Inchiesta Chernobyl, accusa dei 5 stelle: «A processo assenti sindaci Cilento e Diano»

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Inchiesta Chernobyl, accusa dei 5 stelle: «A processo assenti sindaci Cilento e Diano»

«Tutti i sindaci dei Comuni del Vallo di Diano avrebbero dovuto raccontare le criticità dei territori che amministrano rispetto agli atti contenuti nel processo Chernobyl. Un’audizione convocata davanti alla terza commissione speciale ‘Terra dei Fuochi’ e richiesta dai consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle per conoscere le attività intraprese dai primi cittadini rispetto agli sversamenti abusivi nel Vallo di Diano». Lo dichiarano i consiglieri del Movimento 5 Stelle Michele Cammarano e Vincenzo Viglione che spiegano: «Alla convocazione era presente solo il sindaco di Teggiano che, allo stato dell’iter processuale, risulta completamente estraneo ai fatti. Gli altri sindaci, invece, dei Comuni di San Pietro al Tanagro, Sant’Arsenio e San Rufo erano assenti. Ci aspettavamo chiarimenti e spiegazioni dai primi cittadini – proseguono – sullo stato dei luoghi coinvolti nell’inchiesta della magistratura sul disastro ambientale accertato oramai dieci anni fa. L’Arpac ci ha riferito in Commissione – sottolineano Cammarano e Viglione – che cercheranno in archivio informazioni utili rispetto ai prelievi effettuati a suo tempo. I sindaci saranno nuovamente riconvocati – evidenziano – e dovranno darci notizie circa la situazione dei terreni, i dissequestri, le bonifiche e se in qualche caso i terreni sono oggi coltivati. Parliamo di zone a grande vocazione agricola e turistica – aggiungono – che sono state oltraggiate e offese come è già drammaticamente accaduto per il casertano. E’ giusto che le istituzioni contribuiscano a fare chiarezza e mettere in campo provvedimenti e strumenti per avviare bonifiche e risanamento ambientale. Il Vallo di Diano e il Cilento sono territori dimenticati – concludono Cammarano e Viglione – occorre mantenere alta l’attenzione sulla vicenda interramento rifiuti e puntare sulla salvaguardia ambientale e della salute».

Inchiesta Chernobyl L’inchiesta attualmente vede imputate  38 persone per vari reati. La maggior parte rischia di finire in prescrizione, compreso quello di ‘disastro ambientale’, proprio per questa ragione, lo scorso aprile,  il M5S decise di effettuare dei sopralluoghi per mettere in mostra «quelli che sono realmente i danni causati all’ambiente al fine di riqualificare i terreni ed evitare che i responsabili rimangano impuniti» Il 15 luglio del 2009 è stato effettuato un resoconto stenografico da parte della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. L’operazione è stata capitanata dal procuratore della repubblica del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo, accompagnato dal procuratore Paolo Albano e dal sostituto procuratore Donato Ceglie. Dall’inchiesta ne è emerso un decreto di rinvio a giudizio per 38 persone, le cui attività, nel campo dello smaltimento dei rifiuti, sono state monitorate dal gennaio 2006 fino al giugno 2007 dalla procura di Santa Maria Capua Vetere. Dal decreto si apprende che questa ‘organizzazione’ di persone e di imprese «gestiva una quantità di rifiuti illecitamente smaltiti». Una cifra stimabile che porta al numero di 980.000 tonnellate di rifiuti in circa 18 mesi, procurando agli accusati «ingiusti profitti» nel periodo monitorato pari a circa, per difetto, 50.000.000 euro. Praticamente due colpi in una sola botta, «da un lato dei profitti illegali, dall’altro un vero e proprio disastro ambientale». Il campo di imputazione è infatti proprio questo: disastro ambientale. In questa enorme ma quasi invisibile inchiesta rientrano diversi territori del Vallo di Diano, tra i quali località ‘tempa cardone’ a San Pietro al Tanagro (12.000 m/2), Buco vecchio nel comune di Teggiano (10.000 m/2), località Sanizzi a Sant’Arsenio (10.000 e 5.000 m/2) e via Larga a San Rufo dell’estensione di circa 4.000 m/2.

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