Il Carnevale di Cosentini: la tradizione che resiste al tempo e unisce generazioni

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Il Carnevale di Cosentini: la tradizione che resiste al tempo e unisce generazioni

La magia del Carnevale, anche quest’anno, ha riportato Cosentini (frazione del comune di Montecorice) indietro nel tempo per rivivere insieme la tradizione della mascherata e della Ballata di Zeza. Le vie del paese, in occasione del Martedì Grasso, si sono ripopolate delle maschere di una volta. L’organizzazione del Carnevale è guidata dalla locale Associazione Euphòria e coinvolge tutta la comunità, con una attenzione particolare alla partecipazione degli anziani del posto. L’Associazione Euphòria ci tiene a ringraziarli per il loro indispensabile contributo: «Gli anziani sono le nostre fonti e le persone che maggiormente sono coinvolte in tutti gli eventi che riguardano la ripresa delle nostre tradizioni. Non soltanto senza di loro il nostro lavoro di recupero sarebbe stato impossibile, ma essi stessi si sentono così coinvolti in queste attività da mettere la loro professionalità e la loro opera gratuitamente al servizio dell’organizzazione dell’evento».

Dal passato al presente

Una partecipazione che coinvolge anche coloro che ormai da anni vivono lontano e tornano in paese solo per brevi periodi dell’anno. E così da Bologna arrivano abiti di scena e copri abiti cuciti per l’occasione da
Francesco Rossi e Lidia Rossi, sarti cosentinesi che ormai da anni hanno lasciato il loro paese per lavoro e ora che sono in pensione continuano a vivere a Bologna con le loro famiglie. La signora Matilde Cilento ci ha tenuto a mostrare a tutti i passanti, mascherati e non, come si fanno i fusilli fatti in casa; mentre Francesco Martino ha fatto vedere come si fanno i “panari” di una volta, meravigliosi cesti realizzati a mano attraverso l’intreccio di canne e vinchi. E questi sono solo degli esempi di quanto queste tradizioni siano sentite e partecipate da parte di questa importante fetta della comunità.

«Noi crediamo fermamente che alla base del mantenimento della memoria e delle tradizioni ci sia il confronto tra generazioni, – continuano da Euphòria. – Senza gli anziani non c’è memoria, così come senza il coinvolgimento e l’entusiasmo delle nuove generazioni tutto ciò rischia di andare perduto».

Ad accompagnare i maschkari per le strade, con i loro rumorosi e improvvisati strumenti musicali, il
Carnuluvaro, un pupazzo con le sembianze umane; proprio il funerale e il falò in cui esso viene bruciato
rappresenta la fine della festa e l’inizio di un nuovo periodo, la Quaresima, fatto di costumi anche alimentari più morigerati. L’appuntamento con “Carnuluvaro mio” è per il prossimo anno. Intanto Euphòria lavora ad altri progetti per la valorizzazione del territorio e delle sue tradizioni che si spera vedranno luce già a partire dai prossimi mesi. «Sono tante le tradizioni che meritano di essere ricordate, e le nostre fonti sono felici di raccontarcele. Basta trovare, nella nostra vita frenetica, un po’ di tempo per fermarsi ad ascoltarle».

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