«La sua morte ci unisca», Giuseppe Cilento ricorda Vassallo: quello che non si sa della sua politica

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«La sua morte ci unisca», Giuseppe Cilento ricorda Vassallo: quello che non si sa della sua politica

Amministratori, politici e cittadini restano divisi anche sulla memoria di Angelo Vassallo, al quale Raiuno ha dedicato una fiction Il sindaco pescatore andata in onda lunedì sera su Raiuno. Tra chi polemizza e chi plaude alle scelte del regista, su come sono state raccontate Pollica e il sindaco ucciso nel 2010, Giuseppe Cilento, ex sindaco di San Mauro e amico di Vassallo, è andato oltre il giudizio estetico del film «perchè mi sembra del tutto secondario, rispetto alla tragicità dei fatti, – ha chiarito – Il regista presenta un Cilento vero, anzi con alcune edulcorazioni che non guastano in una fiction». 

La fognatura «Angelo subentra come sindaco in un comune, dove per sei anni i conti consuntivi non erano stati presentati e in questo clima un dipendente decide di rinunciare alla vita. La prefettura avrebbe dovuto avere la sensibilità di cambiare la dirigenza, ma non lo aveva fatto. Di qui la protesta di Angelo e non solo (in prefettura recitò un ruolo importante il sindaco di San Mauro, Costantino La Selva). Se nel depuratore di Acciaroli si rifugiavano le capre, quello di san Mauro ospitava i conigli e le galline di Comare Assunta, la quale aveva pensato bene di venderselo», racconta Cilento, che poi spiega le opere portate a termine dall’amministrazione Vassallo. «A San Mauro, in un chilometro di costa, dove insistevano gli scarichi di sei villaggi turistici, la fognatura non era mai stata neanche progettata. Ed e’ meglio stendere un velo pietoso sulla realtà dei comuni vicini, dove l’ambientalismo pure apprezzabile non aveva prodotto risultati in grado di riportarli alla normalità. Angelo Vassallo pone mano a questa gigantesca opera di bonifica – spiega l’ex sindaco – e rende disponibili le strutture create e le sue conoscenze anche a noi di San Mauro (ricordo di aver realizzato in 20 minuti l’accordo con lui sul percorso delle fogne che da San Mauro portano i reflui ad Acciaroli e ricordo anche che ci aiuto’ col suo peso politico a velocizzare l’iter per ottenere i fondi!)». «Oggi questo lavoro è completato e rende le acque comuni di San Mauro e Pollica ineguagliabili per limpididità e purezza in Italia. – dice Cilento – Su questo vigila una squadra di tecnici superprofessionali del Consac, membri di una unità operativa molto efficiente nel Cilento, creata mentre era presidente Ettore Liguori e anche io ero membro del Cda. Lo stesso discorso riguarda la normalita’ della raccolta differenziata, che vide il suo epicentro migliorativo nel comune di Pollica. Infine, l’urbanistica. Pollica aveva avuto il primo piano regolatore della Campania con il Sindaco Patroni. Angelo prosegue, approva il nuovo piano».

«Non può difendersi» «Quello che più mi stupisce in questi giorni, in cui si continua ad aggredire un morto che non si può difendere, – continua Cilento – che nessuno ricordi che Angelo porta in consiglio comunale e taglia dalle zone rosse (con possibilità di costruire) del piano del Parco una fetta enorme quanto una intera collina sopra Pioppi, lasciando solo una esigua striscia alla base (non credo piu’ del 10% di quanto previsto dal piano del Parco).
Già in passato ho dovuto consegnare nelle mani delle autorità inquirenti questa documentazione, ma qualcuno dovrebbe tirarle fuori ancora oggi, per impedire che la macchina del fango faccia ulteriori danni, perché solo a Pollica, in tutti gli 80 comuni del Parco, sono state limitate le zone rosse». 

«La sua morte ci unisca» Poi conclude: «Per me Angelo non era e non è un mito, ma un fratello col quale ho avuto la fortuna di lavorare per portare il nostro territorio alla normalità. Mi farebbe piacere, molto piacere se alla fase di disgregazione, che normalmente succede ai grandi delitti, ne succedesse una di nuova coesione. I teatrini di questi giorni a vari livelli istituzionali ripropongono le irresponsabiltà e le viltà che hanno prodotto la solitudine di Angelo sia in vita che, soprattutto, dopo la morte e che hanno impedito la ricerca della verità. Questo significherebbe (in un Mezzogiorno che ha deciso di perdere la sua battaglia di unificazione con il Nord dagli anni ’70), che le squadre troppo numerose degli strateghi della sconfitta a tutti i costi potrebbero aver impostato una strategia per vincere e portare il Sud alla normalità».

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