Situazione edilizia del comune di Camerota, parla l’assessore all’ urbanistica

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Situazione edilizia del comune di Camerota, parla l’assessore all’ urbanistica

Di seguito l’ intervista a Giosuè Saturno, assessore all’ urbanistica del comune di Camerota, risalente ad una quindicina di giorni fa.

Si è parlato di una proroga della commissione edilizia. Cos’è? E che cosa è successo?

Prima di tutto bisogna distinguere tra commissione edilizia comunale ( CECI ) e commissione edilizia integrata. La prima è competente per quanto riguarda i permessi a costruire , la denuncia di inizio attività. L’altra, quella integrata, è competente soltanto in relazione al paesaggio; dunque: la prima è vincolante sull’ edilizia, la seconda sul paesaggio. Ai sensi dell’ articolo 159 del codice del paesaggio, le funzioni per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica sono assegnate ai comuni. Noi ci siamo insediati il 6 giugno; il 31 giugno scadeva la commissione edilizia integrata, che può essere data in prorogatio. Intanto, è stata fatta una legge dello Stato che prorogava la commissione edilizia integrata fino al 31 dicembre 2009. Dunque: per poter poi formare le commissioni edilizie occorreva andare in consiglio comunale, ma non ne erano previsti per il periodo estivo. Tenendo presente che le commissioni edilizie erano bloccate da gennaio- con l’arrivo del commissario prefettizio- ho chiamato i rappresentanti dell’ opposizione e ho avuto la conferma del fatto che si sentissero rappresentati dalla commissione edilizia esistente. Si è così effettuata una proroga di tale commissione integrata che rimarrà in carica fino al prossimo consiglio comunale, quando si voterà per entrambi le commissioni edilizie. In relazione a ciò, noi abbiamo intenzione, a differenza di quanto è accaduto in passato, di chiedere agli ordini professionali degli architetti e degli ingegneri di segnalarci i nomi di alcuni specialisti, nei diversi settori, che operano nella nostra zona. In tal modo, verrà garantita la professionalità dei componenenti della commissione. 

Il consigliere di opposizione, Ciro Troccoli, ha indicato, nella grande quantità di pratiche in giacenza,la spinta principale alla proroga attuata. Nello specifico cosa s’intende?

Per pratiche in giacenza si può intendere la manutenzione straordinaria di un tetto come la costruzione di una struttura. Tali pratiche in giacenza sono quelle che riguardano interventi del privato, poichè la parte pubblica era garantita anche quando c’era il commissario prefettizio.

Per quanto riguarda la Pianificazione paesaggistica, a livello generale, chi ha competenza?

Secondo il codice Urbani, il piano paesaggistico è unico a livello regionale. una legge del 2004 aveva spostato alla Provincia tale potere, ora invece è di nuovo la regione a dover effettuare tale pianificazione. In questo momento però, ci si trova senza un piano paesaggistico vigente. Esistono, d’altra parte, altri strumenti: il piano territoriale regionale, il piano territoriale provinciale e il piano del Parco Nazionale del Cilento, ancora in attesa di approvazione.

Restringendo il campo, nel comune di Camerota, come siamo messi?

Abbiamo il piano regolatore generale ( PRG ) approvato nel 1990, poi adeguato al piano paesistico del 1997. Dal 2004 è stato dato l’incarico di fare delle modifiche al PRG. Non è avvenuto. Il problema della lunga gestazione dei piani regolatori è cronico, nazionale. Purtroppo.

L’area della collina dietro al castello di Marina di Camerota è stata interessata dal proliferare di numerosi edifici, lavori, poi, in parte bloccati. Cos’è successo lì?

Innanzitutto, il piano di lottizzazione di quell’ area era previsto già da prima del 1985 ed è rimasto vigente da un punto di vista urbanistico. Da allora ad oggi, tutti i sindaci erano ben consapevoli del fatto che quella era un’ area destinata alla lottizzazione: urbanisticamente è un’area C, destinata cioè all’ampliamento.

Dunque, in quel punto si può, per legge, costruire?

