Giovanni e l’amore per la danza: «Ho lasciato il Cilento per inseguire un sogno». Il 27 dicembre il suo workshop
| di RedazioneGiovanni Quintiero è uno di quei cilentani che si è caricato il peso di dover lasciare le proprie origini per inseguire il suo sogno. Un sogno che si materializza giorno dopo giorno grazie all’impegno, alla dedizione e ai sacrifici. I sacrifici sono tanti quando ti ritrovi solo, lontano da casa, dai luoghi abituali. Lontano da tutto, ma paradossalmente insieme a tutti. Hai il mondo a farti compagnia e se lo sai fare tuo riesce a scalare quella montagna che prima ti sembrava addirittura inavvicinabile. Giovanni è nato a Sapri il 20 ottobre di 25 anni fa. Ha studiato a Sapri e ha sempre vissuto a Licusati, un piccolo paesino tra il monte Bulgheria e il mare cristallino di Camerota. Ha iniziato gli studi della danza classica e moderna a Marina di Camerota, nella scuola “Il Carillon” di Rosita Cusati, e poi la Toscana, i riconoscimenti, i debutti. Ora c’è Roma nella sua vita ma sta per tornare nel Cilento per una esperienza che lo farà ripiombare in un mare di ricordi.
Noi lo abbiamo incontrato per farci raccontare qualcosa in anteprima.
Giovani, innanzitutto grazie per aver concesso alla redazione del giornaledelcilento.it questa intervista. Noi siamo un po’ ficcanaso e ti chiediamo subito dove vivi adesso.
Grazie a voi per l’opportunità e ne approfitto di questo spazio per salutare tutti i lettori. Io attualmente vivo a Firenze . Ormai sono circa sei anni. Ci sono arrivato per amore della danza. Diciamo l’ho sempre sentita dentro di me, gia da piccolino, tanto che in paese mi ricordano per quello.
Quindi a Firenze hai proseguito gli studi?
Si, ho studiato a “Il Balletto di Toscana”, diretto da Cristina Bozzolini. Grazie a questa accademia ho avuto modo di crescere e di fare molta esperienza a livello nazionale. Ho fatto parte della compagnia giovanile “Junior Balletto Di Toscana” come solista , in “Romeo e Giulietta” di Davide Bombana, interpretando Tebaldo. Questo spettacolo è stato vincitore del premio “Danza&Danza”.
Quanto tempo sei stato a “Il Balletto di Toscana”?
Ci sono stato cinque anni, ho iniziato con il percorso di avviamento alla professione. Davvero un ottima accademia. Poi Sono entrato a far parte della compagnia. Da li ho spiccato il volo ed ho avuto modo di lavorare con grandi artisti.
Adesso cosa stai facendo?
In questo periodo sto lavorando a Roma Con Michele Pogliani, Direttore di “Mp3 Project”, In una sua nuova produzione “Trilogia”. Debutteremo il 16 e 17 gennaio 2018 a Roma, al teatro “Il Vascello”. In più sto coltivando la passione per la coreografia e per la danzaterapia.
Essere danzatore per te cosa significa?
Penso che un danzatore oltre ad avere tecnica debba riuscire a comunicare con il pubblico, trasmettendo la propria storia senza aver timore del Giudizio. Questo perchè, secondo la mia idea di Danza, più ti metti a ‘nudo’ davanti al pubblico e più viene apprezzato questo tuo atto di coraggio nel mostrarti come sei: sofferente, gioioso ecc ecc. Questo aspetto va oltre la tecnica, richiede un altro tipo di lavoro. Il mio lavoro tende a basarsi sul passato: sul condizionamento che ha sul nostro presente e futuro. Ad esempio, ogni volta che mi avvicino a un progetto con altri ragazzi penso al mio passato, che non è stato tutto rose e fiori, e cerco di trasmettere loro la mia esperienza: se ce l ho fatta io, sicuramente ce la possono fare anche loro. Quindi la finalità del mio lavoro è riuscire a far recepire al pubblico questa potenziale ‘vittoria’ che è già dentro ognuno.
Il tuo ultimo lavoro di cosa parla?
Il mio ultimo lavoro si chiama “SUM”e riguarda la sensibilità interiore e la percezione intuitiva, immediata, di un sentimento o un’emozione. Pensa di chiudere gli occhi, di guardarti. E di assistere a questa continua lotta, interiore ed individuale. A volte questo senso di negatività, che svuota ogni capacità di resistenza fisica o psichica, logora.La società modella il tuo ‘IO’, e se credi alle percezioni degli altri, della società, tu sarai sempre una statua di qualcun altro. Ma quando questa statua inizia a respirare, inizia a togliersi tutti gli strati di paura del pregiudizio. Tu rinasci, e manifesti il tuo più grande potenziale: Te stesso. La ricerca è stata su un improvvisazione basata sul passato e alla ricerca di movimenti, naturali e non esteti, in cui i danzatori esprimono, con il proprio movimento (unico), un racconto, una storia, la loro storia. Le danze di gruppo, sono caotiche, mal funzionanti, come i nostri sentimenti, che fuorviano completamente il nostro stato vitale, e sociale. Ringrazio la scuola “Dance Emotion ASD” di Riva del Garda (TN) per questa opportunità di conoscere più a fondo i suoi ragazzi.
Quindi si parla del giudizio?
Assolutamente si. Il racconto biblico di ‘Genesi 2-5’ parla di Eva definita come ‘progenitrice del genere umano’. Lì secondo me nasce il giudizio e il senso di colpa. Eva la immagino intrappolata in una rete di sensazioni tra cui quella di inferiorità verso Dio. Quindi sto lavorando su un assolo di liberazione da questi vincoli o limiti che ancora oggi la società sente.
Hai modo di portare nella tua terra questo tipo di lavoro? Quando?
Si, e ne sono molto felice: farò un Open Class, il 27 dicembre presso la scuola di Danza “Il Carillon” a Marina di Camerota. Lo stage è aperto a tutti. Sarà una sperimentazione del proprio stato, sono sicuro che sarà un bellissimo incontro di crescita per tutti.
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