Il caso nazionale dei bambini maltrattati a scuola a Caselle in Pittari, l’avvocato: «Bimbi vivaci, non c’è terrore psicologico»

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Il caso nazionale dei bambini maltrattati a scuola a Caselle in Pittari, l’avvocato: «Bimbi vivaci, non c’è terrore psicologico»

Il teatro è quello della scuola elementare di Caselle in Pittari. Si parla di maltrattamenti fisici, vale a dire schiaffi e tirate di capelli, e psicologici, come urla e rimproveri spropositati nei confronti di bambini di una quarta elementare. Le violenze sono emerse in seguito alle segnalazioni di alcuni genitori dei bambini: i carabinieri di Sanza hanno avviato le indagini durate circa un mese e attraverso i video delle telecamere nascoste in classe hanno trovato riscontro a quanto denunciato. Dalle immagini sono infatti emersi episodi nei quali le due maestre, una in particolare, vessavano alcuni alunni, talvolta ricorrendo a metodi violenti con schiaffi, strattonate e tirate di capelli, oltre che a violenze verbali. Al termine delle indagini Rina Lovisi, 56 anni, e Rosa Fiscina di 59 finirono ai domiciliari (poi revocati dal Riesame di Potenza). Il pm che ha coordinato le indagini, Anna Grillo, aveva chiesto il rinvio a giudizio oltre che per le due maestre, anche per altre due insegnanti, Ines Stella ed Anna Gerardina Torre, e per l’ex direttore della scuola, Biagio Bruno. 

Mercoledì il giudice dell’udienza preliminare Claudio Scorza ha accolto la richiesta del pm Grillo e ha rinviato tutti a giudizio. Il prossimo 12 maggio dovranno affrontare il processo per maltrattamenti ed abuso dei mezzi di correzione su otto alunni delle elementari. A giudizio anche l’ex preside dell’istituto Biagio Bruno. Quest’ultimo, secondo le indagini, non avrebbe preso provvedimenti nei confronti delle insegnanti nonostante le numerose segnalazioni giunte dai genitori. Il giornale del Cilento ha intervistato l’avvocato Franco Maldonato (nella foto), legale della maestra Rosa Fiscina. 

Il gup ha spedito a processo le 4 insegnanti indagate dalla Procura di Lagonegro, con l’accusa di maltrattamenti e abuso dei mezzi di correzione nei confronti di alcuni bambini delle scuola elementare di Caselle. L’imputata che lei difende, nega ogni accusa? 
La mia assistita non si è mai lasciata andare a condotte irrispettose della integrità fisica e morale dei bambini. Del resto, i filmati restituiscono l’evidenza di una gestione della comunità scolastica nella quale si gioca e si apprende, senza che possano cogliersi prove de ‘terrore psicologico’ di cui si parla nella ricostruzione del Pubblico Ministero. Che, poi, la maestra abbia urlato all’indirizzo di qualche alunno particolarmente vivace ed refrattario alle regole dello stare insieme, ciò non integra un comportamento rilevante nè sul piano penale nè sul piano disciplinare. Ecco perchè la sig.ra Fiscina meritava di essere prosciolta e sottratta ad un processo che, per il suo caso, costituirà un inutile dispendio di risorse, umane ed economiche. Senza dire delle ingiuste sofferenze cui la mia cliente rimarra esposta per tutta la durata del processo stesso, che, indipendentemente dall’esito, come diceva Calamandrei, è già una pena!

Su cosa ha fatto leva la sua difesa?
In disparte ogni questione circa la valutazione della credibilità delle dichiarazioni dei minori (così come raccolte), c’ è un solo bambino che riferisce di un ceffone ricevuto – una sola volta – dalla maestra affidata alle mie cure. Ora, il reato di maltrattamenti presuppone una condotta sistematica di vessazioni e di umiliazioni gratuite, protrattasi nel tempo e concretatasi in una pluralità di atti lesivi della integrità del bambino.

È‘ di tutta evidenza, pertanto, che il reato di maltrattamenti è, sul piano giuridico, del tutto inconfigurabile. Più correttamente sarebbe stato ipotizzare il reato di abuso dei mezzi di correzione, che è ipotesi più appropriata – sia sul piano oggettivo sia sul piano della intenzionalità dolosa – ai fatti contestati, che – non dimentichiamolo – sono avvenuti nell’ambito di una relazione qualificata, connotata dall’attribuzione alle maestre non solo della prerogativa dell’insegnamento ma anche del potere  educativo e correttivo. 

Lo scorso giugno Lei aveva chiesto al gip per la sua assistita, Rosa Fiscina, un incidente probatorio per chiarire alcuni punti ancora non ben definiti, ovvero la loro tenera età e quindi «l’effetto ‘inquinante’ che può comportare sulla attendibilità delle dichiarazioni».
Lei ha messo il dito sulla piaga di questo processo. Appena ottenni presso il Tribunale del Riesame di Potenza l’annullamento della misura cautelare irrogata nei confronti della mia assistita, mi posi il problema del prosieguo delle indagini e della necessità di verificare la congruenza delle dichiarazioni dei genitori rispetto al vissuto dei bambini, cioè rispetto alla vicenda direttamente e personalmente esperita dai piccoli. In questa prospettiva depositai una memoria con la quale chiedevo che i bambini fossero esaminati nel contraddittorio delle parti, con modalità protetta, e cioè con il filtro di un neuropsichiatra infantile. Il Pm, da un lato, si oppose e, dall’altro, pensò bene di far esaminare i piccoli scolari dai Carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche, fuori dalla presenza dei difensori delle maestre e, soprattutto, somministrando interviste con domande inducenti e suggestive che hanno – come giustamente ha osservato Lei – ‘inquinato’ le primissime dichiarazioni, che, processualmente, per un minore, sono quelle più attendibili.

La psicologia dell’età evolutiva ha da tempo segnalato che i minori sono generalmente irretiti dall’impulso di secondare le aspettative dell’adulto che li interroga e che le risposte così condizionate possono sedimentare nella loro memoria fino a creare un falso ricordo autobiografico, quel che si dice un ‘fattoide’, un fatto vero solo nell’immaginario del bambino. E il ‘fattoide’ – ancorchè propalato da un solo bambino – può diventare oggetto di condivisione attraverso il ‘contagio dichiarativo’, allorquando cioè, attraverso le confidenze scambiate direttamente dai piccoli o indirettamente attraverso la mediazione dei genitori, la prima dichiarazione del primo bambino acquista risonanza e viene confermata anche dagli altri. Affidando l’esame dei piccoli discenti ai Carabinieri, la Procura ha negletto le acquisizioni dell’osservazione scientifica e, soprattutto, ripudiato le conclusioni dell’elaborazione giurisprudenziale. 

In sintesi, che idea si è fatto? 
Che la sig.ra Fiscina sarà scagionata da ogni addebito: non solo dall’accusa iperbolica di maltrattamenti, ma anche dalla più tenue ipotesi di abuso dello ius corrigendi. Se arriviamo al punto di bandire dalle nostre scuole il principio di autorità – su cui si fondano tutte le società, anche quelle democratiche – corriamo il rischio di trasformare i nostri insegnanti in meri burocrati, che ricuseranno di entrare nelle vite dei loro alunni e perciò di favorire le loro curiosità e i loro desideri, rinunciando all’esempio e, se mi permette, alla fascinazione che un maestro deve poter esercitare sul suo allievo per potergli trasmettere il sapere, le competenze e le abilità.

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