Si può costruire tramite piani di lottizzazione. Questi sono piani attuativi. In seguito, in quell’area , sono sopraggiunti problemi burocratici per quanto riguarda l’autorizzazione paesaggistica: quando è stata rilasciata, se è stata rilasciata, se si poteva rilasciare un’ autorizzazione paesaggistica per un piano di lottizzazione. Non ci si deve scandalizzare. L’edificazione è prevista in zone del genere.

E questo non confligge  con qualche norma del Parco?

No. Quello è un piano precedente, per cui il Parco non può far altro che assorbirlo.

In generale, le norme del Parco permettono quel tipo  di costruzioni in quelle zone?

Il Parco prevedeva diverse zone: A,B,C,D. La D è concepita come zona urbana, in cui quindi è previsto l’ampliamento. Quella collina è zona D, ed è edificabile, come previsto pure dal PRG approvato nel 1990.

Si è detto che il Piano Regolatore del Parco è ancora in via di approvazione. Cosa succederà con  l’entrata in vigore di quelle normative?

Sarà un piano sovraordinato a tutto, si dovrà per forza seguire. Purtroppo, però, è un piano redatto una decina d’anni fa. Dunque è un piano che ha fotografato un paesaggio che oggi è mutato, non è più quello. Pensa: si fa un piano per tutelare determinate aree. Poi, mentre si sta per approvare, dieci anni dopo, è ovviamente già vecchio. E’ un problema grosso, tipicamente italiano. Come detto, abbiamo un PRG del ’90.

Oggi che bisogna fare per costruire bene?

L’ urbanistica ha subito una mutazione sostanziale in questi anni. E’ diventata una cosa complessa, ci sono diverse fasi per fare un piano: cartografia, relazione geologica, relazione agronomica, valutazione ambientale strategica…

Sta dicendo che è  importante applicare delle competenze eterogenee?

Certo. Determinati interventi necessitano di applicazioni diverse, anche a livello sociologico. E’ importante avere degli interscambi con la popolazione del luogo soggetto a pianificazione, per capirne i bisogni, per capire come vorrebbero il proprio territorio. La cosiddetta urbanistica partecipata.

Come giudica, in generale, il modo in cui si sta costruendo in questo comune, al di là delle questioni normative e burocratiche? Si sta esagerando?

Sicuramente. Penso che si possa osservare quella che definirei un’ assenza di segno. Ci sono, ahimè, degli stereotipi acquisiti, televisivi, secono i quali:” la mia casa deve essere con le finestre in alluminio, con le tende in un certo modo…” A me viene in mente la scena del film I CENTO PASSI, quella in cui il protagonista guarda dall’ alto l’ aereoporto di Punta Raisi. Lui dice: ” Alla gente quella cosa piace. ” Dopo un po’ le persone cominciano ad assimilare ciò che vedono, anche una grossa bruttura diventa parte di quel paesaggio e comincia a piacere.

La gente diventa tanto brutta quanto il paesaggio che vede?

Più o meno si. Bisogna condurre la popolazione a comprendere l’importanza della bellezza, a capire cos’è davvero il bello.

E a capire che una casa significa scarichi, significa impatto ambientale, estetica…

E’ così. E in tal senso esistono le leggi a garanzia del territorio. Il problema lo vedo nella misura in cui le regole, più che non essere rispettate, non sono mai entrate a far parte della nostra cultura, del nostro modo di pensare. In costiera amalfitana c’è un uniformità architettonica e di stile che è entrata a far parte del modo di intendere il territorio da parte della popolazione. Noi siamo lontani da questo, stiamo riuscendo nell ‘impresa di imbruttire oltremisura i nostri luoghi. Abbiamo totalmente perso quel “segno” che ci caratterizzava.

Arrivando agli abusi edilizi: non pensa che in alcuni casi abbattere può essere un segnale che si dà  in direzione di una svolta, come dire: “ricominciamo da zero”?

