Sessantottini e giovani d’oggi. “Non fatevi fregare dai Palombelli vari…”

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Sessantottini e giovani d’oggi. “Non fatevi fregare dai Palombelli vari…”

 

Prima dell’editoriale/risposta, vi proponiamo i due documenti per cuì è stata considerata indispensabile una presa di posizione. Il primo documento è tratto dal manifesto degli italiani espatriati. Il secondo è la risposta di Barbara Palombelli ai giovani italiani che sono costretti ad andarsene. Quindi l’editoriale che risponde a Palombelli. 

Farà seguito una comunicazione del coordinamento elettorale dei giovani di Perdifumo, sempre relativa ai due documenti citati

Dal manifesto degli espatriati: “L’Italia non è un paese per giovani. E’ per questo che siamo dovuti andare via, o non possiamo farvi ritorno a breve. L’Italia è un paese col freno a mano tirato, nella migliore delle ipotesi. Un paese dove la classe dirigente – che si auto riproduce da decenni – ha fallito. All’estero i giovani hanno uguale diritto di cittadinanza delle generazioni che li hanno preceduti.

Il percorso di carriere all’estero è chiaro, definito e prevede salari mediamente di gran lunga maggiori rispetto all’Italia, soprattutto per giovani neolaureati. All’estero non conta l’anagrafe: puoi ottenere posizioni di responsabilità a qualsiasi età, se vali. Anche a 25 anni…”

Finale: “Noi giovani professionisti italiani espatriati intendiamo impegnarci, affinché l’Italia torni a essere un ‘paese per giovani’, meritocratico, moderno, innovatore. Affinché esca dalla sua condizione terzomondista, conservatrice e ipocrita. E torni a essere a pieno titolo un paese europeo e occidentale. Ascoltate la nostra voce!”.

 

Palombelli, lettera ai giovani d’oggi: “Piantatela di astenervi, di piangervi addosso, di andare altrove. Datevi una mossa”

Eh no, qui non ci siamo. La conclusione è sballata. Ve l’immaginate un sessantottino che avesse scritto a un Fanfani: per favore, stammi a sentire, avrei da chiederti… Cari ragazzi, noi ci siamo laureati in mezzo agli autobus in fiamme, alle università presidiate dalle polizie, in mezzo a scioperi di mesi, per comunicare avevamo il gettone e i telefoni pubblici rotti e non Twitter o Facebook, lavoravamo per comprarci le sigarette.

Dunque, niente sensi di colpa. Zero. Immaginate un mondo a misura vostra, lottate e lasciateci invecchiare in pace. Perché dovremmo ascoltarvi, cari espatriati (spesso a spese di noi ipocriti terzomondisti genitori)? Noi ultracinquantenni ci siamo battuti già, molti anni fa, per i nostri lavori, le nostre pensioni, i diritti sociali e civili. Ora tocca a voi, dimenticatevi di noi e dei nostri errori (a ciascuno il suo). Impegnatevi a cambiarlo, questo paese per vecchi. Mollate i popoli viola, smettete di lanciare petardi veri o di carta, tornate qui che c’è tanto da fare.

Lasciate le pigrizie catalane di Barcellona, le folli notti berlinesi, la Londra sempre swinging, i loft newyorkesi e venite – se credete, se non è troppa fatica – a battervi per i vostri diritti, le vostre leggi, il vostro futuro. Vi informo che fra qualche mese quella classe dirigente fallita si ripresenterà al voto, al giudizio degli elettori e cercherà di rinfrescare le liste delle coalizioni pescando qua e là fra i più ambiziosetti ed esibizionisti di voi. Prima che ciò accada, trasformate il giusto e severo verdetto che avete pronunciato partendo per gli Erasmus, i Leonardo, le borse di studio per cui si sono battuti i matusalemme che schifate, in un’azione collettiva e positiva.

Basta denunce, basta giudizi, è l’ora di fare. Scendete in campo aperto, voi così post ideologici, così informati sulle meravigliose condizioni sociali europee: potrete dare una svolta necessaria. Smettete di astenervi, di lamentarvi, di piangere, di distaccarvi, di elogiare un altrove sempre più adeguato alle vostre meravigliose qualità. Se siete così gagliardi, qui l’agonia dei Palazzi è davvero alle scene finali, il teatrino della politica è sceso sotto il livello minimo della rissa da osteria. L’ora X è giunta. Detto in romanesco: dateve ‘na mossa.

