«La mia battaglia è conclusa, non ci sono cure», Emanuele Scifo ora aiuta gli altri

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«La mia battaglia è conclusa, non ci sono cure», Emanuele Scifo ora aiuta gli altri

Emanuele Scifo, 34 anni, di Battipaglia, è malato di pseudo ostruzione intestinale cronica, aggravata da una gastroparesi, una patologia di solito congenita che gli è stata diagnosticata nel 2005 quando ha iniziato a perdere inspiegabilmente peso. «Oggi la mia battaglia con la malattia clinicamente si è conclusa – spiega – non ci sono cure». Un anno fa è partita una straordinaria gara di solidarietà per una importante raccolta fondi per il suo intervento a Miami. Un’operazione alla quale però non si è mai sottoposto perché troppo esile. Artisti, cittadini organizzati in comitati, spettacoli e anche l’intervento della Regione per aiutare il giovane infermiere a vincere la sua battaglia. «Grazie alla raccolta fondi ho potuto affrontare una serie di spese che altrimenti sarebbero state difficili da sostenere – spiega Emanuele – e per ogni euro che io versavo, rivedevo i sorrisi, gli abbracci e gli occhi lucidi delle migliaia di persone che sono state al mio fianco».

Il suo desiderio ora non è fare altri tentativi ma aiutare chi ha bisogno. «Nel tempo che Dio mi donerà, da qui, partirà una nuova battaglia, quella per aiutare chi ha aiutato me. Per questa ragione con i fondi residui, nei prossimi giorni, nascerà dallo scioglimento del ‘Comitato una corsa contro il tempo per Emanuele Onlus’ la fondazione Emanuele Scifo. Il primo atto della Fondazione è il perseguimento, attraverso il progetto della neonata cooperativa sociale Il cantico, di un progetto educativo e formativo.

E’ nato cosi, a Battipaglia, il Centro studi Imparando la vita cantico, dalla ferma volontà del suo fondatore Emanuele Scifo, di essere vicino alla formazione dei bambini, degli adolescenti e degli adulti. Con la valida collaborazione di professionisti ed operatori specializzati, il Centro si pone come scopo quello di essere un punto di riferimento per le scuole e le famiglie con particolare attenzione e sensibilità al momento formativo al di fuori dell’orario scolastico. Dunque sostegno anche nelle situazioni di disagio più marcato. «Non è un caso che io, come primo progetto, abbia deciso di rivolgermi alle scuole; non potrò infatti mai dimenticare quanto i bambini, gli adolescenti, il corpo dei docenti e le loro dirigenze abbiano fatto per me, ed ogni volta che mi assale lo scoramento mi basta rileggere quelle pure frasi o guardare i disegni semplici, ma pieni d’amore per riprendere la forza. – conclude Emanuele – Spero con questo progetto di offrire un servizio di qualità anche alle fasce più problematiche, tendendo io quella mano che ieri è stata tesa a me».

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