In caso di enormi brutture, sono dell’idea che sia giusto e utile abbattere. Penso però che in molti casi sia meglio ricostituire il paesaggio e migliorare l’esistente, piuttosto che abbattere. Anche perchè, nel nostro comune, brutture eclatanti non ce ne sono. Ma in realtà, con i vari condoni che si sono susseguiti, tali opinioni lasciano il tempo che trovano: ci sono delle norme che sanano le situazioni di irregolarità. L’ ultimo condono edilizio è del 2003, pochi anni fa.

Per quanto riguarda eventuali interventi , in relazione alle finalità turistiche, Quali saranno le azioni da compiere?

E’ importante rafforzare la parte dei servizi, non è necessario realizzare nuove strutture. Una cosa prioritaria da fare sono i parcheggi; delle aree previste per tale scopo dal PRG, nessuna è stata ancora sviluppata in tal senso.

I parcheggi non rappresentano un tipo di mobilità che bisognerebbe ridimensionare? Non girano troppe macchine d’estate?

Bisogna fare un distinguo tra mobilità e parcheggi. In relazione al piano regolatore, si devono avere un tot di parcheggi proporzionalmente alle persone presenti sul territorio, ovviamente costruiti in aree strategiche, appena fuori dal centro abitato. Accanto a ciò, ci deve essere il contemporaneo sviluppo di un servizio urbano di trasporti per spostarsi facilmente nel paese, lasciando così le macchine nei parcheggi. Questo permette di ridimensionare il caos delle strade.

Si diceva dell’importanza di recuperare quel “segno”, dunque, pure  quella qualità della vita, quella vivibilità del territorio. Se  la qualità della vita spesso è inversamente proporzionale alla quantità, l’aumento dei parcheggi non va in senso opposto?

Io , da urbanista, devo prevedere la presenza di un certo numero di servizi, di parcheggi in questo caso. Ma questo non preclude alla possibilità di migliorare la mobilità, il modo di concepire ed effettuare gli spostamenti, un modo più “sostenibile”. Ad esempio: garantendo un servizio-navette davvero efficiente.

Ritornando alla questione delle  costruzioni nascenti e di eventuali abusi: è “normale” lo spuntare di case  qua e là nelle zone periferiche della frazione di Marina?

Se non ci sono sequestri o atti del genere, sono ovviamente tutte costruzioni autorizzate da un punto di vista urbanistico. Funziona così: se possiedi un lotto minimo hai un tot di fabbricabilità, di cui lo 0,3% per casa colonica e lo 0,7% per stalla. Il problema sono i cambiamenti di destinazione d’uso. Tante di quelle case che “spuntano” dovrebbero essere per imprenditori agricoli…Questa situazione è stata in parte risolta e regolamentata da disposizioni del governo, secondo le quali per fare interventi di quel tipo devi essere esclusivamente un imprenditore agricolo, devi dimostrare di esserlo e di non svolgere altre attività. Anche questo è un problema italiano. La stalla che cambia destinazione d’uso non è di certo una novità nel panorama nazionale. Anzi. Però, si deve, per altri casi, tenere presente che il fatto di non avere piani regolatori aggiornati, ha provocato un vuoto regolamentare che di certo confliggeva con la necessità , indubbia e sacrosanta, di costruirsi una prima casa, ad esempio. Dunque, spesso l’abuso è stato fatto in buona fede, in mancanza di interventi che regolamentassero degli oggettivi bisogni di edificare e a volte, pure in conseguenza di errati consigli tecnici.

Quale primo intervento vorrebbe attuare come assessore all’urbanistica, anche in relazione ai controlli?

Una delle prime cose che intendo fare è adeguare il regolamento edilizio comunale, ormai vecchio e obsoleto. Quando ciò avverrà, esporre ai cittadini, in maniera pubblica, cosa c’è scritto nel regolamento. Verranno concepiti dei modelli, ad esempio, per il permesso a costruire e per la denuncia di inizio attività, in modo tale da velocizzare le operazioni burocratiche. Sarà la macchina amministrativa a riferire al cittadino cosa dovrà presentare. Queste iniziative sono previste per settembre-ottobre. Bisogna poi prevedere la formazione di figure di controllo, ad esempio dei vigili specializzati. 

 

 

 

 

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