“Il mito di Maradona nel calcio, nell’arte e nel sociale”, Sala Consilina celebra l’indimenticato capitano del Napoli

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“Il mito di Maradona nel calcio, nell’arte e nel sociale”, Sala Consilina celebra l’indimenticato capitano del Napoli

“Il mito di Maradona nel calcio, nell’arte e nel sociale”: è questo il tema del convegno che si terrà sabato, 9 aprile (inizio ore 10,00) a Sala Consilina presso il Teatro “Mario Scarpetta” per celebrare l’indimenticato capitano del Napoli dei due scudetti e, al tempo stesso, far meglio conoscere nel Vallo di Diano Alejandro Marmo, l’artista argentino con origini nel nostro territorio, noto in tutto il mondo per le sue opere d’arte realizzate utilizzando il ferro.

Dopo gli interventi iniziali di Francesco Cavallone, sindaco di Sala Consilina, Michele Albanese, direttore Generale BCC “Monte Pruno”, Antonella Vairo, dirigente scolastica ISS “M.T.Cicerone”, Aldo Rescinito, presidente Circolo Culturale “Monte Pruno”, Crescenzo Farina, presidente “Club Napoli” Sala Consilina, che hanno patrocinato l’iniziativa, sono previsti gli interventi del giornalista RAI, Gianfranco Coppola, Presidente Nazionale USSI, e di Germano Torresi (docente di materie plastiche). Introduce e coordina i lavori il giornalista Geppino D’Amico.

A Diego Maradona l’artista ha dedicato un’opera in ferro battuto, denominata “Diego Iluminado”, che sarà possibile ammirare durante il convegno. Nato a Buenos Aires nel 1971da padre emigrato in Argentina da San Rufo negli anni ’60, e da madre greca, Alejandro, grazie ad amici comuni, conosce il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, e la sua vita cambia. Il primate della Chiesa argentina aiuta i ragazzi e Alejandro in quel momento, a seguito della morte del padre, ha bisogno di aiuto. «Grazie a quell’incontro, -afferma- l’arte mi ha salvato la vita, mi ha dato l’immaginazione per uscire dalla situazione in cui ero».

Alejandro condivide con il Papa il concetto di “cultura dello scarto”. Il Santo Padre si oppone con determinazione a quella barbarie che butta via anziani, malati e, in generale, chi “non serve” più; l’artista utilizza per le sue opere d’arte oggetti e materiali che la gente scarta, come ha imparato a fare sin da giovane lavorando nella ferramenta del padre. «Ho portato all’arcivescovo un progetto e a lui è piaciuto», ricorda lo scultore. «Mi ha subito sostenuto accompagnandomi nei quartieri periferici, di solito esclusi dall’arte, per costruire un dialogo. Perché l’arte è questo: la cultura dell’incontro».

Col tempo, l’arcivescovo e l’artista – oggi molto quotato e con opere esposte in tutto il mondo– iniziano a frequentarsi e quando Bergoglio diventa Papa non dimentica lo scultore argentino, che va a trovarlo nella residenza di Santa Marta.

A Roma nasce e prende corpo un progetto “comune” di Alejandro Marmo e Papa Francesco: due sculture che l’artista ha realizzato nell’eliporto delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo e che per decisione del Papa sono state collocate nei Giardini dei Musei Vaticani. Si tratta di due sculture realizzate con gli scarti di ferro (vecchi badili, pezzi di cancelli, catene ed altri scarti). Le due opere rappresentano il “Cristo Obrero”, il Cristo operaio, e la Vergine di Luján. Sono due figure che stanno particolarmente a cuore a Francesco: la Vergine di Luján è patrona dell’Argentina, mentre il Cristo è l’emblema del progetto “Simbologia della Chiesa che guarda al Sud”. Le due opere sono state inserite nel volume pubblicato da Mondadori, “La mia idea di arte”, curato da Tiziana Lupi, in cui il Papa commenta 11 capolavori tra i quali la Cappella Sistina e la Deposizione di Caravaggio.

Alejandro Marmo è già presente nel Vallo di Diano con due esemplari di un’opera denominata “Abrazo”, donata al Comune di San Ruffo e all’Ospedale Luigi Curto di Polla. La stessa opera è stata collocata nell’ospedale degli Incurabili a Napoli e all’ingresso dell’Aeroporto di Roma. Il disegno è stato utilizzato per la copertina del libro di Papa Bergoglio.

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