Il Tar annulla concorso dei vigili di Ascea: «Il ricorso è fondato e merita di essere accolto»

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Il Tar annulla concorso dei vigili di Ascea: «Il ricorso è fondato e merita di essere accolto»

Il concorso dei vigili di Ascea è annullato. A decretarlo è il Tar che in queste ore si è espresso, con sentenza in primo grado, sulla spinosa questione che da mesi accompagna l’amministrazione guidata da Pietro D’Angiolillo. «Il ricorso è fondato e merita di essere accolto» si può leggere nella sentenza depositata mercoledì 9 marzo. Il giudice ha deciso di annullare l’intero concorso che ha consentito a Sabrina D’Angiolillo e Domenico Basile di vincere un posto part time da vigile urbano. Sembrerebbe, stando alle carte processuali, che le modalità di selezione dei candidati non siano state eseguite a dovere tanto che uno dei concorrenti, arrivato 12esimo in graduatoria e quindi assumibile nel periodo estivo, sarebbe risultato essere un parente di uno dei componenti della commissione senza che quest’ultimo avesse fatto presente la questione. Inoltre è stato imposto ai candidati di firmare ogni pagina, rendendo così riconoscibili le prove agli esaminatori.

I fatti. Il 2 maggio 2015 è previsto lo svolgimento della prova preselettiva dei 211 candidati ammessi. La commissione giudicatrice si presenta sul posto con notevole ritardo. Tra il malumore generale, alcuni candidati iniziano a chiamare anche il 112, viene spiegato che tale disguido è dovuto alla preparazione delle fotocopie dei questionari per tutti i concorrenti. Risulta che la prova doveva tenersi alle 10.30 e che la commissione si è presentata alle 14.30. Il concorso viene rinviato, anche per via del clima di tensione che si è venuto a creare, al 21 maggio (prima prova) e al 26 maggio (secondo prova). La normativa prevede che i concorrenti debbano rispondere a 50 domande in 60 minuti ma la prima prova, quella del 21 maggio, risulta essere iniziata alle 18 mentre la fine della consegna degli elaborati è avvenuta alle 20.45 con oltre 105 minuti di ritardo. Terminata la consegna la commissione inizia la correzione delle prove in presenza dei candidati ma la viene deciso poco dopo di spostare la correzione degli elaborati al 23 maggio in seduta chiusa, senza che i partecipanti possano assistere. A tutti i concorrenti è stato inoltre chiesto di firmare ogni pagina del questionario, venendo meno al principio di anonimato.

Il 26 maggio si ripete la stessa situazione. Ai candidati viene sottoposto un altro questionario, 50 domande in 60 minuti, e anche in questo caso viene chiesto ai partecipanti di firmare ogni foglio. Terminata la prova nei tempi previsti la commissione invita i candidati, rimasti ad assistere alla correzione, ad uscire dalla sala per sistemare gli elaborati. I candidati presenti, sollevando accese polemiche, abbandonano l’aula. Passano 30 minuti prima che questi ultimi abbiano avuto modo di rientrare per assistere alle operazioni di correzione. Vengono corretti solo 22 elaborati per poi decidere di sospendere e spostate le operazioni al 30 maggio.

Numerose dunque le «illegittimità» fatte presenti ed accolte dal Tar a cominciare dalla violazione del principio di imparzialità, dal momento che uno dei concorrenti è risultata essere parente ad un esaminatore. «Eccesso di potere per falsità nei presupposti di fatto e di diritto» si legge ancora nella sentenza di annullamento. Arbitrarietà, illogicità, travisamento, sviamento, ingiustizia e violazione del principio di anonimato sono le altre «illegittimità» compiute nello svolgimento del concorso.  

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