Giuseppe Amorelli: «Avvocato di paese. Racconti di quotidiana giustizia»

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Giuseppe Amorelli: «Avvocato di paese. Racconti di quotidiana giustizia»

I racconti – di due massimo 4 pagine ognuno (arricchiti da ricordi, aneddoti) –  che costituiscono il bel libro di Giuseppe Amorelli (nato nel borgo medioevale di San Severino di Centola – Sa, dove svolge la professione di avvocato), intitolato Avvocato di paese. Racconti di quotidiana Giustizia (Edizioni dell’Ippogrifo, 2024), sono come delle pennellate su una tela cangiante. Le pennellate sono i personaggi che affollano i racconti, la tela è opera dell’avvocato che tesse, muovendosi tra le aule dei tribunali, nel tentativo di interpretare le leggi, comporre le liti, dare voce ai cittadini – forti e deboli – infondere valori etici nell’attuazione delle regole processuali.

Alcune frasi in dialetto in essi riportate contribuiscono a definire i personaggi di questi racconti. Sono persone realmente esistite – contadini, artigiani, onesti lavoratori legati alla loro terra e alla loro lingua madre, il dialetto cilentano – incontrate dall’autore nel corso degli anni che si sono rivolte a lui per risolvere una lite su un pezzo di terra, o per tradimenti, separazioni, mancata retribuzione per il lavoro svolto, pignoramento immobiliare, sfratti, e così via.  Le loro vicende giudiziarie danno luogo anche a una serie di riflessioni (parte integrante dei racconti) sulla figura dell’avvocato, del giudice, e soprattutto sulla funzione dell’Avvocatura: “una funzione tecnica, sociale ed ideale … la funzione dei difensori dei diritti … perché l’avvocato competente, libero e indipendente, finisce con l’interpretare quel tutore e custode dei diritti, presidio di ogni democrazia evoluta.” (v. “Prefazione”).   

Avvocato di paese è un libro che vuole rivolgersi ai giovani avvocati cui cerca di trasmettere i principi e i postulati ai quali ispirarsi nella loro nobile professione. Ma si rivolge anche a coloro che stanno per dare inizio a un procedimento giudiziario, convinti di avere ragione, perché come mette in evidenza un antico proverbio veneto (qui citato), tra gli ingredienti che occorrono per vincere le liti, sicuramente al primo posto c’è “l’aver ragion” ma occorre poi “trovar chi la intenda.” (v. “Un caso inquietante”). Parla anche a quanti hanno vissuto in prima persona vicende giudiziarie, magari con esiti infelici, che leggendo questo libro dimenticano le loro vicende e si lasciano cullare da un mondo che trova soluzioni ai conflitti, in cui la figura dell’avvocato è un po’ simile a quella del parroco di paese che si spende per i suoi fedeli (v. “Quel prestito maledetto”), una figura di altri tempi, eppure reale.

L’avvocato dei racconti è una persona colta (lo dimostrano le numerose citazioni non solo di giuristi eccellenti e di grandi maestri, ma anche di scrittori antichi e moderni) e dotata di grande umanità. Sa ascoltare coloro che vanno nel suo studio. Sa calarsi nei loro panni, e sa confortare – oltre che “comprendere le sfumature delle vicende processuali” – “senza cupidigia di denaro e sete di gloria, ma spesso per carità umana” (v. “Introduzione”).  Ed è convinto che “chi sente di essere avvocato è dell’avviso che il giudizio sia un male estremo, quelli che fanno gli avvocati la pensano al contrario” (v. “La lite tra fratelli”). 

Ha saputo ascoltare la sua mamma che, pur non essendoci più, continua ad abitare i suoi pensieri, e diventa protagonista nell’ultimo racconto (v. “La voce che mi… manca”) in cui – dopo aver osservato che “la guerra non conviene a nessuno. In pace si realizza la prosperità” – se ne va con un “ciao ciao” lasciando il figliolo solo, in una fredda serata d’inverno, chino sui fascicoli da studiare. E ha saputo trarre insegnamenti dai suoi maestri, come Piero Calamandrei, uno dei padri della Costituzione, le cui parole sono riportate in più di un racconto: “le leggi sono “correnti di pensiero”. Se non fossero questo, non sarebbero che carta morta … le leggi sono vive perché dentro queste formule bisogna far circolare il pensiero del nostro tempo, lasciarvi entrare l’aria che respiriamo, mettervi dentro i nostri propositi, le nostre speranze” (v. “L’ascensore per la vita”); e ancora, “l’avvocato non può essere un puro logico, né un ironico scettico, l’avvocato deve essere prima di tutto un cuore, uno che sappia comprendere gli altri uomini … sentire come le sue le loro ambasce” (v. “Essere avvocato”); . 

Non è forse un caso che i racconti si chiudano quasi tutti con un atto di conciliazione, infondendo nei lettori un senso di pacatezza, perché come osserva uno dei personaggi-persone “tutti i beni materiali finiscono, ma … i valori … che scegliemmo allora ossia la serenità, la tranquillità, il rispetto sono imperituri” (v. “Per un palmo di terra”).  E quando un assistito dell’avvocato si rifiuta di pagare l’onorario al suo difensore questi non esita a rinunciarvi pur di chiudere la causa (v. “Il terreno conteso”). Rimane fermo il principio che “se l’educazione al rispetto non viene esercitata … quando si è fanciulli …. Nessun magistrato potrà poi con qualsiasi pena provvedere” (v. “Una pena piconaria”).

Il libro mette in evidenza anche la grande differenza tra giudici e avvocati: “Il giudice per definizione giudica, non ama. L’avvocato al contrario, ama, non giudica… il giudice, alto sul suo stallo, guarda colui che deve giudicare da lontano. L’avvocato, collocato in basso, accanto a lui, lo guarda da vicino. Né si può star vicino ad uno sciagurato, senza vivere, molto o poco, la sua sciagura” (v. “Essere avvocato”).   Nel microcosmo di questi racconti, non mancano figure di giudici malevoli: ma sono smascherate (v. “Un caso inquietante”).  Né vi mancano figure positive: ad esempio, i giudici che si mostrano disposti, nonostante la grande mole di lavoro cui sono sottoposti, a recarsi sui luoghi di causa per assumere le testimonianze e chiudere a ragion veduta le liti (v. “Il terreno conteso”).  

Il libro è impreziosito dai disegni di Antonio Petti, noto artista napoletano.

*Elena Paruolo, docente di Inglese all’Università degli Studi di Salerno, é autrice di libri sulla letteratura per l’infanzia.

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