Il nome dell’aeroporto c’è: ora serve il viaggio, verso un nuovo racconto del Cilento

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Il nome dell’aeroporto c’è: ora serve il viaggio, verso un nuovo racconto del Cilento

Fatto il nome, ora si faccia la narrazione. O per citare frasi storiche, fatto il Cilento, si facciano i servizi cilentani.

L’aggiunta del nome “Cilento” sulla denominazione dell’aeroporto di Salerno – al netto di ironie e primogenie politiche – è tutto e niente senza che tale nome venga riempito di contenuti. Contenuti che ci sono e che vanno alimentati, ma che spesso vengono narrati in un modo sbagliato, diverso dalla realtà.

Il Cilento è meraviglioso, ma questo è ovvio. Basta viverlo da viaggiatori, turisti, residenti. Basta attraversarlo da Paestum e Camerota, basta tuffarsi tra le sue onde o passeggiare tra i suoi sentieri. Il Cilento è gustoso. La dieta mediterranea, i prodotti tipici, il profumo dei suoi piatti. Ma il Cilento è caro. È costoso. Quante volte si sono sentite queste due ultime affermazioni. Ebbene, chissà da dove arriva questa narrazione errata.

Ecco, dopo il nome, va descritto davvero per cosa è il Cilento. Bisogna farlo – se dobbiamo essere giornalisti e non influencer o detrattori – con i dati. I dati, ovvero il confronto dei costi su magazine turistici internazionali dicono che il Cilento ha costi inferiori ad altre zone dalle medesime caratteristiche in Italia. Ecco alcuni dati che riguarda i prezzi medi base di una settimana in un hotel 4 stelle – pensione completa – per una famiglia composta da 4 adulti e 2 bambini nei mesi di luglio e agosto. Il costi del Cilento sono simili a quelli del Salento, ben inferiori a Costiera amalfitana e Sardegna. Ad esempio una settimana nel Cilento si aggira intorno ai 1.700 euro, una in Serdegna oltre i duemila. Solo un esempio – sui dati faremo articoli ancora più approfonditi – di come l’informazione, anzi il racconto del Cilento, sia fuori dalla realtà.

Il Cilento è meraviglioso e non è costoso. Detto ciò, è ovvio che vadano forniti servizi aggiuntivi, aumentare gli standard di offerta, diversificarli ancora di più, creare un turismo sempre più esperienziale. Non puntare al turismo di massa perché il Cilento, forse questo aspetto va raccontato di più, rappresenta la terra della bellezza da gustare con calma, anzi con lentezza.

Fatto il nome bisogna poi fare il collegamento con il Cilento. Dall’aeroporto per tutto il Cilento. Si sono tenuto alcune riunioni nella sede del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni (a proposito di nomi lunghi) e bisogna costruire ancora di più, creare più rete e offrire un turismo che sia destagionalizzato magari coinvolgendo altri territori.

Ecco fatto il nome, anzi dato il nome, occorre costruirlo e raccontarlo meglio quel nome. Perché il Cilento è meraviglioso e non solo un brand. È un’esperienza che per primo deve saper di vivere chi ci vive, chi ci lavora, chi fa sì che la bellezza sia realmente la sua essenza. Ma da sola non basta.

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