 

La riposta del direttore del Giornale Del Cilento, Maurizio Troccoli:

Cara Palombelli non ci sto proprio a farmi dare lezioni di comportamento da lei. E neppure ad accettare la spocchia con cui si rivolge ai giovani credendo ancora di stabilire con loro una comunicazione serena, offrendo l’illusione di conoscere le loro condizioni di vita e suggerire anche la strada da seguire. Proprio lei, lei che osanna quel sessantotto di lotte e strade incendiate che è stata per lei stagione di diritti. Bene, ci piace questo scatto libertario, ma diciamo a cosa vi ha portato e diciamo pure se ci sono le condizioni affinchè sia ripetibile. Bene le dico forte e chiaro che la stagione della ciccia è finita. Smettetela di dire ai vostri figli che basta incendiare le strade, scendere in piazza a fare la lotta e tutto si risolve. Ma è possibile che ancora lei e i sessantottini appoltronati come lei, non si rendono conto, o fanno finta di non rendersene, che il privilegio della vita che hanno vissuto fin qui non è figlio della lotta? Cara Palombelli lei è di quelle che a venticinque anni aveva un futuro davanti, aveva un Paese che migliorava economicamente, aveva i genitori che stavano peggio e la convinzione che lei sarebbe stata talmente meglio da aiutare anche loro. Lei è di quelli che con un diploma da ragioniere si riusciva a lavorare, di quelli che con una laurea si veniva chiamati dottori, di quelli che se lavoravano avevano una busta paga ed un contratto talmente sicuro che ad ogni minaccia c’era da vedersela con il sindacato. Lei è di quelle che non ha mai vissuto sulla sua pelle 2 anni di lavoro non pagato perché il proprio padrone ha costituito una società a responsabilità limitata dove nessuno risponde dei debiti accumulati con i lavoratori che, attraverso questo noto stratagemma, non prendono lo stipendio, mentre quello stesso datore di lavoro ne aprirà un’altra per non pagare nuovamente. Lei è di quelle che oltre ad avere avuto gli stipendi, ha anche avuto la tredicesima, e poi le ferie, e poi la malattia, e poi la maternità, e poi ancora oggi le pensioni. Per non parlare dei super gettoni da opinionista di Avetrana con la sfera magica. E sa chi gliela paga la pensione a lei? I precari di oggi, che non hanno tredicesima, non hanno stipendi, non hanno malattia, ferie, ma devono tirare fuori i quattrini per pagare i contributi a lei che ha avuto tutto. Lei è di quelle che non vuole ammettere che ha vissuto per quarant’anni come tutti gli altri al di sopra delle proprie possibilità. Un paese intero ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità. Per una lunghissima stagione di diritti, interminabile, talmente lunga che quella dei doveri non è mai iniziata. Lei è di quelle che non si rende conto, o vuole fingere di non rendersene, che a mantenere oggi quei livelli di spesa “dei suoi rivendicati diritti”, ci vorrebbe un debito pubblico 10 volte quello attuale. E sa perché a lei hanno potuto garantire i diritti, sa perché tantissimi suoi colleghi che suonavano la chitarra nel sessantotto poi sono entrati nelle centinaia di migliaia di scuole pubbliche di ogni paesino d’Italia, nelle poste, nella sanità ovunque, sa perché? Perché allora c’era uno strumento quello della spesa pubblica. Sa che cos’è quello strumento? E’ il debito che lei è stata disposta a fare consapevole che non l’avrebbe pagato lei, ma suo figlio. Ha messo un debito enorme addosso a suo figlio per garantirsi una vita che agli altri oggi pare un miraggio, consapevolmente, e adesso sa che cosa sta dicendo a suo figlio? Coglione a cosa aspetti a non fare come me? Perché non fai pure tu il sessantottino, rivendichi i tuoi diritti e metti i debiti addosso a tuo figlio? Cosa che probabilmente suo figlio farebbe volentieri e anche tanti altri. Che però non è più possibile fare. Perché oggi, a differenza di prima, quel debito pubblico è bloccato, non può crescere oltre, c’è l’Europa che ti minaccia. E’ bello oggi ergersi anche a eroi che hanno meritato i privilegi con cui lei ha vissuto. E grazie tante Palombelli lei ha potuto spendere e gli altri devono ora pagare. Anche a me piacerebbe sedermi al tavolo, sbafare e mangiare a dismisura, tanto poi passa lei a pagare il conto. Che bello Palombelli. Adesso dice che dobbiamo rivendicare i diritti. Cioè dobbiamo chiedere allo stato di spendere per noi, di mettere mano alla spesa pubblica come ha fatto con lei. Si perché a lei le hanno insegnato così: basta chiedere e rivendicare appunto, quello è un salvadanaio senza fondo. C’è una sola protesta da fare cara Palombelli, una rivolta non contro lo stato che voi avete creato, ma contro la sua generazione contro tutti voi che dopo aver sbafato volete pure dare insegnamento. Chiedere un provvedimento per fare in modo che la pensione che lei prende o sta per prendere le sia totalmente sottratta. Ha già avuto. E anche troppo. E se adesso non sa come fare per mantenere il suo livello di qualità di vita, saranno pure fattacci suoi. Di certo non posso darglieli io i soldi che ora le servono  per continuare a fare shopping o lifting. E invece spudoratamente me li chiede quando mi viene imposto di pagarmi i contributi per una pensione che non avrò. Se non l’avrò io a maggior ragione può non averla lei che fino ad ora ha avuto e come. Cominci anche lei a provare cosa significa non accendere i termosifoni quando fa freddo perché non hai i soldi, cominci anche lei, mia cara, a vivere la sensazione di pensare che il mese prossimo andrò a chiedere aiuto alla Caritas, inizi anche lei a sentire addosso il peso di due anni senza stipendio dopo avere lavorato, di 4 volte rimasti senza lavoro perché le aziende che ti hanno assunto precariamente chiudono, cominci anche lei cara Palombelli a mettere i bottiglioni dell’ace pieni di acqua bollente sotto le coperte per il freddo, nonostante sei un laureato, conosci le lingue hai 10 anni di lavoro professionale alle spalle e per fare l’università (non per comprarsi le sigarette ndr.) sei andato a lavorare facendo assistenza agli anziani, cameriere, trasportatore, netturbino, manovale ed altro. Cara Palombelli si dedichi un po’ alla lettura e risparmi che, se fosse per me, la sua pensione già le sarebbe stata prelevata, con la convinzione di avere fatto la cosa più giusta del mondo.

