La storia di Daniel Zaccaro incuriosisce gli studenti di Montesano: «Si può sempre cambiare»

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La storia di Daniel Zaccaro incuriosisce gli studenti di Montesano: «Si può sempre cambiare»

Non è facile parlare di bullismo a scuola, perché non è sempre facile riconoscere il bullo. A pochi giorni dalla Giornata nazionale contro il bullismo che si celebra il 7 febbraio, il progetto “In cammino per una scuola più inclusiva” della cooperativa Labor Limae di Caselle in Pittari ha portato tra i banchi dell’Istituto Omnicomprensivo di Montesano sulla Marcellana, un’iniziativa per avvicinare gli studenti alle storie di riscatto, scoprire il loro punto di vista, ed indicare che c’è una via d’uscita per i ragazzi che prendono una strada sbagliata, come è successo a lui, Daniel.

In classe la tutor, la giornalista Marianna Vallone, ha coinvolto gli alunni della seconda media ad approfondire la storia di Daniel Zaccaro, 27 anni, con un passato tra pestaggi, aggressioni e rapine ed un futuro da educatore, con una laurea alla Cattolica in Scienze della formazione. Il giovane, cresciuto a Quarto Oggiaro, è stato protagonista di rapine e aggressioni, ed è stato condannato più volte passando dal carcere di San Vittore e Beccaria, alla comunità Kayros di don Claudio Burgio per l’affidamento in prova. Poi la scelta di trovare riscatto nel mestiere di educatore, intraprendendo gli studi giusti.

L’iniziativa rientra in un progetto più ampio realizzato dalla cooperativa Labor Limae di Caselle in Pittari, finanziato dalla Regione Campania, nell’ambito del bando “Scuole di Comunità”, a valere sul POR Campania 2014/2020. Coinvolge alcune scuole del territorio, tra cui l’Istituto Comprensivo di Roccadaspide, l’Istituto di Istruzione Superiore Parmenide, l‘Istituto Comprensivo “Leonardo Da Vinci” di Omignano e l’Istituto Omnicomprensivo di Montesano sulla Marcellana e vede tra i partner anche i Comuni di Stella Cilento e di Caselle in Pittari. Oltre ad assistenza, laboratori, sostegno psicologico e attività, realizzati da un team creato ad hoc con professionisti del territorio dei più disparati ambiti, tra sociologi, psicologi, artisti ed esperti di vari ambiti, sono previsti sportelli nei quali si realizzano anche momenti dedicati al giornalismo e alla comunicazione, finalizzati all’inclusione sociale.

Agli studenti della scuola di secondo grado che lunedì scorso hanno partecipato all’iniziativa è stato chiesto di scrivere un breve testo libero indirizzato al giovane, che potesse essere una lettera, una serie di interrogativi, un rimprovero, ovvero qualsiasi cosa avessero voglia di scrivere rivolgendosi direttamente a Daniel, con l’augurio che il loro messaggio possa arrivare al destinatario.

«Pensavo che una volta commessi dei crimini si sarebbe rimasti sempre dei criminali – scrive Mariarosaria – però grazie a te e alla tua buona volontà ho capito che non è sempre così. Sei da ammirare -aggiunge – perché con il tuo impegno puoi dimostrare ad altri ragazzi che si trovano nella tua stessa situazione come cambiare». Più curiosa Ilaria: «Perché hai fatto queste cose brutte? Non avevi paura di finire in carcere?». Anche Gaspare ha una domanda: «Perché ti sei spinto tanto lontano?», e aggiunge: «Spero che continuerai per questa strada e non riprendere più le vecchie abitudini. Spero anche che leggerai questa lettera». I biglietti sono lunghi, i ragazzi si sono lasciati andare a curiosità e complimenti, ma anche ramanzine. «Sono stata derubata un po’ di tempo fa e non è bello essere derubati, così come non è bello essere un ladro. Cosa ti ha spinto a cambiare», gli dice Serafina. «Come hai fatto a diventare l’uomo che sei oggi?», aggiunge Antonio. Giovanni gli dà del lei e è quasi distaccato, ma gli dice: «E’ consapevole – scrive – che quelli da lei compiuti erano gesti meschini? Come ha fatto a continuare a farli? Questo non era modo per essere superiore a qualcuno, ma un modo per essere in fondo alla classifica sociale. Ha causato sofferenza ai suoi cari ma ha spaventato anche le vittime dei suoi gesti causando dei traumi. – e conclude – Non smetta di perseverare, un piccolo teppista diventato qualcuno studiando». Anche Michela gli scrive e lo fa con entusiasmo: «Sei un grande – dice nella lettera – perché non tutte le persone hanno avuto la forza che hai avuto tu di cambiare». Poi chiede: «Come mai hai scelto una laurea in Scienze della Formazione?». Nicolò dice a Daniel di essere «un’ispirazione per noi», ma «come facevi a guardarti allo specchio?». Salvatore scrive: «Una giornalista ci ha parlato di te e io vorrei dirti cosa hai provato quando ti hanno detto che saresti andato in carcere?», poi aggiunge: «per fare il ‘figo’ e non lavorare sei finito in carcere, però voglio anche complimentarmi perché hai capito i tuoi errori». Michele si scusa per la grafia e se risulta impertinente, gli chiede «come hai fatto a non cadere in depressione quando eri in carcere e come hai fatto a laurearti?». Mariano ha mille curiosità da rivolgere a Daniel, una su tutte: «Scommetto che alcuni hanno detto che è colpa dei videogiochi. Cosa ti ha spinto a fare rapine e poi a cambiare? Ti auguro una vita felice e di poterci leggere. Insegui i tuoi sogni, sono sicuro che sarai d’ispirazione a tutti i ragazzi che educherai». Infine Christian: «Cosa hai provato quando hai visto il magistrato alla tua laurea».

La storia di Daniel ha colpito i dodicenni di Montesano sulla Marcellana che ora sperano che, attraverso questo articolo, possa leggerli e perché no, dargli una risposta. 

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