Inchiesta Camerota, via con interrogatori: Romano e Abbate i primi

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Inchiesta Camerota, via con interrogatori: Romano e Abbate i primi

Fissati gli interrogatori di garanzia per gli indagati nell’ambito dell’inchiesta per corruzione ed appalti truccati nel Comune di Camerota. I primi ad essere sentiti martedì mattina nel carcere di Vallo dal giudice per le indagini preliminari Sergio Marotta saranno l’ex sindaco Antonio Romano e l’ex assessore Rosario Abbate. Poi uno ad uno sarà il turno degli altri nove indagati raggiunti da misure cautelari giovedì mattina quando le sirene delle gazzelle dei carabinieri della compagnia di Sapri e della stazione di Marina di Camerota sono andati a svegliarli nel cuore della notte. Nell’elenco degli interrogatori di grazia non compare il nome di Fernando Cammarano, uno dei tre – insieme a Romano e Abbate – rinchiuso in carcere. Invece giovedì presso il tribunale, dalle ore 10, toccherà ai tre indagati finiti ai domiciliari: l’ex sindaco Antonio Troccoli, il figlio Ciro ex assessore e l’ex vice sindaco Michele Del Duca. Martedì pomeriggio alle 15, saranno sottoposti all’interrogatorio di garanzia gli indagati ai quali è stato imposto il divieto di dimora e l’interdizione dai pubblici uffici: Giancarlo Saggiomo, Vincenzo Bovi, Vincenzo De Luca, Lorenzo Calicchio, Mauro Esposito e Antonietta Coraggio. Per i tre indagati ai domiciliari il giudice ha disposto lo spostamento senza manette e con la scorta alla quale è stato ordinato di non far colloquiare i due Troccoli e Michele Del Duca tra di loro.

Gli investigatori hanno portato alla luce una «rete» in grado di «controllare la quasi totalità delle gare di appalto del Comune». E ciò viene fuori dalle intercettazioni. Cimici e micro camere erano state posizionate un po’ ovunque, anche all’interno degli uffici del sindaco, dell’ufficio Ragioneria e degli Affari generali. Ed è proprio quest’ultima stanza che fungeva da «cabina di regia». Antonio Troccoli, conosciuto in paese come Pitto, papà di Ciro, all’epoca dei fatti prima consigliere comunale e poi assessore, era colui che decideva «il bello e il cattivo tempo». Sotto la lente di ingrandimento della procura della Repubblica di Vallo della Lucania, sono finite le «assunzioni sospette», la gestione delle società partecipate, i rapporti con i dirigenti della Soget, i cimiteri, le gare per aggiudicarsi gli appalti e l’intero sistema amministrativo dell’ente.

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