 

Coordinamento Elettorale Giovani di Perdifumo

QUESTA BELLISSIMA LETTERA RIVOLTA AI GIOVANI ITALIANI, NOI DEL COORDINAMENTO ELETTORALE GIOVANI DI PERDIFUMO, VOGLIAMO RIVOLGERLA AI GIOVANI PERDIFUMESI. SPERIAMO CHE I GIOVANI DI PERDIFUMO LA SMETTANO DI AVER PAURA DI METTERSI IN GIOCO, DI ASTENERSI DAL PARTECIPARE E DI AVER PAURA DI METTERCI LA FACCIA. LA POLITICA COMUNALE E’ MOLTO PIU’ SPORCA DI QUELLO CHE PENSAVAMO, I VECCHI POLITICI GIUNGONO ANCHE A SOTTILI E VELATE MINACCE PUR DI FARCI DESISTERE. PARLERANNO MALE DI NOI, CERCHERANNO DI PROMETTERVI LA LUNA, INOLTRERANNO RICORSI INTIMIDATORI ?
SI LO FARANNO, SONO I LORO SQUALLIDI STRUMENTI…
NOI SIAMO UOMINI LIBERI, GIOVANI CON LA VOGLIA DI CAMBIARE.
GUARDIAMO AL FUTURO A TESTA ALTA, E NON TEMIAMO DI PAGARE IL PREZZO DELLA LIBERTA’ !
PER QUESTO MOTIVO, ABBIAMO DECISO DI DARE IL NOSTRO CONTRIBUTO AL PAESE, DAREMO VITA AD UNA LISTA DI SOLI GIOVANI E PROFESSIONISTI. ENTUSIASMO E COMPETENZA, IDEE E PASSIONE AL SERVIZIO DEL CAMBIAMENTO. CARI AMICI DI PERDIFUMO, CARI CONCITTADINI, CARI COMPAGNI DI UNIVERSITA’ O EX COMPAGNI DI SCUOLA, NOI SIAMO SCESI IN CAMPO CON LA FORZA DELLE NOSTRE IDEE.
NON AVER PAURA DI FARLO INSIEME A NOI E LOTTIAMO PER CAMBIARE IL MARCIUME DI QUESTA PICCOLA REALTA’ !


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