico, darà conto ai suoi cittadini se conosce oppure no quanta parte di verde interessa il suo territorio. Chi scrive la informa che molti sindaci lo sanno, soprattutto quelli che tengono a conservare il proprio paese come un giardino. Quindi parla di illazioni da parte del giornale. Quali? 

Sulla comunicazione tra «zio e nipote» preferiamo stendere un velo. Al giornalista nessuno ha riferito che stesse parlando con un soggetto diverso dal sindaco attraverso il suo numero privato. Dice anche che lei non ha mandato a «quel paese nessuno» tantomeno risulta ad oggi che abbia preso le distanze da simili comportamenti o li abbia stigmatizzati, essendo stati detti, come lei riferisce, da un assessore, quindi da una persona di sua strettissima fiducia, che si sceglie lei. Sorvoliamo anche sulla lezione della differenza che passa tra i paesi di mare e dell’entroterra e sulla presunzione che le domande siano state fatte senza studiare, si commenta da solo il rapporto tra le domande e quello che lei scrive.

Quanto all’ironia che usa sulla domanda sui capanni, le confermo che siamo tra coloro che credono che un sindaco debba conoscere tutti gli angoli di degrado, da semplici lamiere accumulate a vere discariche e ricettacoli e, prima di procedere per via giudiziaria, magari, conoscendo direttamente i suoi cittadini, chiede che sia ripulita l’area. Troppo sarebbe – questo lo comprendiamo – concordare, magari insieme ai privati, iniziative per ripulire le aree di maggiore degrado. Comunque ci accerteremo, con una opportuna indagine giornalistica, del fatto che lei non abbia discariche a cielo aperto nel suo territorio comunale e che tutti i segni di degrado che eventualmente dovessero esserci, lei li ha prontamente denunciati – come dice – all’autorità giudiziaria, proprio perchè lei conosce bene il reato di «omissione di atti d’ufficio», contrariamente a questo giornale, come afferma. 

Essendo poi che il suo comune non è un «ranch del Texas» verificheremo che non abbia neppure un metro di staccionata e, se ce l’ha, sul suo territorio comunale, sarà sicuramente tutta integra come in Trentino Alto Adige. Quanto poi all’ironia sul bitume, fotograferemo anche quello, sicuri che quando viene posto viene fatto a regola d’arte o magari a regola d’«arte moderna». Sul censimento verde invece le suggerirei di lasciarsi ispirare da sindaci lungimiranti che al censimento verde attribuiscono più importanza di quella che lei sembra esprimere. E comunque i censimenti verdi che vengono realizzati in molti comuni italiani, sarà un caso che sono quelli più curati e visitati, non prevedono la fauna, a proposito di grilli. Poi ironizza sul tram, le confessiamo che a noi fa più ridere un sindaco che si muove in auto, anche solo per fare poche centinaia di metri – sicuramente non sarà lei – mentre apprezziamo sindaci che si muovono molto a piedi, in bici, e che, nel farlo, amano e pretendono che la passeggiata del giorno dopo sia più gradevole di quella del giorno prima, attraverso piccoli interventi che migliorano il paese. 

La fa ridere anche la squadra di tecnici, mentre non risponde al taglio dell’erba che, probabilmente, la farà schiantare dalle risate. Comunque viaggiare insegna anche che in comuni più piccoli del suo ci sono operatori ecologici che curano il verde e le aree pubbliche, non sempre alle dipendenze del Comune, spesso frutto di iniziative virtuose di chi sa trovare risorse anche quando non sono disponibili nelle casse del comune. Poi continua con altre affermazione tese palesemente a ridicolizzare le domande, sottolineando il contesto disastrato (di contro invece alla lungimiranza amministrativa, presume chi scrive), a cui sindaco rispondiamo in questo modo: guardi quanto siamo bacchettoni e estranei al Cilento noi di questo giornale che le ricordiamo anche quest’altra domanda lunare. Saprebbe indicare 5 o 10 progetti che cambiano il volto del suo territorio a costo zero per il Comune?

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